Scheda film

Regia e Sceneggiatura: Tom Tykwer, Andy & Lana Wachowski
Soggetto: dal romanzo omonimo di David Mitchell
Fotografia: Frank Griebe, John Toll
Montaggio: Alexander Berner
Scenografie: Hugh Bateup, Huli Hanisch
Costumi: Kym Barrett, Pierre-Yves Gayraud
Musiche: Reinhold Heil, Johnny Klimek, Tom Tykwer
Germania/USA/Hong Kong/Singapore, 2012 – Drammatico/Fantascienza – Durata: 172′
Cast: Tom Hanks, Halle Berry, Hugh Grant, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Jim Sturgess, Doona Bae
Uscita: 10 gennaio 2013
Distribuzione: Eagle Pictures

 Tutto è connesso

Tra il 1846 ed il 1849, il giovane avvocato Ewing (Jim Sturgess) parte per un’esplorazione in nave, in compagnia del dr. Henry Goose (Tom Hanks) che cercherà disperatamente di curarlo da un misterioso parassita e di uno schiavo nero che egli cercherà di affrancare dalla sua condizione.
1936, il compositore omosessuale Robert Frobisher, tormentato dall’amore impossibile per il suo compagno Rufus Sixsmith (James D’arcy), si reca quale volontario presso il notissimo musicista Vyvyan Ayrs (Jim Broadbent), ormai anziano, per comporre insieme a lui il capolavoro “Cloud atlas”, sestetto d’archi. La differenza di classi sociali e la frustrazione del giovane causeranno danni irreparabili.
1973, la rampante giornalista Luisa Rey (Halle Berry), figlia d’arte, dopo aver conosciuto il non più giovane Rufus Sixmith, rischierà la vita per smascherare un’apocalittico complotto ordito dall’industriale del petrolio Lloyd Hooks (Hugh Grant).
2012, l’anziano editore Timothy Cavendish (Broadbent), dopo l’inaspettato e tragicomico successo del libro di un suo scrittore, si ritrova circondato dai creditori accumulati negli anni. Ad “aiutarlo” ci penserà il fratello Denholm (Grant), che per vendicarsi di vari torti subiti lo farà rinchiudere in un ospizio più simile ad un carcere. Ma la grinta di Timothy non lo lascerà li a marcire…
2144, a New Seoul, in una società consumistica a metà tra il “1984” orwelliano e l’universo di Matrix la giovane operaia clonata Sonmi-451 (Doona Bae) verrà scelta dai ribelli guidati da Hae-Joo Chang (Sturgess) per condurre una rivoluzione dagli incerti risvolti.
Nel XXIV secolo, 106 anni dopo la Caduta, ossia una non meglio precisata apocalisse, il pastore di capre Zachry (Hanks) si trova ad aiutare la profetessa Meronym (Berry), latrice di una tecnologia molto evoluta, a trovare una nuova Terra dove poter abitare. Le sei storie, in realtà altrettanti cortometraggi, vengono presentate inizialmente nelle loro sequenze d’apertura ed in ordine cronologico. Poi verranno condotte attraverso l’eccezionale montaggio alternato di Alexander Berner, fondendosi mirabilmente l’una con l’altra.
Ambiziosissimo progetto che vede i fratelli Lana (non più Larry) & Andy Wachowski accanto a Tom Tykwer, Cloud atlas è un perfetto condominio, girato con due distinte troupe, dirette rispettivamente dalla geniale coppia di Matrix per quanto riguarda l’episodio ottocentesco ed i due futuribili e dal regista tedesco per gli altri tre.
Malgrado la complessità della messa in scena, con l’alternarsi di sei storie nell’arco di ben sei secoli, tra passato e futuro, il film mantiene paradossalmente una forte componente teatrale, rintracciabile in particolare nella presenza dei superlativi attori principali (Hanks, Berry, Broadbent, Sturgess, Weaving, Grant) in quasi tutti gli episodi in differenti ruoli (a volte anche solo in foto) e camuffamenti, fino addirittura al travesti, che almeno in parte – ci sia permesso – sembra tradire il cambio di sesso che Larry, dopo lunghi anni, ha portato a termine a metà del 2012 per divenire Lana. E se Hugh Grant è quasi sempre irriconoscibile, tranne nel ruolo di Hooks, che lo vede solo lievemente invecchiato, mentre Broadbent e Weaving riescono a trasformare i loro volti come maschere di gomma, restando sempre uguali, ma sempre diversi, chi si mangia tutti è davvero Tom Hanks, vero mattatore dell’opera, che passa da toni di gigione, come nel primo episodio, a quelli più compositi e drammatici dell’ultimo.
“Tutto è connesso”, recita la tagline di Cloud atlas: più chiaro nel romanzo di Mitchell, più sfumato nel film, le storie sono una nell’altra. A partire dal prologo in cui l’ormai vetusto Zachry si presenta come narratore, la vicenda di Ewing è letta nel suo diario da Frobisher, che sceglierà il suo nome come pseudonimo per fuggire; le sue lettere all’amato Sixsmith vengono scoperte da Luisa Rey dopo l’omicidio dell’anziano uomo; il resoconto dell’indomita giornalista cattura l’attenzione dall’editore Cavendish; mentre il film tratto dalla vita di quest’ultimo sarà addirittura fonte d’ispirazione per la rivolta di Sonmi-451; e quest’ultima, due secoli dopo, è ormai venerata come una specie di dea. Tutto è connesso, perché ogni personaggio cerca a suo modo, nel lungo percorso attraverso il tempo, di far evolvere il genere umano, costi quel costi.
Lunghissimo, complessissimo e pieno di rimandi interni ed esterni (uno su tutti 2022: I sopravvissuti, in originale Soylent Green), a metà tra i sistemi filosofici di Eraclito e Giambattista Vico, Cloud atlas non è un film del tutto riuscito, ma – e forse soprattutto in virtù di questo – è estremamente affascinante. Zeppa di auto-riferimenti, come le società futuribili, soprattutto quella prossima, tutto evidente frutto dei Wachowski bros., la pellicola, per poter essere apprezzata a pieno, merita almeno una seconda visione.
Non tutti gli episodi appaiono riusciti: in particolare il più debole risulta quello ambientato nel 2012, curiosamente quello “centrale”, mentre quelli più ipnotici sembrano essere il primo ed i due collocati nel futuro, spostando la lancetta del gradimento nettamente verso i due gemelli d’oro.
Come appunto il fantomatico sestetto d’archi (il sei è un numero ricorrente) che attraversa le epoche, Cloud atlas è una sinfonia d’immagini in movimento che mette al centro l’Uomo e l’Amore, in tutte le sue possibili declinazioni. Una sinfonia dalla quale, pur con qualche nota non proprio intonata, è un puro piacere lasciarsi ammaliare.

Voto: * * *½

Paolo Dallimonti