Scheda film

Regia e Sceneggiatura: Gianni Amelio
Soggetto: dall’omonimo romanzo incompiuto di Albert Camus
Fotografia: Yves Cape
Montaggio: Carlo Simeoni
Scenografie: Arnaud De Moléron
Costumi: Patricia Colin
Musiche: Franco Piersanti
Francia/Italia/Algeria, 2011 – Drammatico – Durata: 98′
Cast: Jacques Gamblin, Maya Sansa, Catherine Sola, Denis Podalydès, Ulla Baugué, Nicolas Giraud, Nino Jouglet
Uscita: 20 aprile 2012
Distribuzione: 01 Distribution

 L’uomo a metà

1960, Albert Camus muore in un incidente d’auto e tra le lamiere viene ritrovato un manoscritto incompiuto, intitolato “Il primo uomo”. Il romanzo viene poi curato e sistemato dalla figlia per giungere alla pubblicazione nel 1994.
1957, lo scrittore Jacques Cormery (alter ego di Camus, interpretato da un intenso e trattenuto Jacques Gamblin) torna nella natia Algeria per parlare a studenti universitari che lo contestano. Passato prima sulla tomba del padre morto nella prima guerra mondiale e mai conosciuto, quindi a casa dell’anziana madre (Catherine Sola), inizia un flusso di ricordi che lo riportano all’infanzia e che si alternano con un presente altrettanto difficile, in un paese che ribolle di tensioni anelanti all’indipendenza. Jacques bambino (lo stupefacente Nino Jouglet) trascorre i suoi fragili anni in povertà, insieme alla amorevole quanto fragile mamma (Maya Sansa), il semplice zio Etienne (Nicolas Giraud) e la dispotica nonna (Ulla Baugué), guidato dal maestro Bernard (Denis Podalydès), una sorta di padre putativo che convincerà la famiglia a farlo studiare, per diventare l’uomo che sarà.
A ben sei anni di distanza da La prima stella, Gianni Amelio torna con un film assai particolare e personale. La specie di testamento spirituale di Camus è lo spunto per un’opera animata dall’ampio respiro del grande cinema, che si può assaporare in molte scene – come quella complesa in cui il piccolo Jacques ha fatto la cresta sulla spesa e mostrando solo un semplice gesto rivelatore il regista spiega tutta la situazione – e che di riflesso si respira in molte sequenze, come quella del ballo del locale, che rimanda inevitabilmente a La battaglia di Algeri, unico altro grande film italiano che parlò della situazione algerina, riferimento subito dopo esplicitato dalla scena dell’immediato post-attentato, con l’autobus in fiamme ed i morti a terra.
Il primo uomo è così non solo il padre, che Camus/Cormery non ha mai conosciuto, ma anche la patria (dalla radice latina pater), che lui, nativo d’Algeria, quindi francese d’oltremare, in realtà non ha, diviso com’è tra le due nazioni. Ed è anche lui stesso, quale ideale homo novus, rinato dalle ceneri delle proprie radici, una volta confrontatosi col proprio passato (genitoriale e parentale) e col futuro dei suoi due paesi, in un momento storico estremamente particolare, ossia alla vigilia dell’indipendenza algerina.
Anche per questo Il primo uomo di Amelio, nuovo e brillante racconto/ritratto di una fanciullezza non del tutto semplice e lineare, è un film prezioso, in cui l’autore de Il ladro di bambini, come ha dichiarato, ha rivisto e ritrasposto la sua infanzia di povertà e di assenza paterna, paragonando la nazione nordafricana degli anni cinquanta alla sua Calabria dello stesso periodo storico nella quale visse. E ad arricchirlo ulteriormente, oltre ad un cast internazionale in cui spiccano la nostra Maya Sansa, l’impeccabile maestro Denis Podalydès ed il piccolo Nino Jouclet, che conferma pure l’abilità di Amelio nel dirigere gli attori, in particolare quelli naif, ha chiamato a doppiare gli artisti stranieri una schiera di stelle nazionali che va da Kim Rossi Stuart a Giancarlo Giannini e da Sergio Rubini a Ricky Tognazzi.

Voto: * * *½

Paolo Dallimonti