Scheda film
Regia: Henry Paris (Radley Metzger)
Soggetto e Sceneggiatura: Jake Barns
Fotografia: Robert Rochester
Montaggio: Bonnie Karrin
Musiche: George Craig, Gioacchino Rossini
USA, 1976 – Porno – Durata: 85′
Cast: Constance Money (Susan Jensen), Jamie Gillis, Jacqueline Beudant, Terri Hall, Ras Kean, Gloria Leonard, Calvin Culver
Uscita: 1977
Dai cinema porno di Pigalle…
Dai cinema porno di Pigalle al jet-set di New York prima e di Roma poi, la vita della prostituta Dolores Beethoven (ironicamente il soprannome di classe che si è data è “Misty” e non Beethoven) cambia radicalmente grazie allo scrittore di manuali erotici Seymour Love; e da allieva da testare su un artista omosessuale diventa una maestra nella sua arte. Trasposizione hard del Pigmalione di G.B. Shaw, ovvero una commedia sull’educazione (qui al sesso, soprattutto orale e anale) di una fanciulla di rozzi metodi e viziosi costumi per cui rendere disponibile il proprio corpo diventa coerentemente quasi una missione o comunque una scelta felice di vita e non una degradazione personale (questo vale per tutti i personaggi): Metzger – celebre maestro dell’erotismo raffinato e psichedelico – dimostra di avere colta ironia da vendere (geniali gli aerei a luci rosse con le hostess che portano brandy e forniscono “prestazioni” per il piacere dei passeggeri paganti, la prova di abilità consistente nel soddisfare tre maschi contemporaneamente, spassose l’addestramento con cui Misty all’inizio simula, con strumenti fallici, pratiche che poi dovrà ripetere carnalmente) e gran talento (sia per quanto riguarda la tecnica di composizione dell’immagine – si permette panoramiche dall’alto, carrelli, pose plastiche di rapporti sessuali, figurativismo pittorico di amplessi che richiamano anche L’origine du monde di Courbet – che per la direzione degli attori – professionisti dell’hard che sanno anche recitare incredibilmente bene e con gustoso spirito autocritico – che per capacità di eccitare – che poi dovrebbe essere la funzione di livello primario di questo genere e sarebbe insincero non affermarlo, anche a rischio dell’equivoco cui ci si presta in questi casi), tutte cose che rendono romantici, godibili e talvolta addirittura splendidi (è proprio il caso di dirlo senza il rischio di incorrere nel ridicolo o nello squallido) anche penetrazioni, blow job (termine inglese per fellatio), “inrumazioni” (anche irrumazioni, latinismo per pratiche sessuali soprattutto orali, e talvolta usato anche per quelle anali) e sodomizzazioni (anche a maschi con falli finti) e altre pratiche che nei tristi porno di oggi tirano soltanto lo sbadiglio. Certo, era tutta un’altra epoca (musica appropriata ai momenti, dialoghi seri, montaggio da film di serie A, ritmo vivace, il fatto che esistesse comunque una storia tutt’altro che esornativa, voglia di fare comunque qualcosa di valore), ma dopotutto questa è una delle riprove che anche il cinema porno può essere artistico e simbolico: Paul Thomas Anderson, il regista di Boogie nights, l’ha definito non a torto “l’unico film a luci rosse che vale la pena di vedere” e, senza nulla togliere al successo di Gola profonda, questo gli è nettamente superiore. E, con buona pace di Cukor (e del suo misero My fair lady), per capire anche lo spirito iconoclasta e il greve realismo del testo di Shaw sarebbe molto meglio vedersi questa versione che sfiora gli applausi in numerosi punti: non si grida al capolavoro solo per la lunghezza forse eccessiva (considerata la ripetitività delle situazioni, anche se la noia non sopraggiunge mai) e per l’implicito difetto dei film di questo genere per cui tentare qualche divagazione (poetica o altro) di troppo non è pensabile. Ma la cosa più grave è che purtroppo un film così non avrà mai una libera circolazione e una sana e meritata rivalutazione, senza che sia necessario tirare in ballo a tutti i costi la morale e l’oscenità per condannarlo a priori; uscito a suo tempo doppiato per l’home video, oggi è stato ristampato in edizione originale con sottotitoli per la cura della rivista Nocturno. Il titolo assume il doppio significato di “inaugurazione” di Misty come playmate (femmina) dell’anno o proprio “all’apertura” degli orifizi (bocca, vagina e deretano) di Misty, prima riluttante a certe prestazioni. La scena tagliata di Misty legata come dovesse subire una tortura medievale venne riutilizzata per raggiungere il metraggio necessario per far uscire Barbara Broadcast. Conosciuto anche come Misty Beethoven o L’iniziazione di Misty (o A bocca piena o ancora Lingua profonda).
Voto: * * *
Roberto Donati