Scheda film

Regia: Susanna Nicchiarelli
Soggetto: Susanna Nicchiarelli, dal romanzo omonimo di Walter Veltroni
Sceneggiatura: Susanna Nicchiarelli, Michele Pellegrini
Fotografia: Gherardo Gossi
Montaggio: Stefano Cravero
Scenografie: Alessandro Vannucci
Costumi: Francesca Casciello
Musiche: Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo
Suono: Maricetta Lombardo
Italia, 2012 – Drammatico/Fantastico – Durata: 92′
Cast: Margherita Buy, Susanna Nicchiarelli, Sergio Rubini, Lino Guanciale, Sara Fabiano, Anita Cappucci, Gabriele Spinelli
Uscita: 10 gennaio 2013
Distribuzione: Fandango
Sale: 35

 Sei forse papà!

Roma, 1981, il professor Mario Tessandori viene freddato davanti all’università dalle Brigate Rosse. Poche settimane dopo il suo collega Lucio Astengo scompare nel nulla, sequestrato dalla medesima organizzazione eversiva.
Ai giorni nostri, Caterina Astengo (Margherita Buy), mentre sta dismettendo la casa al mare poco dopo la morte della madre, si rende conto che, stranamente, il telefono, inattivo da anni, ha la linea. Quasi per gioco compone il numero della sua vecchia casa a Roma, in cui abitava insieme alla sorella Barbara ed ai genitori. Le risponde una bambina, che scoprirà essere se stessa ad una settimana dalla sparizione del padre. Inizia così una serie di estenuanti tentativi tesi, se non proprio a cambiare il passato, a scoprire che cosa veramente sia accaduto trent’anni prima…
Susanna Nicchiarelli, alla sua opera seconda, porta sullo schermo l’omonimo romanzo d’esordio di Walter Veltroni, realizzando una specie di Frequency di Gregory Hoblit “de’ noantri” che tocca però un tema caldo come il terrorismo nel nostro paese. La regista romana ha candidamente affermato di essersi ispirata alla seconda serie de Ai confini della realtà (quella che andava in onda nel decennio dei fatti narrati) ed alla magia di E. T. Sul film però, come d’altronde sul romanzo, gravano giganteschi paradossi temporali: uno su tutti, se Caterina riesce a far recuperare nel 1981 la borsa del padre, nascosta per dispetto all’epoca dalla sorella in cantina, come fa poi lei a trovarla nel 2011?! La serie di Ritorno al futuro, forse non troppo frequentata dagli autori di questa storia, insegna: così come, secondo il “butterfly effect”, il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano nell’altra parte del mondo, alla stessa maniera una piccola variazione nel passato può causare enormi cambiamenti nel futuro. Tale regola aurea della narrativa fantascientifica è stata infatti più volte utilizzata nei racconti proprio per eliminare personaggi scomodi: si pensi, tanto per citarne alcuni, alla già citata trilogia di Zemeckis o al minore Timecop – Indagine dal futuro di Hyams o ancora all’inedito spagnolo Los cronocrímenes di Vigalondo o infine a Looper di Johnson in prossima uscita.
I paradossi temporali de La scoperta dell’alba, gestiti in maniera alquanto disinvolta, rischiano di spaccare la pellicola in due e con essa il pubblico. Così qualcuno potrà perdonarli e sorvolarli, lasciandosi affascinare da un film che, tutto sommato, funziona, mantenendo un discreto ritmo, e rimanendo attratto da alcune false piste e dal discorso sulla memoria, nonché divertito da altre efficaci valvole di sfogo ironiche come gli stralunati personaggi di Sergio Rubini e Gabriele Spinelli. Altri invece resteranno ammorbati da tutto ciò, trovando soltanto irritanti le suddette idee ed assai inutili certe digressioni, ritenendo la recitazione (ad eccezione della Buy) spesso non all’altezza ed annoiandosi nella grossa e spesso incomprensibile confusione sollevata. A tutti farà senz’altro piacere ritrovare inoltre Renato Carpentieri e Lina Sastri, quest’ultima ancora una volta nei panni di una terrorista come in Segreti segreti del compianto Bertolucci jr.
La scoperta dell’alba in finale non vuole essere un film fantastico tout court, genere peraltro rarissimo nel nostro paese, né vuole proporsi come un’opera approfondita sul terrorismo. Resta solo da capire che cosa sarebbe voluto essere.

RARO perché… è un film fantastico, eccezione nel nostro paese, e peraltro non del tutto riuscito.

Voto: * *½

Paolo Dallimonti