Scheda film
Regia: Scott Derrickson
Soggetto e Sceneggiatura: Scott Derrickson, C. Robert Cargill
Fotografia: Chris Norr
Montaggio: Frédéric Thoraval
Scenografie: David Brisbin
Costumi: Abby O’Sullivan
Musiche: Christopher Young
USA, 2012 – Horror – Durata: 110′
Cast: Ethan Hawke, Juliet Rylance, James Ransone, Fred Dalton Thompson, Michael Hall D’addario, Clare Foley, Rob Riley
Uscita: 14 marzo 2013
Distribuzione: Koch Media
Chi ha paura dell’uomo nero?
Lo scrittore Ellison Oswalt (Ethan Hawke), specializzato in fatti di cronaca nera, per scrivere un nuovo libro che dovrebbe risollevare la propria carriera ormai in declino, si trasferisce con sua moglie Tracy (Julie Rylance) ed i figli Trevor (Michael Hall D’addario) e Ashley (Clare Foley) nella casa che fu teatro di un’impiccagione di massa, senza però informarli di quanto accaduto. Nella soffitta Ellison scopre un proiettore e delle bobine di filmini super 8, che, dai titoli scritti sui contenitori, appaiono come innocenti ricordi di famiglia. Incuriosito, monta la prima pizza, scoprendo come i filmini siano in realtà degli snuff-movie che ritraggono stragi di differenti famiglie, rispettivamente bruciate vive, sgozzate, falciate, annegate e, trattandosi pure dei precedenti inquilini, impiccati. Inizialmente disturbato, ma poi intrigato, egli inizia ad indagare, capendo di avere di fronte qualcosa di veramente sensazionale. Scopre così come in ogni strage il figlio più piccolo sia sparito nel nulla e, analizzando meglio le immagini, scorge tra di esse un’agghiacciante figura, una specie di “uomo nero”. Interpellando un esperto di occulto, il professore Jonas (Vincent D’onofrio, non accreditato), capirà di avere a che fare con un’entità pagana conosciuta come Bughuul, dedita a catturare le anime dei bambini dopo aver eliminato le loro famiglie. Sempre più coinvolto nella vicenda, per cui chiede aiuto anche ad un poliziotto locale suo fan, e sconvolto da strani accadimenti all’interno della casa, Ellison una notte decide di bruciare pellicole e proiettore, scappando via dall’abitazione insieme ai suoi. Ma, giunto nella casa in cui abitava prima, viene informato dal poliziotto suo amico che gli omicidi famigliari, pur distribuiti negli anni, seguivano tutti una linea geografica e che per la sua collocazione l’attuale dimora potrebbe non essere sicura come appare…
Derrickson, dopo l’esordio con il quinto capitolo della saga di Hellraiser, l’horror più maturo The exorcism of Emily Rose e l’azzardata incursione nella fantascienza col remake di Ultimatum alla terra, ritorna al suo primo amore, con una pellicola realmente agghiacciante. A partire dalle prime immagini, quelle della misteriosa impiccagione, realizzate appunto in super 8, su cui si innestano i primi, essenziali titoli di testa, il film ci immerge nell’orrore puro. E quando il protagonista comincia ad accostarsi a proiettore e filmini, iniziamo anche noi con lui la discesa agli inferi. Sono molti gli elementi su cui Derrickson fa forza per conquistarci: quello retrò del super 8, li snuff-movie, la divinità pagana che sembra nutrirsi anche di immagini, gli animali simbolici che la rappresentano, l’oscurità della notte rischiarata dalla luce del proiettore, l’innocenza presunta dei bambini. Ma il regista e co-sceneggiatore fa un discorso anche sul potere del cinema, sia quello industriale che quello amatoriale consegnato alle masse, capace di valicare tempo e dimensioni, rendendo immortale ciò che invece mortale è. Non ultimo, la settima arte è vista pure come una sorta di demonio, capace di rubare l’anima, un po’ come ritengono alcuni popoli primitivi.
Sinister non rifugge la gran parte dei topoi del cinema di genere horror, come l’apparentemente inspiegabile ostinazione a restare nella casa (anche se in realtà è giustificata dal desiderio di Allison di scrivere il suo libro e dalla morbosa curiosità nei confronti di quanto impresso nelle pellicola che si trova a visionare, pure se poi non resiste e fugge), l’utilizzo dei bambini quale jamesiano “giro di vite” all’intera vicenda o ancora la figura del babau (Bughuul/Boogie Man). Quello che Scott Derrickson aggiunge e regala al film ed al suo pubblico è un ché di morboso e malato, che avvince gli spettatori tentandoli nello stesso voyeurismo dello sfortunato protagonista, facendoli sentire anche loro un po’ carnefici e lasciandoli affogare scientemente nell’indeterminatezza sempre più cupa che avvolge la pellicola. E non cede al gore, mostrando il poco sangue degli omicidi famigliari spesso riflesso nelle lenti di Ellison ed allargando appena la manica nel finale, ma spaventa davvero con l’aumentare progressivo della tensione e con una serie di salti sulla poltrona garantiti fino all’ultimo fotogramma.
Ethan Hawke, che già aveva assaggiato l’insanità mentale e tangenzialmente l’horror/thriller con La femme du Vème di Pawel Pawlikowski nei panni di un personaggio a tratti simile, è perfetto nel ruolo dello scrittore inizialmente senza tanti scrupoli che scende gradualmente agli inferi e ad un certo punto, anche se troppo tardi, cerca inutilmente di tirarsi indietro per salvare se stesso ed i suoi: un personaggio talmente scisso e ben scritto, che alla fine la comparsa del babau, nella sua attesa e definitiva epifania, appare quasi più rassicurante.
Voto: * * *½
Paolo Dallimonti
Alcuni materiali del film: