Scheda film

Regia: Bouli Lanners
Sceneggiatura: Elise Ancion, Bouli Lanners, Matthieu Reynaert
Fotografia: Jean-Paul de Zaeytijd
Montaggio: Ewin Ryckaert
Scenografie: Paul Rouschop
Musiche: The Bony King of Nowhere
Belgio, 2011 – Drammatico – Durata: 84′
Cast: Zacharie Chasseriaud, Martin Nissen, Paul Bartel, Karim Leklou, Didier Toupy, Gwen Berrou, Marthe Keller
Uscita: 31 ottobre 2012
Distribuzione: Minerva Pictures con la collaborazione di Atalante Film
Sale: 5

 Campi di granoturco tanto grandi…

Campi di granoturco tanto grandi da girarci in macchina, boschi con alberi maestosi, case di legno costruite sulle larghe sponde di un fiume che ti accoglie come una madre, montagne all’orizzonte e una pioggia così forte da trascinarti via. E’ un omaggio alla natura l’ultima regia dell’attore belga Bouli Lanners (non a caso anche pittore), Les Géants, egregiamente rappresentata nei colori e nei paesaggi; non è un caso che il film sia stato premiato al Festival di Namur per la migliore fotografia (di Jean-Paul de Zaeytijd). E vincitore del Premio Art Cinéma e del Premio SACD. Una natura che è la vera protagonista, a dispetto dei tre adolescenti che vivono la loro avventura in una calda e noiosa estate senza genitori.
Se il senso era – come lo stesso regista ha dichiarato – quello di raccontare una favola moderna ci è riuscito solo a metà. Piacevole l’idea dei tre ragazzi soli, alle prese con i loro passatempi e la loro “arte di arrangiarsi” (non senza fare danni), mentre meno originale la volontà di raccontare l’adolescenza come l’età del “tutto è possibile” e del “passaggio”.
In questo, infatti, il film arranca. Se le intenzioni all’inizio sono buone e si presentano fatti che sembrano preannunciare un evento che cambierà per sempre i destini dei ragazzi e li farà entrare nell’età adulta (come la presenza di una pistola), queste intenzioni vengono disattese continuamente lasciando lo spettatore insoddisfatto e speranzoso che qualcosa accada nella scena successiva. Le azioni non hanno un preciso svolgimento (nel senso del divenire/cambiamento), è tutto un continuum, dove l’unica cosa apprezzabile è qualche punta di ironia nelle conversazioni tra i giovani. Rimane, quindi, sospeso.
Anche l’antitesi con il mondo adulto è poco riuscito, gli adulti sono figure “appoggiate” senza spessore, troppo stravaganti e lontani dal carattere naturalistico e poetico che invece il regista ha voluto trasmettere con tutto il resto (come l’amicizia tra i ragazzi): forse gli adulti sono l’unica cosa veramente fiabesca del film. Il distacco dall’adolescenza, quindi, non avviene se non per un piccolo gesto banale nel finale (buttano il cellulare nel fiume, unico contatto con la madre) che poco gratifica e compensa l’attesa di 84 minuti, dove nulla di significativo è accaduto per giustificare il passaggio all’età adulta.
Insieme alla splendida fotografia, tuttavia, rimane la suggestiva musica folk e country di The Bony King Of Nowhere, che – forse perché hanno inciso nei boschi per farsi ispirare – si sposa perfettamente con i magnifici paesaggi naturalistici.
RARO perché… è un piccolo film diretto da un grande attore.

Voto: * * *¼

Marta Fresolone