Scheda film
Regia: Christopher Nolan
Soggetto: Christopher Nolan, David S. Goyer
Sceneggiatura: Jonathan Nolan, Christopher Nolan
Fotografia: Wallis Pfister
Montaggio: Lee Smith
Scenografie: Nathan Crowley, Kevin Kavanaugh
Costumi: Lindy Hemming
Musiche: Hans Zimmer
USA/G.B., 2012 – Azione – Durata: 165′
Cast: Christian Bale, Tom Hardy, Anne Hathaway, Gary Oldman, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, Morgan Freeman
Uscita: 29 agosto 2012
Distribuzione: Warner Bros
Chi non muore si rivede!
L’attesa è finita! Il 29 agosto 2012 l’atto conclusivo dell’indimenticabile trilogia dedicata a Batman firmata da Christopher Nolan approda finalmente nelle sale nostrane per chiudere in bellezza questa infuocata stagione balneare e quella cinematografica 2011/2012. Una chiusura che come vedremo, tra molti alti e pochi bassi, resterà senza ombra di dubbio impressa a caratteri cubitali nella memoria dei fans dello storico personaggio dell’universo DC nato dalla penna di Bob Kane e soprattutto della new version del cine comics che ne ha mostrato e raccontato nuovamente le gesta sul grande schermo prima nel 2005 con Batman Begins e poi nel 2007 con Il cavaliere oscuro, ereditando quello che di indimenticabile aveva già fatto Tim Burton nel 1989 e nel 1992, ma anche i due ignobili capitoli diretti da Joel Schumacher nel 1995 e nel 1997. A questi vanno aggiunti ovviamente il primo tentativo di trasposizione per il cinema di Leslie Martinson del 1966 e la serie televisiva di grande successo che l’ha preceduta.
Il cavaliere oscuro – Il ritorno è dunque il canto del cigno con il quale il cineasta britannico dice definitivamente addio a Bruce Wayne e al suo alter-ego mascherato, perché tutto ciò che ha un inizio è destinato prima o poi ad avere una fine. Ma visti gli straordinari incassi ottenuti dai primi due episodi, che verranno sicuramente incrementati grazie all’ultimo atto, difficilmente produttori e distributori scriveranno la parola fine sul destino cinematografico di un franchise dalle uova d’oro come questo. In tal senso, l’epilogo (che non riveleremo ovviamente) ci fa ben sperare, ma una cosa è certa: al timone non ci sarà più Nolan e dietro la maschera del protagonista non vedremo Christian Bale. Ci sentiamo però in dovere di dire che, se mai qualcuno decidesse di riportare ancora una volta Batman nelle sale, questo qualcuno dovrà provare a fare meglio del suo predecessore, ossia sfiorare la perfezione.
Ancora più crudo e dark dei primi due capitoli, il terzo film ricuce i fili del discorso offrendo alla platea l’inevitabile chiusura del cerchio. Vecchi e nuovi volti fanno la loro personale sfilata sullo schermo (da Alfred a Lucius Fox, passando per Gordon e lo spaventapasseri), dando una lineare e solida continuità alla storia nel suo complesso. Ciò è dovuto al ruolo chiave che Nolan dà a tutti i personaggi, anche a quelli apparentemente secondari; tutti a proprio modo, e a seconda delle rispettive one line, rappresentano le vere e proprie colonne portanti che sorreggono la struttura narrativa. Ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno sono trascorsi otto anni da quando Batman è svanito nella notte, ridotto ormai a fuorilegge per essersi preso la responsabilità della morte di Harvey Dent, sacrificando tutto per ciò che lui e James Gordon ritenevano un bene superiore. Per qualche tempo, complice il Dent Act, una speciale legge anticrimine, l’inganno è stato di aiuto, e la criminalità a Gotham City è stata sgominata. Ma all’improvviso l’equilibrio si rompe con l’arrivo di una astuta ladra, Catwoman, decisa a compiere uno strano piano, e con l’irruzione di Bane, un terrorista mascherato i cui spietati piani per demolire Gotham portano Bruce Wayne a uscire dal suo esilio che si è imposto. Pur indossando nuovamente maschera e mantello, Batman potrebbe non essere abbastanza forte per fermare Bane. E per gran parte del film pare essere proprio così, a conferma della volontà di un regista che ha saputo sin dal principio offrire una versione introversa e problematica, più sfaccettata dal punto di vista interiore, di un eroe mascherato che prima di combattere con il nemico di turno deve fronteggiare la più dura delle battaglie, quella con se stesso e con i fantasmi del passato. Questa a nostro avviso la punta di diamante che ne ha decretato il successo planetario, mostrandoci un personaggio non indistruttibile, costretto a fare i conti con la paura prima e poi con i nemici. Nel terzo capitolo, l’eccentrico miliardario dovrà vedersela faccia a faccia con il riflesso distorto del suo Io, ma anche con le ferite e gli acciacchi che i duri scontri avuti in passato gli hanno lasciato sul corpo. Ma fuori dalla dimora dove si è rintanato, la tempesta che si sta per abbattere su Gotham City ha proporzioni catastrofiche e apocalittiche. Stavolta, l’ostacolo è granitico e possente, ugualmente spietato ma meno machiavellico del Joker di Ledger. A nascondersi dietro la maschera di Bane, infatti, un Tom Hardy in stato di grazia (vedi il monologo nello stadio), antitesi muscolare che condivide però con Wayne la natura oscura: il primo è nato nell’oscurità, mentre il secondo vi è stato adottato. L’attore britannico regala una performance da brividi, aiutato in questo da un personaggio costruito con la stessa attenzione del protagonista, diversamente da quanto fatto da Schumacher con Harvey Due Facce, l’Enigmista, Mr. Freeze o Poison Ivy. E in mezzo, un’autentica mina vagante rappresentata dalla Catwoman interpretata in maniera efficace e sensuale da Anne Hathaway, valida alternativa a quella di Michelle Pfeiffer di Batman – Il ritorno e oro se messa a confronto con quella portata sullo schermo da Halle Berry nell’abominevole spin-off di Pitof del 2004.
Dal punto di vista narrativo, lo script di questo ultimo capitolo della trilogia nolaniana ha naturalmente il compito di dare delle risposte ai tanti quesiti sollevati. Vista la tanta carne alla brace messa nelle pellicole precedenti, il compito era giocoforza assai complesso. Questo perché lo spettatore, sin da Batman Begins, si è trovato al cospetto di una matassa drammaturgica di grande spessore e introspezione, plasmata sulla base dell’approccio alla materia tipica di Nolan, perfettamente in linea con i temi e gli stilemi che hanno reso il suo modo di fare e concepire la Settima Arte immediatamente riconoscibile. A soffrire per questo dovere drammaturgico è soprattutto la parte centrale, dove la narrazione è costretta a lavorare di sottrazione e accelerare per lasciare più spazio al prologo, nel quale prende forma lentamente il processo di riconquista del proprio ruolo di difensore del bene da parte del protagonista, ma soprattutto al terzo atto, ove lo show balistico e pirotecnico, supportato da effetti speciali efficaci e non invasivi, mette in quadro un countdown difficile da dimenticare. Un countdown che rischia di resettare l’umanità, tanto spettacolare nel ritmo e nella tensione, quanto nella regia, nel quale Nolan mette tutto e il contrario di tutto: dall’esilio biblico (l’esplosione del ponte) all’anarchia, dal messaggio politico all’attacco verso i simboli economici (la scena dell’irruzione nella borsa) e sportivi (la spettacolare esplosione dello stadio), dal corpo a corpo senza esclusioni di colpi (la battaglia finale tra le strade con Bane e Batman a guidare le due fazioni rivali) all’inseguimento degli inseguimenti (il Bat Wing tra i grattacieli di Gotham), compreso il colpo di scena che scopre tutte le carte in tavola (o quasi).
Voto: * * *½
Francesco Del Grosso
Alcuni materiali del film: