Scheda film
Titolo originale: Exodus – Gods and kings
Regia: Ridley Scott
Soggetto e sceneggiatura: Adam Cooper, Steven Zaillian,
Bill Collage, Jeffrey Caine
Fotografia: Dariusz Wolski
Montaggio: Billy Rich
Scenografia: Arthur Max
Costumi: Janty Yates
Musiche: Alberto Iglesias
USA/Regno Unito/Spagna, 2014 – Epico – Durata: 150’
Cast: Christian Bale, Joel Edgerton, Aaron Paul, Ben Kingsley,
Sigourney Weaver, John Turturro, María Valverde, Hiam Abbass
Uscita: 15 gennaio 2015
Distribuzione: 20th Century Fox

Dio vede e provvede

La vicenda narrata in Exodus – Dei e re è arcinota, per cui non stiamo qui a riassumerla perché a farlo ci hanno pensato nell’arco dei secoli la Bibbia, le pagine di Storia e le diverse Arti, tra cui la Settima che, dell’Esodo del popolo ebraico guidato da Mosè, ha raccontato e mostrato le fasi salienti su km e km di celluloide. Basterebbero, infatti, i 146’ e i 220’ che sommati vanno a comporre le due versioni che Cecil B. De Mille ha realizzato de I dieci comandamenti nel 1923 prima e nel 1956 poi, per restituire sul grande schermo la portata religiosa e storica dei suddetti eventi. Se poi non bastassero, a rileggere la vicenda arriva in soccorso anche uno sceneggiato televisivo made in Rai di Gianfranco De Bosio in 7 episodi battezzata Mosè (con abominevole riduzione cinematografica annessa) e la pregevole versione animata della Dream Works Picture firmata nel 1998 dal trio Chapman-Hickner-Wells, che risponde al titolo de Il principe d’Egitto. Ma se tutto questo non fosse ancora sufficiente a saziare la fame di sapere dello spettatore di turno, a riportarci sulle rive del Nilo nel lontano 1300 a.C. ci pensa Ridley Scott con la sua ultima fatica dietro la macchina da presa, che approda nelle sale italiane a partire dal 15 gennaio 2015 in 500 copie, con il suo bel carico di polemiche al seguito e qualche spigolosa gatta da pelare .

Bandito in Paesi come Egitto, Emirati Arabi, Qatar e Kuwait, boicottato negli Stati Uniti per via di un cast per gran parte composto da attori di pelle bianca, accusato di sionismo (per aver mostrato gli ebrei come costruttori di piramidi) e farcito da un’abbondante dose di inesattezze storiche che ha fatto storcere il naso ai non pochi cultori della materia di tutte le latitudini, il nuovo film del regista britannico consegna alle platee l’ennesima rilettura moderna degli episodi biblici in chiave stereoscopica (vedi il recente Noah). Inevitabile, quindi, che sull’opera si abbattesse un diluvio di critiche e proteste. Del resto, quando si trattano certi argomenti i rischi sono altissimi e nemmeno i guanti bianchi o il camminare sulle punte dei piedi servono a impedire l’insorgere di divergenze ideologiche. Ed è la Storia stessa ad avercelo ricordato in più di un’occasione, spesso senza mezze misure e senza alcuna pietà. Ma nel caso di Exodus, così come per altre operazioni analoghe, bisognerebbe abbassare di molto le pretese e prendere il risultato per quello che è, ossia uno spettacolo ipercinetico travestito da kolossal epico a sfondo biblico. Pretendere altro, aspettarsi chissà quale fedeltà assoluta e introspezione, è l’errore più grande che si possa fare quando ci si trova al cospetto di un film come questo, dichiaratamente votato all’intrattenimento e alle regole del box office. L’importante è che vi sia rispetto nei confronti di ciò che si racconta e in Exodus, almeno quello, non manca.

Ridley Scott è un regista e non uno storico; dietro le sue scelte – condivisibili oppure no – non ci può essere altro che la voglia di raccontare una vicenda e nel farlo si può inciampare in esattezze più o meno evidenti. Quest’ultime non mancano, così come non mancano interpretazioni personali e “licenze poetiche”, come già accaduto in passato con Il gladiatore, Robin Hood o Le Crociate, ma fanno parte del gioco. In tal senso, rimanendo nell’ambito del peplum, c’è chi ha saputo fare di peggio come ad esempio Petersen e Stone, nei rispettivi Troy e Alexander. Qui, la storia, di per sé è assai più complessa e delicata, per cui è facile sbagliare e difficile mettere tutti d’accordo. Per questo, Scott prova – riuscendoci – a distrarre la platea con uno show pirotecnico di grande efficacia e spettacolarità (vedi la battaglia iniziale e l’arrivo delle piaghe), reso possibile da una confezione di qualità frutto di ottimi effetti speciali, di innesti di computer grafica di altissimo livello e di una messa in scena molto efficace (ambienti e costumi), nonostante qualche disattenzione storica di troppo nella cura dei dettagli e l’inutilità di un 3D praticamente inesistente.

Exodus è un film che bada al sodo, di epica monumentalità, di forte impatto visivo, che preferisce l’estetica prepotente post-moderna alla raffinata eleganza dei bei tempi che furono. A differenza delle due pellicole di De Mille, il collega inglese circoscrive drammaturgicamente il racconto alla fuga, con piaghe e apertura delle acque comprese, lasciando pochissimo spazio alla scrittura delle tavole e sottolineando da una parte il rapporto tra Mosè e Ramses (ricorda per certi versi quello tra Maximus e Commodo), dall’altra enfatizza i toni apocalittici dando una versione problematica della giustizia di Dio. La narrazione scorre senza particolari intoppi, fatta eccezione per una manciata di digressioni piuttosto futili, ma nel complesso i 150’ non risultano soporiferi. Eccetto Christian Bale, che raccoglie degnamente il testimone da Theodore Roberts e Charlton Heston nei panni del protagonista, gran parte delle scelte operate sul cast sono ampiamente contestabili, a cominciare da John Turturro (Seti) e Sigourney Weaver (Tuya), per finire con Aaron Paul (Giosuè).

Voto: 6

Francesco Del Grosso