Scheda film
Regia: Kim Jee-woon
Sceneggiatura: Andrew Knauer
Fotografia: Ji Yong-kim
Montaggio: Steven Kemper
Scenografie: Franco Carbone
Costumi: Michele Michel
Musiche: Mowg
USA, 2013 – Azione – Durata: 107′
Cast: Arnold Schwarzenegger, Johnny Knoxville, Forest Whitaker, Eduardo Noriega, Peter Stormare, Luis Guzman, Jaimie Alexander, Rodrigo Santoro, Harry Dean Stanton
Uscita: 31 gennaio 2013
Distribuzione: Filmauro
Dopo un’evasione spettacolare…
Dopo un’evasione spettacolare, il narcotrafficante Gabriel Cortez si dirige verso l’Arizona a bordo di una Corvette modificata, sperando di attraversare la frontiera con il Messico. Braccato dagli agenti dell’FBI, che però si riveleranno inefficaci, Cortez troverà sulla sua strada Ray Owens, sceriffo della pacifica cittadina di Sommerton Junction.
Atteso ritorno sulle scene di Arnold Schwarzenegger, nel suo primo ruolo da protagonista a dieci anni esatti da Terminator 3 – Le macchine ribelli (2003), L’ultima sfida vede anche l’altrettanto atteso debutto di Kim Jee-woon all’interno del sistema produttivo del cinema americano. E qui iniziano i guai, perché se il film è certamente il miglior ritorno possibile per l’attore austriaco dopo i sette anni trascorsi come Governatore della California, è anche il peggior debutto possibile per il regista. Seguendo le orme di John Woo con Hard Target (1993), di Ringo Lam con Maximum Risk (1996) e di Tsui Hark con Double Team (1997), tutti e tre con Van Damme, l’enfant prodige del cinema coreano, iconoclasta sovvertitore di generi dallo stile fiammeggiante, firma il suo film più esile, in cui si stenta alle volte a riconoscere la stessa mano che ha realizzato I Saw the Devil o Two Sisters. Le prospettive di carriera dei registi asiatici in quel di Hollywood continuano ad essere molto limitate, e il più delle volte il loro modo peculiare di fare cinema risulta gravemente snaturato, polverizzato da trascurabili sceneggiature da B-movie, anche se speriamo che l’imminente Stoker di Park Chan-wook possa fare la differenza.
Che Kim fosse un estimatore del western, italiano o americano che fosse, lo si era già compreso ai tempi di Il Buono, il Matto, il Cattivo (2008), sublime detour sulle spoglie insepolte del cinema leoniano. L’impianto de L’ultima sfida è infatti decisamente western, con molti richiami a un classico come Mezzogiorno di fuoco, anche se Schwarzenegger, pur invecchiato e autoironico, non possiederà mai la sofferta malinconia di Gary Cooper. L’America di Kim Jee-woon è quella del mito, una ragnatela di Highways che solcano il continente, tra infinite distese di grano alla Edward Hopper e sperduti paesi di fontiera come Sommerton Junction, archetipi della “homeland” da difendere a ogni costo dalle aggressioni esterne. Un paesaggio inconfondibile, che esiste solo per essere sfregiato dalla Corvette modificata del narcotrafficante Gabriel Cortez, il quale si lascia alle spalle una scia di cadaveri da Los Angeles all’Arizona. Il regista affronta l’action a stelle e a strisce un po’ come Wharhol davanti al barattolo della zuppa Campbell, offrendone una fedele riproduzione che ne evidenzia l’aspetto seriale. Distillato alchemico di stereotipi consolidati in oltre un secolo di cinema americano, l’America sognata da Kim è però lo sfondo ideale per l’apparizione di un corpo altrettanto iconico, quello di Arnold Schwarzenegger, ex poliziotto della narcotici di Los Angeles, che getta la spugna rifugiandosi in un tranquillo paese dell’Arizona. Un corpo-simbolo del cinema action degli anni’80, recentemente tornato in gran spolvero con il dittico de I Mercenari e con l’imminente Die Hard 4. Ma se quella di Stallone si limitava a essere una baracconata nostalgica, che rianimava un’ultima volta il cadavere del cinema che fu, riconoscendone implicitamente il decesso, L’ultima sfida si sottrae a tentazioni consimili. Il film di Kim non vuole essere un omaggio al cinema degli anni ’80, “è” un action-movie degli anni ’80 uscito direttamente da un’ideale macchina del tempo, e come tale è abbastanza divertente, ammesso che si sia disposti a soprassedere su alcuni difetti macroscopici. La sceneggiatura di Andrew Knauer, funzionale quanto si vuole, è difatti un po’ troppo elementare per destare l’attenzione, mentre i dialoghi, di rara insipienza, non rendono un buon servizio agli attori. Il bizzarro humour di Kim Jee-woon buca lo schermo occasionalmente (l’ottantenne armata, Schwarzy che precipita da un palazzo continuando a sparare), concretizzandosi nel personaggio di Lewis Dinkum, lo svitato del villaggio interpretato da Johnny Knoxville, che indossa abiti simili a quelli di Song Kang-ho ne Il Buono, il Matto, il Cattivo. Knoxville, s’immagina inserito per soddisfare gli affezionati spettatori di Jackass, regala all’insieme una nota decisamente eccentrica, bilanciando la “normalizzazione” della regia, evidentemente troppo preoccupata di rispettare le convenzioni del cinema americano. L’unica sequenza alla Kim, infatti, è quella in cui Harry Dean Stanton viene abbattuto con un colpo sparato da fuoricampo.
Arnold Schwarzenegger è un efficacissimo Ray Owens, se non altro come presenza scenica vista la vacuità delle battute, e alla sua età è ancora capace di estrarsi frammenti di vetro dalla coscia senza emettere un solo lamento. Se Luis Guzman e Forest Whitaker sono alquanto di prammatica, Eduardo Noriega (Cortez) è un degno antagonista, Johnny Knoxville funziona bene nel ruolo della scheggia impazzita e Peter Stormare gigioneggia amabilmente nei panni del capo della banda; deludente invece la scialba Jaimie Alexander (Thor) nel ruolo dell’intrepida poliziotta. Da consigliare a tutti i fan di Arnold Schwarzenegger, un po’ meno a quelli di Kim Jee-woon, che potranno riprendersi dalla delusione rivedendo A Bittersweet Life.
Voto: * * *¼
Nicola Picchi
Alcuni materiali del film:
Conferenza stampa
Si è tenuta a Roma la presentazione del film L’ultima sfida, atteso ritorno sulle scene di Arnold Schwarzenegger, nel suo primo ruolo da protagonista a dieci anni esatti da Terminator 3 – Le macchine ribelli (2003). Il film, che uscirà nelle sale il 31 gennaio, segna anche il debutto americano di Kim Jee-woon, uno dei più importanti registi coreani, di cui in Italia sono stati distribuiti soltanto Two Sisters e Il Buono, il Matto, il Cattivo. Alla conferenza stampa erano presenti anche gli attori Johnny Knoxville (Jackass), che nel film interpreta Lewis Dinkum, lo svitato locale, e Jaimie Alexander (Thor), poliziotta senza paura. Dopo un’inizio di prammatica, in cui Schwarzenegger ha raccontato quanto era entusiasmante tornare in Italia dopo 10 anni nelle vesti di “action-hero”, l’incontro è entrato nel vivo:
L’ultima sfida ha una forte impronta western. Quali sono stati i film western a cui vi siete ispirati?
A.S.:Questo aspetto non ha tanto a che vedere con me, quanto con Kim Jee-woon, straordinario regista asiatico di film d’azione. La domanda andrebbe rivolta a lui, che si era già ispirato al genere western con Il Buono, il Matto, il Cattivo, ed è un grandissimo appassionato sia del western americano che di quello italiano.
Per lei è più impegnativo fare il cinema o fare il politico, il Governatore della California? Nel suo futuro vede unicamente il lavoro di attore o pensa di dedicarsi di nuovo alla politica?
A.S.: Entrambe le attività richiedono molto impegno e molto lavoro. La cosa importante è avere passione e dedizione per il lavoro che fai, che sia nello show-business o nell’arena politica. Naturalmente in politica le questioni sono molto più serie e c’è molto meno spazio per gli errori. Hai a che fare con la vita della gente, hai grosse responsabilità e devi essere presente 24 ore al giorno. Diventa quindi un lavoro che ti assorbe tantissime energie e che ti stanca molto. Sono stato molto felice di aver portato a termine quell’incarico, ma sono altrettanto felice di essere tornato ai film d’azione alla Schwarzenegger, con sparatorie, inseguimenti d’auto, combattimenti, acrobazie ed esplosioni. Insomma, tutto quello che ho fatto per decenni.
Lei, Stallone, Bruce Willis, le star del cinema degli anni ’80, non avete eredi. Che cos’avete in più rispetto ai vostri colleghi di oggi?
A.S.: Grazie del complimento. Sono strafelice che le cose siano andate così.
Cosa pensate del problema della libera vendita di armi in America?
J.K.: La questione delle armi riguarda tutto il mondo, ma è una questione separata. Quella è la realtà. Noi cerchiamo di fare intrattenimento, le armi nella vita reale sono un’altra questione. Naturalmente si possono prendere alcune misure per affrontare il problema, ma è una questione separata.
A.S.: Sono d’accordo con Johnny. Bisogna separare l’intrattenimento dalla realtà. Però allo stesso tempo, ogni volta che accade una tragedia noi come società dobbiamo raccogliere la sfida, dobbiamo chiederci se c’è qualcosa che possiamo fare per ridurre al minimo questo tipo di incidenti e la perdita di vite umane. Il problema va preso in esame a vari livelli, sono tutte questioni che vanno affrontate in maniera estremamente seria. Dobbiamo fare del nostro meglio, perché queste tragedie non si verificano solo in America, ma anche in altre parti del mondo.
#IMG#Lei condivide gli attuali sforzi di Obama per limitare la vendita delle armi?
A.S.: Credo che il Presidente non abbia cercato di affrontare la questione da un solo punto di vista. Non è soltanto il discorso di affrontare il problema delle armi d’assalto, ma anche il problema della malattia mentale e della sicurezza nelle scuole. Il problema va affrontato in maniera globale, da ogni prospettiva., e quindi sono d’accordo con lui quando afferma che va risolto in più punti.
Per quanto lei abbia operato un distinguo molto netto tra l’intrattenimento e il côté politico, tutte le star di Hollywood si espongono in prima persona sul problema delle armi. Lei che è un icona, non sente che aver fatto un film dove c’è una vecchietta che uccide per una violazione di domicilio, tirando in qualche modo la volata all’uso delle armi, rappresenti una discrepanza?
A.S.: E’ solo intrattenimento. In questa scena, tra l’altro molto divertente, si vede questa vecchietta ottantenne seduta dentro casa, che si sente aggredita da una persona che ha ovviamente cattive intenzioni. Lei, così inerme e così innocua, prende la situazione in mano e risolve la questione, perché sa che la città è stata invasa dai criminali. Tutto il film è incentrato sul dare azione e intrattenimento, anche in maniera esagerata. Poi c’è il sollievo del momento di comicità, compito di Johnny Knoxville, così come è compito di Jaimie Alexander dare un tocco sexy al film, cosa che tutti e due hanno fatto con grande maestria.
Cosa le hanno lasciato questi dieci anni di politica? Lei è incredibilmente coraggioso nei suoi film, chi definirebbe oggi “coraggioso” nella vita reale?
A.S.: Questi anni che ho trascorso in politica sono stati gli anni più istruttivi di tutta la mia vita. Ogni ora una riunione diversa per discutere di un argomento diverso, tutti i giorni, dalle sette del mattino alle sette di sera. Quindi potete immaginare quante cose abbia imparato, e quanto ci si debba preparare ogni volta per affrontare queste riunioni. Se sei una persona che ha desiderio di imparare è il miglior lavoro che si possa fare, ma ora sono entusiasta di essere tornato al cinema, e di aver fatto film come L’ultima sfida, The Tomb e I Mercenari 2. I miei eroi in campo politico sono invece Nelson Mandela, Mihail Gorbačëv e Ronald Reagan. Se vogliamo andare un po’ più indietro, Franklin D. Roosevelt, Teddy Roosevelt e Lincoln. Se vogliamo parlare dei nostri giorni Mihail Gorbačëv è veramente un grandissimo eroe, una persona cresciuta nel comunismo che arriva al vertice e poi lavora contro il sistema, perché il sistema non funziona. Nelson Mandela, messo in prigione dai bianchi per 27 anni, e che una volta uscito parla di perdono e di amore… un eroe, una grandissima fonte di ispirazione. O, se vogliamo parlare dello sport, Muhammad Ali, il più grande boxeur di tutti i tempi. La persona che forse brilla di più per la sua generosità è però quella che vedendo una persona povera, magari gli allunga una banconota da 100 dollari.
Lei ha definito Kim Jee-woon “il James Cameron” dell’Asia. Visto che il regista vuole continuare a lavorare in America, tornerebbe a fare un film con lui?
A.S.: Assolutamente. Sono pronto a lavorare di nuovo con Kim Jee-woon in qualsiasi momento. Credo che sia un grande collaboratore, un grande visionario. Un regista che ha coraggio, che osa, una fonte di grande ispirazione..
Dal nostro inviato Nicola Picchi