Scheda film

Regia: McG
Soggetto: Timothy Dowlig, Marcus Gautesen
Sceneggiatura: Timothy Dowlig, Simon Kinberg
Fotografia: Russell Carpenter
Montaggio: Nicolas De Toth, Jesse Driebusch
Scenografie: Martin Laing
Musiche: Christophe Beck
USA, 2012 – Commedia/Azione – Durata: 97′
Cast: Reese Whiterspoon, Chris Pine, Tom Hardy, Til Schweiger, Chelsea Handler, John Paul Ruttan, Abigail Spencer
Uscita: 20 aprile 2012
Distribuzione: 20th Century Fox

 Le spie che mi amavano

Franklin Delano Roosevelt Foster (Chris Pine), più noto come FDR, e James (Tom Hardy), detto Tuck, sono due agenti speciali della CIA, ma con passioni e pulsioni molto più normali. Il primo è uno sciupafemmine, mentre il secondo ha qualche problema con le donne, tanto che decide di affidarsi ad un sito per incontri. Lì incontra l’altrettanto sfortunata Lauren Scott (Reese Whiterspoon), esperta nella valutazione di prodotti di consumo ma non altrettanto in quella degli uomini, la cui inserzione è stata inserita dall’amica Trish (Chelsea Handler), disperata nel vederla sempre single. Però, dopo il primo incontro Lauren si imbatte in FDR e, ignorando completamente chi siano l’un l’altro per Tuck, qualcosa nasce tra loro. Tra i due amici sarà dura lotta, malgrado le promesse iniziali di non belligeranza, tra microspie, tranelli e dispetti, per conquistarsi il cuore della giovane donna. Nel frattempo, come se non bastasse, c’è pure il cattivone Heinrich (il tedescone tarantinato Til Schweiger) che l’ha giurata ai due e sta venendo a cercarli…
Una delle ricette migliori contro ogni crisi e per mungere i botteghini è la contaminazione dei generi, come in questo caso in cui vengono fusi azione, spionaggio e commedia romantica. Se poi si aggiungono tre star, una in costante ascesa (Hardy), un’altra non più al primo tentativo di lancio (Pine) ed ancora una che non è riuscita a beneficiare completamente dell’Oscar vinto nel 2006 (Whiterspoone), ecco che il piatto è servito. Peccato che Una spia non basta sia la sagra del deja-vu e che il mix che propone ricordi troppo da vicino Innocenti bugie di Mangold di due anni prima e voglia anche scimmiottare l’eterno fascino della spia bondiana, messo invece egregiamente in crisi dal recente La talpa di Alfredson.
Per non parlare poi delle mille astuzie, fatte di microtelecamere, microfoni nascosti ed intercettazioni satellitari ordite dai due conquistatori con l’ignara complicità dei loro colleghi, che tolgono loro ogni alone romantico, facendoli piuttosto passare per due pericolosi e temibili maniaci. La banale trama giallo/spionistica viene seminata all’inizio, con una doverosa scena d’azione, atta a presentare la coppia di agenti amici, riaffiora qua e là nel tessuto narrativo ed esplode ovviamente nel finale, all’insegna della prevedibilità assoluta.
Gli attori cercano di dare del loro meglio, ma, mal serviti da un pessimo copione, benché diretti con brio dallo specialista McG, più che simpatici e bellocci rischiano di diventare dopo un po’ unicamente insopportabili.

Voto: * *½

Paolo Dallimonti