Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: J.C. Chandor
Fotografia: Frank G. Demarco
Montaggio: Pete Beaudreau
Scenografie: John Paino
Costumi: Caroline Duncan
Musiche: Nathan Larson
USA, 2011 – Drammatico – Durata: 107′
Cast: Zachary Quinto, Stanley Tucci, Kevin Spacey, Paul Bettany, Jeremy Irons, Penn Badgley, Simon Baker, Mary McDonnell
Uscita: 18 maggio 2012
Distribuzione: 01 Distribution

 “Ma cos’è questa crisi?!”

2008, in una grossa banca di investimenti degli Stati Uniti sono giunti i famigerati cacciatori di teste. Molti andranno a casa, tra questi Eric Dale (Stanley Tucci), da lunghi anni lì impiegato, che prima di andare via lascia una chiavetta USB a Peter Sullivan (Zachary Quinto), un analista da poco assunto, con dei dati sui quali non aveva ancora finito di lavorare. Più per curiosità che per altro il giovane passa la notte ad esaminate i file, completando il lavoro e giungendo così ad una scoperta agghiacciante: l’orlo del fallimento per l’istituto finanziario, in seguito a situazioni sottovalutate per anni, malgrado qualcuno vi avesse già più volte richiamato l’attenzione in proposito. Dopo aver chiamato subito un altro collega e l’immediato superiore, la scoperta di Peter conduce nella notte ad un escalation di convocazioni, fino ai più alti vertici dell’azienda. Un’unica soluzione sembra dunque profilarsi per salvarsi: vendere tutto, ben sapendo di trascinare così nel vortice l’intero sistema economico nazionale ed internazionale…
Questo Margin call ha maggiore scaltrezza ed efficacia dell’analogo e televisivo Too big to fail – Il crollo dei giganti di Curtis Hanson, prodotto dalla HBO ed andato in onda da noi su SKY, dopo una presentazione in anteprima alla Festa del Film di Roma 2011. Se lì si faceva esplicito riferimento alla Lehman Brothers e si mandava in tilt per overdose di informazioni (poco comprensibili) lo spettatore medio, sprovvisto di un adeguato e necessario background di consapevolezza economica, qua invece il regista esordiente J.C. Chandor, anche sceneggiatore – profondo conoscitore dell’argomento grazie ad un padre per quarant’anni alla Merrill Lynch – sceglie un asettico anonimato circa l’azienda e conforta il pubblico sia rendendogli molto più digeribile l’enorme compendio di dati sia evidenziando come il livello dirigenziale sia inversamente proporzionale alla reale comprensione dei meccanismi della finanza e della borsa, mostrando gli alti livelli assolutamente ignoranti e dipendenti dai freschi e giovani colletti bianchi che dovrebbero governare. Così già dall’inizio mette al centro una Wall Street in grandangolo, dall’alto, avvicinandola poi, man mano che la vicenda procede complicandosi, al mondo, al popolo, con inquadrature più ad altezza uomo, come quando gli ex colleghi riescono a raggiungere Eric Dale sulla porta della sua abitazione. E se una grande corporation non ha certo un’anima, benché minimale la hanno tutti i suoi componenti umani, su cui Chandor pone la propria attenzione, esplorando e mettendo in luce attraverso dialoghi ed alcuni monologhi fulminanti – come quello di Jeremy Irons e quello di Stanley Tucci – ogni recondito anfratto dei loro animi.
In forma quasi thriller, perciò quasi sempre avvincente, e con un cast altisonante – non che quello del film di Hanson fosse da meno – che vede anche il gradito ritorno di Demi Moore, Margin call rende potabile – senza per questo risultare consolatorio, anzi – la spiegazione dell’inizio della crisi economica del 2008. Disgraziatamente illuminante.

Voto: * * *½

Paolo Dallimonti