Scheda film
Regia: Brad Parker
Soggetto: Oren Peli
Sceneggiatura: Oren Peli, Carey e Shane Van Dyke
Fotografia: Morten Søborg
Montaggio: Mina Buric, Zsuzsa Mihalek
Scenografie: Aleksandar Denic, Matthew Sullivan
Costumi: Momirka Bailovic
Musiche: Diego Stocco
USA, 2012 – Genere: Horror – Durata: 90′
Cast: Jesse McCartney, Jonathan Sadowski, Devin Kelley, Olivia Taylor Dudley, Nathan Phillips, Ingrid Bolsø Berdal, Dimitri Diatchenko
Uscita: 20 giugno 2012
Distribuzione: M2 Pictures
Discesa nel già visto
Chernobyl, Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina, 26 aprile 1986: il reattore numero 4 della centrale nucleare locale esplode, rilasciando nell’atmosfera una contaminazione radioattiva superiore a quella di 400 bombe atomiche. Si parla del più grave incidente nucleare della storia, classificato come livello 7 nella scala internazionale degli eventi di questo tipo. La vicina città di Pripyat, dove alloggiano i lavoratori dell’impianto e le loro famiglie, viene evacuata durante la stessa notte, e tutti gli effetti personali dei residenti vengono abbandonati nelle fabbriche, nelle scuole, nei negozi e nelle case che appartenevano a una popolazione di circa 50mila persone.
Europa dell’Est, oggi: sei turisti ventenni partecipano a un tour estremo della città ucraina. Nonostante il segnale di divieto d’accesso, la loro guida, Uri, con un contatore Geiger a portata di mano, li conduce nella zona deserta passando attraverso i boschi di Pripyat.
Il turismo estremo è un settore di nicchia che promette viaggi in luoghi pericolosi, tra montagne, deserti e caverne, o ancora attività ad alto rischio come nuotare tra gli squali e fare bungee-jumping da una cascata, portando l’adrenalina a livelli inimmaginabili. Nel corso degli ultimi anni sono stati realizzati numerosi film del genere, ma solamente alcuni di essi sono riusciti a ricreare le ambientazioni spesso claustrofobiche attraverso un taglio della regia semi-documentaristico e una tipologia di riprese intima e originale. Uno di questi era sicuramente The Descent – Discesa nelle tenebre (2005), divenuto un vero e proprio cult tra gli appassionati di horror. Più in particolare, tutto quello che funzionava in The Descent ha in qualche modo a che fare con tutto quello che non funziona in questo Chernobyl Diaries – La mutazione: il gruppo di sportive protagonista del film di Neil Marshall, per esempio, rilanciava le aspettative di vita nei confronti di ciascuna ragazza ogni volta che scavava più in profondità nella sua psicologia al femminile, e garantiva nello specifico una forte connessione con almeno uno o due personaggi, migliorando al contempo e di gran lunga l’impatto adrenalinico dello spettatore con le scene più crude.
Al contrario, Chenobyl Diaries schiera i suoi turisti senza privilegiare alcun lato carismatico, ma anzi appiattendone qualsivoglia differenza interpersonale preferendole piuttosto un’omogeneità – letteralmente – da carne da macello. In tal maniera, un altro degli effetti collaterali indesiderati diviene quello di poter ben immaginare chi sarà il primo e chi l’ultimo a morire, e la satira sui vecchi film horror in stile Scream è presto dietro l’angolo.
Ci sarebbe poi da ragionare sul fatto che un simile scenario alla Silent Hill (città abbandonata/esseri umani infetti che circolano per le strade) avrebbe potuto garantire un ottimo (e già collaudato) elemento scenografico di riserva, non fosse che gli autori hanno voluto giocare sulla tipica confezione apparentemente a basso budget, soffrendo così di un’eclatante mancanza di accuratezza in luce e dettagli, per un risultato tutt’altro che spaventoso: forse soltanto quei cani che vagano affamatissimi per la città, nella loro mutante e allo stesso tempo naturale rabbia animalesca, riescono a regalare una sferzata di paura al film.
Chernobyl Diaries – La mutazione, tratto da una storia originale di Oren Peli, rinomato autore del pioneristico Paranormal Activity, e diretto dall’esordiente Brad Parker, non garantisce in sostanza colpi di scena, risolvendosi in un finale affrettato e, se possibile, ancor più scontato dell’iniziale premessa.
Voto: * *½
Eva Barros Campelli