Scheda film
Regia: Claudio Giovannesi
Soggetto: Claudio Giovannesi, Filippo Gravino, con la collaborazione di Francesco Apice
Sceneggiatura: Claudio Giovannesi, Filippo Gravino
Fotografia: Daniele Ciprì
Montaggio: Giuseppe Trepiccione
Scenografie: Daniele Frabetti
Costumi: Medile Siaulytyte
Musiche: Claudio Giovannesi, Andrea Moscianese
Suono: Angelo Bonanni
Italia, 2012 – Drammatico – Durata: 94′
Cast: Nader Sarhan, Stefano Rabatti, Brigitte Apruzzesi, Marian Valenti Adrian, Cesare Hosny Sarhan, Fatima Mouhaseb, Yamina Kacemi
Uscita: 15 novembre 2012
Distribuzione: BIM
Sale: 39
Razze amare
“…Deponendo l’onestà/delle religioni contadine,/dimenticando l’onore/della malavita,/tradendo il candore/dei popoli barbari,/dietro ai loro Alì/dagli occhi azzurri – usciranno da sotto la terra per uccidere -/usciranno dal fondo del mare per aggredire – scenderanno/dall’alto del cielo per derubare – e prima di giungere a Parigi/per insegnare la gioia di vivere,/prima di giungere a Londra/per insegnare ad essere liberi,/prima di giungere a New York,/per insegnare come si e’ fratelli/- distruggeranno Roma/e sulle sue rovine/deporranno il germe/della Storia Antica./Poi col Papa e ogni sacramento/andranno su come zingari/verso nord-ovest/con le bandiere rosse/di Trotzky al vento…” (“Profezia”, Pier Paolo Pasolini).
Una settimana nella vita dell’adolescente Nader (Sarhan), egiziano nato e cresciuto ad Ostia, ma deciso a sentirsi occidentale a tutti i costi, mettendosi ad esempio delle lenti a contatto azzurre, che alterna la scuola, poco frequentata, a piccole attività criminali e all’amore per la sua ragazza Brigitte (Apruzzesi). Però i suoi, musulmani convinti, non sono d’accordo con le sue scelte, poiché ritengono che usi, costumi ed una fede differenti li separi dagli italiani. Il ragazzo, fiero ed ostinato, scappa così di casa, vagando per il popoloso quartiere di Roma, sostenuto dall’amico Stefano (Rabatti), in parte dai famigliari di Brigitte, anch’essi non del tutto convinti, e dal connazionale Mahmoud (Salah Ramadan). Testa calda, Nader si metterà nei guai accoltellando un romeno per una banale lite in discoteca, accelerando ancor di più la sua fuga, arrabbiato con tutti e con tutto. Ma in fondo è pur sempre un ragazzo, fragile ed indifeso, e, stretto tra più fuochi, dovrà in qualche modo capitolare…
Alì ha gli occhi azzurri, oltre che dalle profetiche influenze pasoliniane del titolo, trae origine da un lungo lavoro documentaristico, iniziato da Claudio Giovannesi nel 2007 col mediometraggio Welcome Bucarest, nato da una collaborazione con l’ITC “Paolo Toscanelli” di Ostia. Quell’esperienza, che aveva come protagonista il giovane rumeno Alin Delbaci, si ampliò proseguendo con Fratelli d’Italia, uscito tre anni dopo, aggiungendo altre due storie, quelle della bielorussa adottata Masha Carbonetti e dell’italo egiziano Nader Sarhan. Lavorando sull’ultima delle tre vicende, pedinando da vicino il suo protagonista, Giovannesi ha scritto su di (e con) lui, insieme a Filippo Gravino ed alla collaborazione di Francesco Apice, un intero copione di fiction.
Ed è questa la forza di un film altrimenti imperfetto ed a tratti incerto, che spesso non sa bene dove dirigersi: la realtà, adeguatamente smussata e romanzata, per non farla sembrare quella cattiva sceneggiatura che altrimenti rischierebbe di essere. I conflitti razziali ed intergenerazionali sono infatti ben analizzati, poiché veri, vissuti, mentre certi dialoghi hanno il sapore dell’improvvisazione, diretta o quantomeno indiretta. Giovannesi ha inoltre la mano sicura ed in alcuni momenti si permette anche di bluffare, come quando porta in scena un fucile, regalato al padre di Brigitte per il suo compleanno, senza rispettare però la regola cechoviana: l’arma certo sparerà, ma non colpirà nessuno, come invece ci saremmo attesi; più tardi si “trasformerà” al massimo in pistola, ma con i medesimi risultati. E se in qualche momento si avverte un certo rallentamento, soprattutto nel ripetuto peregrinare del protagonista, gli attori, quasi tutti non professionisti e praticamente nel ruolo di loro stessi, con la lo naturale freschezza aiutano a colmare le lacune di un film insolito ed originale, che fa della multi-cultura il proprio punto di forza.
RARO perché… è una storia di periferie, romane ed umane.
Note: presentato in Concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2012, il film ha vinto il Premio Speciale della Giuria e quello per la Migliore Opera Prima e Seconda.
Voto: * * *
Paolo Dallimonti
Alcuni materiali del film: