Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Rama Burshtein
Fotografia: Asaf Sudri
Montaggio: Sharon Elovic
Scenografie: Uri Aminov
Costumi: Hani Gurevitch
Musiche: Yitzhak Azulay
Israele, 2012 – Drammatico – Durata: 90′
Cast: Hila Feldman, Razia Israeli, Yiftach Klein, Renana Raz, Ido Samuel, Chayim Sharir, Irit Sheleg
Uscita: 15 novembre 2012
Distribuzione: Lucky Red
Riempire il vuoto?
La sposa promessa, opera prima di Rama Burshtein, regista di origini israeliane ma nata a New York, è stato presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia ed è valso alla giovane protagonista, Hadas Yaron, la Coppa Volpi come Migliore Attrice. Nella sequenza di apertura del film, Shira, figlia più giovane di una famiglia ebrea ortodossa di Tel Aviv, sta sbirciando il ragazzo che dovrà sposare. Non lo ha mai visto prima, le famiglie hanno organizzato tutto, ma non importa: è entusiasta di iniziare una nuova vita, di sposarsi con un giovane della sua stessa età ed estrazione sociale. Il sogno, però, ha breve durata: durante la festività del Purim l’amata sorella maggiore Esther muore di parto mettendo al mondo il suo primogenito. L’angoscia e il dolore che colpisce la famiglia fa sì che il matrimonio di Shira passi in secondo piano. Quando poi viene proposto a Yochay, marito di Ester, di unirsi ad una vedova belga, Rivka, madre di Shira, disperata al pensiero di doversi separare dal nipote, si organizza con l’intera comunità per trovare un buon partito al genero, troppo immerso nel suo dolore per preoccuparsi di chi sarà la sua prossima coniuge. Non trovando nessuna candidata, Rivka, propone l’unione tra il Yochay e Shira. Shira è devastata, i suoi sogni giovanili, il matrimonio al quale si stava preparando, la possibilità di avere una casa tutta sua vengono distrutti e sembra destinata a “riempire il vuoto” lasciato dalla sorella defunta; si trova di fronte ad una scelta straziante: ascoltare il suo cuore o seguire la volontà della famiglia?
Se ci fosse stata una persona laica dietro la macchina da presa, il film avrebbe potuto facilmente diventare un racconto di coercizione e di crudeltà: una madre che chiede alla figlia si sacrificarsi per alleviare il proprio dolore, ma la Burshtein, che conosce profondamente la realtà ebrea ortodossa, comprende profondamente i suoi personaggi, restituendo dei ritratti struggenti e sinceri. Rivka, dunque, non è solo una madre che impone la sua volontà alla figlia inerme, ma una figura tragica, una donna le cui azioni sono mosse dalla disperazione pura: la paura di perdere, dopo la figlia, anche il nipote. Shira, dal canto suo, apparentemente vittima che non ha altra scelta se non quella di sottomettersi, è in realtà libera di scegliere e la sua decisione finale non sarà dettata solo dalla compassione per la madre ma da ciò che lei stessa riterrà giusto. La storia, ambientata in una Tel Aviv dai contorni sfumati, quasi indefinibile, si sviluppa maggiormente negli ambienti intimi di questa tradizionale famiglia ebrea. Tutto il lavoro di fotografia, l’illuminazione, i toni morbidi, e i costumi, colorati e pittoreschi, ispirati al mondo chassidico, contribuiscono a ricreare perfettamente l’ambiente dove Shira vive il suo tormento. La narrazione conta molto sui primi piani della protagonista, sul suo disagio, il suo candore, catturando ogni moto del suo animo. La sensibilità della Burshtein ricorda molto Jane Austen, lei stessa ha infatti dichiarato “Adoro Jane Austen. Il parallelismo emerge in modo quasi ovvio visto che La sposa promessa si svolge in un mondo chiuso, regolato da norme chiare e rigide. I personaggi non sono alla ricerca di un modo per sfuggire a quel mondo. Al contrario, cercano un modo per rimanere a viverci”.
Voto: * * * *
Laura Sinceri
Alcuni materiali del film: