Scheda film
Titolo originale: En Duva Satt På En Gren Och Funderade På Tillvaron
Regia e Sceneggiatura: Roy Andersson
Fotografia: István Borbás e Gergely Pálos
Montaggio: Alexandra Strauss
Scenografie: Ulf Jonsson, Julia Tegström, Nicklas Nilsson, Sandra Parment e Isabel Sjöstrand
Costumi: Julia Tegström
Musiche: tradizionali
Svezia/Germania/Norvegia/Francia, 2014 – Grottesco – Durata:
Cast: Holger Andersson, Nils Westblom, Charlotta Larsson, Vyktor Gyllenberg, Lotti Törnros, Jonas Gerholm, Ola Stensson
Uscita: 19 febbraio 2015
Distribuzione: Lucky Red
Scherzi della vita
L’inizio è folgorante, con tre brillanti e beffardi apologhi sulla morte.
Poi è il turno di due attempati e sinistri venditori di scherzi, Sam (Nils Westblom) e Jonathan (Holger Andersson), che girovagano nel tentativo di piazzare la loro merce, ma senza grande successo.
Il duo è il filo conduttore per una serie di siparietti che come tema conduttore sembrano avere una battuta enunciata nel film: “È giusto usare esseri umani solo per il proprio divertimento?”. E tale domanda sembrano porre: un’insegnante di flamenco fa delle avances non corrisposte ad un suo allievo; le armate di Carlo XII (1697-1718), viste dall’anacronistico scenario di un bar dove il sovrano farà sosta, andare in guerra e tornare sconfitte; una scimmia è sottoposta ad un apparentemente inutile esperimento di vivisezione, mentre la scienziata addetta conversa banalmente al telefono; un gruppo di soldati in stile coloniale che fanno entrare un gruppo di zulù in un infernale macchinario, il quale, dopo avervi appiccato il fuoco, con i fumi inizierà a girare e ad emettere dei suoni melodiosi, il tutto per un decrepito pubblico di aristocratici; gli stessi due venditori, cavaliere e scudiero dei giorni nostri, si sbatttono (vanamente) per il divertimento altrui.
Terza pellicola di un’ideale trilogia firmata dallo svedese Roy Andersson, dopo Canzoni dal secondo piano e You, the living, Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza, vincitore del Leone d’oro alla Mostra Internazonale d’Arte Cinematografica di Venezia 2014, si articola in 39 quadri a camera fissa che spesso, come nei due episodi con Carlo XII protagonista, si avvale di uno studiato montaggio interno. Andersson naturalmente, venando il tutto di sana tragicommedia, si pone (e ci pone) anche le consuete domande, comuni agli altri due film: “Cosa stiamo facendo? Dove siamo diretti?”. Ed accentua il tono grottesco incipriando il volto di quasi tutti i personaggi, donando loro un aspetto ancora più irreale, relegandoli così grosso modo al ruolo di ingombranti pupazzi. Ispirandosi a pittori quali i tedeschi Otto Dix e Georg Scholz, esponenti rispettivamente del Realismo e della “Neue Sachlichkeit” (Nuova oggettività), con la personalissima struttura a “quadri fissi”, originata come solito da una serie di storyboard, destinati a diventare poi fotografie, più che da una vera sceneggiatura, vuole sottolineare la natura onirica o mnemonica di quanto mostrato e “narrato”. E ribadisce e delimita così il proprio concetto di “stanza”, inteso come spazio personale, come luogo nel quale l’essere umano vede realizzarsi il proprio destino.
Così, alla fine, anche il medesimo regista con il suo stesso film si fa “venditore di scherzi”, anch’egli rispondendo ancora una volta all’identica domanda: “È giusto usare esseri umani solo per il proprio divertimento?”. Domanda che può essere letta in duplice direzione, tra artista e spettatore e viceversa.
Voto: 7
Vito Casale