Scheda film
Regia: Joe Carnahan
Soggetto: dal racconto breve “Ghost walker” di Ian Mackenzie Jeffers
Sceneggiatura: Joe Carnahan, Ian Mackenzie Jeffers
Fotografia: Masanobu Takayanagi
Montaggio: Roger Barton, Jason Hellmann
Scenografie: John Willett
Costumi: Courtney Daniel
Musiche: Marc Streitenfeld
USA, 2011 – Avventura/Action – Durata: 117′
Cast: Liam Neeson, Frank Grillo, Dermot Mulroney, Dallas Roberts, Joe Anderson, Nonso Anozie, James Badge Dale
Uscita: 5 dicembre 2012
Distribuzione: Koch Media
“Vivi o muori in questo giorno”
John Ottway (Liam Neeson) è un assassino prezzolato. La compagnia petrolifera per cui lavora in mezzo ai ghiacci dell’Alaska lo paga infatti per far fuori col suo fucile animali pericolosi, come i lupi, che possano minacciare la vita degli altri operai. Quando, durante un trasferimento aereo, il velivolo su cui è a bordo precipita, insieme agli altri, pochi compagni sopravvissuti dovrà affrontare le minacce del freddo, della fame, ma soprattutto di un feroce branco di lupi che, sentitosi in pericolo, darà filo da torcere al gruppo di umani che via via diventerà sempre più esiguo…
Ci sarebbe da fare dell’approfondimento psicologico sui ruoli “action” che hanno riempito il curriculum dell’irlandese Liam Neeson da quando, nel 2009, un incidente sciistico lo rese vedovo dell’attrice Natasha Richardson: da A-Team (curiosamente diretto dallo stesso regista di questo film) a Taken – La vendetta, passando per altri film non certo d’autore, è come se l’attore, quasi per sfida, avesse voluto sottoporsi ad un tour-de-force tra il punitivo ed il riabilitativo. In mezzo – è del 2011 – sta e brilla questo potente The grey, letteralmente il grigio, come il pelo di certi lupi o come ciò che non è né bianco né nero, ma sta al centro, come un crepuscolo tra la vita e la morte.
Perché l’ultima pellicola di Joe Carnahan, noto per opere estremamente “movimentate” quali Narc e Smokin’ aces, affronta proprio la sopravvivenza, come equilibrio costante e precario tra il respirare ed il giacere più o meno orizzontali. E lo fa in maniera serrata ed adrenalinica, senza lasciare molto fiato allo spettatore, che, fin dalle prime immagini resta coinvolto ed indissolubilmente legato alla poltrona. Ci riesce anche grazie ad un branco di lupi, utilizzato in astuta funzione narrativa per risollevare la suspense, appena nel gruppo piomba quella fratellanza maschile ed un minimo di riflessiva introspezione. The grey è anche uno dei film che tratta la morte in una delle maniere più realistiche viste al cinema, dove spesso i personaggi lasciano questa valle di lacrime sussurrando all’astante “Dite a mamma che l’ho voluta bene”, prima di reclinare il capo di lato. E con un guizzo da grande autore infila alla fine il dettaglio della malattia, dando un altro significato alle reiterate immagini fin lì mostrate.
La parabola di John Ottway, che, com’è facile immaginare, alla fine sarà – forse – l’unico sopravvissuto, dopo aver lottato oltre che con le feroci creature a quattro zampe, pure con i dolorosi ricordi, è anche quella di Neeson, il quale dalla vita ha ricevuto in dono, se così si può dire, un fardello così pesante che solo la sua arte, grazie ad un ripetuto e costante esercizio catartico, potrà fargli sostenere.
Se l’ultima sequenza, aperta, vi sembra un po’ tirata via – ed in effetti apparentemente lo è, malgrado sia a tutti gli effetti la migliore possibile – resistete ai lunghi titoli di coda, poiché l’ultimissima scena, mostrata al loro termine, potrebbe chiuderne il significato. O forse no.
Voto: * * *½
Paolo Dallimonti
Alcuni materiali del film: