Scheda film

Regia e Sceneggiatura: Loren Scafaria
Fotografia: Tim Orr
Montaggio: Zene Baker
Scenografie: Chris L. Spellman
Costumi: Kristin M. Butk
Musiche: Jonathan Sadoff, Rob Simonsen
USA/Singapore/Malesia/Indonesia, 2012 – Commedia fantascientifica – Durata: 101′
Cast: Steve Carell, Keira Knightley, Melanie Lynskey, Brad Morris, Nancy Carell, Mark Moses, Roger Aaron Brown
Uscita: 17 gennaio 2013
Distribuzione: M2 Pictures

 Finché apocalisse non ci separi

Ne hanno parlato con tono piuttosto minaccioso le Sacre Scritture, così come romanzieri a tutte le latitudini hanno per decenni versato – e continueranno a farlo – litri di inchiostro su pagine e pagine, raccontando di scenari apocalittici o del nulla più assoluto che ha preso il posto della vita. Persino un cantautore nostrano di nome Luciano Ligabue è arrivato a chiedersi in una sua ballata rock a che ora fosse la fine del mondo. Ma quando è la Settima Arte a decidere che è finalmente giunta l’ora “x” per la Terra e per tutti coloro che la popolano, allora non c’è profezia Maya che tenga, per non dirlo alla Cetto La Qualunque.
Cercasi amore per la fine del mondo è solo l’ultimo di una lista infinita di film che, anno dopo anno, sono andati a rimpinguare quello che si è tramutato in un vero è proprio filone a tematica post-apocalittica, che fa capo al macro blocco del disaster movie, a sua volta riconducibile al più generico Sci-Fi. Per rimanere circoscritti al recente passato, con una decisivo e piuttosto prevedibile incremento di titoli realizzati in prossimità del fatidico 12 dicembre, pellicole come Sacrificio fatale, Soluzione finale, Armageddon, Donnie Darko, Another Earth, Melancholia, Take Shelter e 2012, hanno a proprio modo portato sul grande schermo visioni che preannunciavano l’imminente game over. Inutile dire che la suddetta lista potrebbe crescere a dismisura se oltre alle cause naturali (collisioni, catastrofi, ecc…) si prendessero in considerazione anche devastazioni atomiche o ancora peggio punizioni bibliche. Superata la tanto temuta data indicata sul calendario Maya, la spinta propulsiva e distruttiva del cinema nei confronti del Mondo, a quanto pare, non è andata ancora esaurendosi e l’uscita nelle sale italiane del film diretto da Lorene Scafaria ne è la prova tangibile. C’è da dire che in un modo o nell’altro, con questo o quell’altro colpo di coda sferrato dal protagonista di turno all’ultimo istante utile, la Terra se l’è quasi sempre cavata, magari con un prezzo in termini di vite umane molto alto e intere metropoli spazzate vie, riducendo di fatto il tutto a una landa desolata popolata da un branco di sopravvissuti. Al contrario, nel soporifero e allucinato 4:44 Last Day On Earth di Abel Ferrara nessun colpo di coda è stato in grado di scongiurare il triste epilogo per la specie umana e per il pianeta che la ospitava da secoli.
In entrambi i casi, resta il fatto che al cinema la fine del Mondo è stata affrontata per lo più in chiave drammatica, attraverso una visione pessimistica e maledetta, estesa tanto alla deriva autoriale quanto al più commerciale dei blockbuster a stelle e strisce. Ovviamente non si può di certo festeggiare all’idea che tutto possa finire da un momento all’altro, ma c’è chi ha tentato di allargare il ventaglio dei toni, passando a un registro decisamente meno serioso attraverso le diverse sfumature della commedia, quasi a voler esorcizzare paure e psicosi. Lo ha fatto la Scafaria nella sua opera prima, ma lo hanno fatto prima di lei Don McKellar in Last Night e Vittorio De Sica ne Il giudizio universale. Nel primo, in quel della Toronto di fine Novecento, una serie personaggi si preparano ad affrontare la fine in modi diversi, senza affannarsi più di tanto; mentre nel secondo, una voce potente echeggia misteriosamente nel cielo di Napoli, annunciando che alle 18 avrà inizio il giorno del giudizio universale, con un gruppo di persone divise tra chi si pente, chi non ci crede e chi sghignazza. In Cercasi amore per la fine del mondo siamo, invece, al seguito di Dodge Petersen, un uomo ordinario, che, dopo l’annuncio che la missione per fermare un asteroide di nome Matilda è fallita e che restano appena ventuno giorni prima della fine del mondo, si ritrova improvvisamente da solo dato che la moglie, presa dal panico, lo abbandona. Un giorno l’uomo riceve una lettera inviatagli da Olivia, la sua fidanzata del liceo, la quale vuole affrontare la fine del mondo con lui. Accompagnato dalla sua vicina Penny, Dodge decide di affrontare questo viaggio in cui, nonostante il contesto catastrofico, sboccerà l’amore.
Il merito del film sta nell’aver scelto la strada dell’ironia, purtroppo non sempre travolgente, ma comunque capace di offrire alla platea un bel po’ di situazioni paradossali davvero spassose (una su tutte la scena del pub), piuttosto che quella che porta al già affollatissimo scacchiere della fantascienza catastrofica. Quest’ultima viene lasciata sullo sfondo, a scapito di una contaminazione di generi che permette alla sceneggiatura di attingere contemporaneamente all’azione (la scena della rivolta e dei saccheggi che precede la fuga in auto dei due protagonisti), alla commedia sentimentale e soprattutto al road movie. Lo script non si dimostra però sempre all’altezza della situazione, viaggiando tra una scena riuscita e un’altra meno, con il valzer di generi che non funziona come dovrebbe, quando dovrebbe.
Il tutto trova spazio in un futuro indeterminato, ma non troppo lontano, fortemente riconoscibile e quasi retrò, perché epurato da megalopoli, androidi e veicoli volanti, che richiama alla mente Prossima fermata Paradiso e Canzoni del secondo piano. Qui si muovono come schegge impazzite i due protagonisti, Dodge e Penny, rispettivamente interpretati da Steve Carell e Keira Knightley: il primo sempre e comunque a suo agio, capace di gestire i continui e repentini cambi di rotta che il testo richiede, mentre la seconda ancora impreparata nel far suonare come si deve le corde della commedia.
Il risultato è comunque una piacevole ibridazione che regala allo spettatore qualche risata a buon mercato. La Scafaria porta a casa per la sua prima performance dietro la macchina da presa una bella sufficienza, con un film che attraverso il linguaggio del sorriso ci parla della ricerca del valore della vita e delle cose che rendono felici.

Voto: * *½

Francesco Del Grosso

Alcuni materiali del film:

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