Scheda film

Regia: Matteo Garrone
Soggetto: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso
Sceneggiatura: Matteo Garrone, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso, Maurizio Braucci
Fotografia: Marco Onorato
Montaggio: Marco Spoletini
Scenografie: Paolo Bonfini
Costumi: Maurizio Millenotti
Musiche: Alexandre Desplat
Suono: Maricetta Lombardo
Italia/Francia, 2012 – Commedia – Durata: 115′
Cast: Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Nello Iorio, Nunzia Schiano, Rosaria D’urso, Giuseppina Cervizzi
Uscita: 28 settembre 2012
Distribuzione: 01 Distribution

 A dream within a dream

Non era facile per Matteo Garrone affrancarsi dalla pressione mediatica e dalle aspettative accumulatesi grazie al travolgente successo di Gomorra: a quattro anni dalla sua definitiva consacrazione nazionale e internazionale, il regista romano torna dietro alla macchina da presa con una commedia sospesa fra realtà e sogno, in quella terra di confine che sta fra la routine quotidiana spesso un po’ opprimente e la fascinazione per un paradiso artificiale dove riuscire a trovare finalmente la propria dimensione. Ispirato a una vicenda realmente accaduta, Reality è il risultato di una sottile e calibrata alchimia fra elementi drammatici e più leggeri, un viaggio quasi fiabesco che fotografa la trasformazione di un sogno in un incubo attraverso il ritratto di un’umanità semplice alla ricerca di un riscatto tanto aleatorio quanto accattivante: il mito del successo, dell’affermazione, della popolarità.
Luciano è un istrionico pescivendolo che ama sfogare la sua verve comica e trasformista intrattenendo amici e parenti durante le cerimonie e le riunioni familiari: così quando vengono aperti i casting del Grande Fratello si lascia convincere dalla sua famiglia a sostenere un provino. La prospettiva della partecipazione al programma cambia completamente la sua percezione della realtà e ben presto la sua vita non sarà più la stessa.
Sarebbe profondamente riduttivo immaginare l’ultima fatica di Garrone soltanto come una rassegna critica sulle tentazioni della televisione e sulla fragilità di chi, suggestionato dall’esaltazione ultrapop dei protagonisti dei reality, cerca l’affermazione di sé attraverso i meccanismi del piccolo schermo: “Non è un film sulla televisione” ha infatti sottolineato il team di sceneggiatori composto da Maurizio Braucci, Ugo Chiti e Massimo Gaudioso “ma sul pubblico” ed in effetti Reality è un film sulla perdita di identità e sulla creazione di un nuovo io, sul desiderio di evasione non solo rispetto alla realtà ma anche alla propria stessa idea di sé. Luciano attraverso l’esperienza straniante dell’attesa della convocazione per il programma altera il mondo che lo circonda, si rende il protagonista di una nuova vita tutta sviluppata su un piano che se inizialmente si presenta tangente alla quotidianità ben presto vi si allontana sempre di più, trasformandosi in una trappola che lo imprigiona facendo leva sul suo candore e la sua innocenza.
Con una serie di riferimenti cinematografici e letterari ben definiti che vanno dal “Pinocchio” di Collodi ai grandi nomi della commedia all’italiana, Garrone elabora un racconto di formazione e decostruzione che si intreccia al rapporto fra l’universo reale e quello ricostruito, lavorando su una dimensione para-favolistica che – pur lambendo e ammiccando talvolta a una rappresentazione dalle eco surreali – sceglie di non giocare la carta del grottesco: accompagnato dalle splendide musiche di Alexandre Desplat, Reality segue Luciano in un labirinto che se da un lato pare liberarlo dalle tante promesse disattese della sua quotidianità dall’altro lo inchioda alla soffocante necessità di affermare il proprio io attraverso il filtro di una bolla ricostruita dove però tutto sembra apparire “più vero”. Così mentre le ossessioni si moltiplicano Garrone intesse una rete che intreccia il feticismo televisivo alla religione, l’onniscenza alla assoluta inconsapevolezza: i luoghi della quotidianità – territorio di confronto della famiglia e del quartiere – assorbono l’incursione esogena della televisione e assumono un ambiguo ruolo di incubatrice oltre che di amplificatore di quel germe che scatenerà la fame di popolarità.
Ad Aniello Arena va il compito di restituire credibilità a un personaggio che correva il rischio di scivolare nella caricatura e che invece sa raccontare con onestà e trasognatezza la deriva di un uomo che ha perso i propri punti di riferimento “terreni” e che trasferisce tutta la sua devozione nei confronti di un’entità non meglio definibile dalla quale crede di essere spiato e giudicato: Luciano si addentra gradualmente nel suo abisso di aspettative, immergendosi sempre di più nelle cupissime atmosfere di una favola contemporanea trasfigurata in una deriva psicologica.
Garrone porta sullo schermo una storia semplice ed essenziale senza pedanteria né intenti moralistici (“Tutti possiamo essere oggetto di lusinghe e tentazioni” ha dichiarato in conferenza stampa), rinunciando a sensazionalismi e concentrandosi invece con estrema leggerezza ed eleganza su un’ossessione quanto mai ricorrente e popolare, figlia sicuramente dell’imponenza della macchina della “videocrazia”: certo forse il ritmo della narrazione si appesantisce nel segmento centrale ma la sensazione è che Reality riesca comunque a raccontare con intelligenza una pagina della contemporaneità con il giusto equilibrio di levità e amarezza.

Voto: * * * *

Priscilla Caporro