Scheda film

(Tr. Lett.: Campo nero)
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Vardis Marinakis
Fotografia: Marcus Waterloo
Montaggio: Giannis Halkiadakis
Scenografie e Costumi: Giorgos Georgiou
Musiche: Dimitris Maramis
Suono: Panos Tzelekis
Grecia, 2009 – Drammatico – Durata: 106′
Cast: Sofia Georgovassili, Hristos Passalis, Despina Bebedelli, Maria Panouria, Rania Ekonomidou, Despina Kourti, Evangelia Adreadaki
Uscita nel paese d’origine: 11 febbraio 2010

 Quello che le suore non dicono

Henry James all’inizio del suo romanzo “Giro di vite”, spiegando l’origine del titolo descriveva come l’aggiunta di un elemento, in apparenza minimale – lì erano due bambini in una storia di fantasmi – potesse dare ad un racconto quella spinta in più, quel quid, appunto quel giro di vite che lo rendesse ancora più interessante.
1654, Grecia, impero ottomano. Un giannizzero ferito (Christos Passalis) fugge trovando riparo presso un convento di suore in montagna. Considerato letteralmente merce rara, il soldato viene curato e tenuto prigioniero dalle monache, che vorrebbero riconsegnare il disertore in cambio di una lauta ricompensa. In loro la presenza dell’uomo genererà reazioni tra le più diverse soprattutto nella più giovane, Anthi (“in nomen omen”, poiché opposta alla normalità, col volto intenso di Sofia Georgovassili), che nasconde un insospettabile segreto: chiusa nel monastero in giovanissima età, è in realtà un uomo…
Primo lungometraggio del greco Vardis Marinakis, che ne ha anche scritto la sceneggiatura, il film ricorda lontanamente I diavoli di Ken Russell ed è un piccolo gioiello girato a relativo basso costo, con una quasi unità d’ambiente, scenografie naturali (curate da Giorgos Georgiou, autore anche dei costumi) e con un ristretto cast. Ogni comparto tecnico si è espresso ai massimi livelli, dalla fotografia evanescente e spesso ammantata di nebbie di Marcus Waterloo fino alle musiche di Dimitris Maramis. Una storia sulla diversità e l’identità sessuale, con poche parole – quelle essenziali – che lasciano lo spazio al puro cinema, tra ralenti calcolati, sogni che sembrano realtà e momenti reali che si venano di onirico e primi piani intensi che esaltano la rara bellezza della protagonista.
Due personaggi che hanno rinunciato alla guerra e ad essere soldati – “lei” fin dall’inizio, preferendo (non troppo volontariamente) la clausura in convento, lui tardivamente, disertando, ormai stanco, i campi di battaglia – ma che alla fine si riuniscono nel nome di un bizzarro amore, forse destinato a vincere su tutto.
Immersi in una natura che, se pure è stata inizialmente per Anthi matrigna, è ora madre accogliente nel suo utero fatto di alberi, fiumi e terra.
Presentato in concorso al RIFF 2011, il film ha partecipato a numerosi altri festival nel mondo, raccogliendo premi a Siviglia e Mumbai.
RARISSIMO perché… è una storia troppo scomoda.
Note: il film non è MAI uscito in Italia.

Voto: * * * *

Paolo Dallimonti