Scheda film
Regia: Felice Farina
Soggetto: Beba Slijepcevich e Felice Farina, ispirato all’omonimo libro di Enrico Deaglio
Sceneggiatura: Beba Slijepcevich, Luca D’ascanio, Felice Farina e Dino Giarrusso
Fotografia: Roberto Cimatti
Montaggio: Esmeralda Calabria
Scenografie: Nino Formica
Costumi: Antonella Balsamo
Musiche: Valerio C. Faggioni
Suono: Maricetta Lombardo
Italia, 2014 – Commedia – Durata: 87′
Cast: Francesco Pannofino, Roberto Citran, Carlo Giuseppe Gabardini
Uscita: 26 febbraio 2015
Distribuzione: Istituto Luce-Cinecittà
I peggiori anni della nostra vita
Dal 1978 al 2008, trent’anni di storia “patria” per un totale di novecento pagine. Questo è appunto “Patria” del giornalista Enrico Deaglio. Come trarre da un volumone così un film? Ci pensa il regista Felice Farina, amante delle sfide e noto per il dono della sintesi, colui che con il fondamentale aiuto della montatrice Esmeralda Calabria (che qui non ripete il miracolo) riuscì a resuscitare il proprio La fisica dell’acqua, versione definitiva di un progetto iniziato come Senza freni, facendo di numerose e necessarie ellissi in edizione la sua forza.
Il pretesto narrativo è dato dall’operaio meridionale Salvo (Francesco Pannofino) che sale su una torre di una fabbrica, minacciando di buttarsi giù, per scongiurare la chiusura dello stabilimento in cui ha lavorato per anni. Un suo collega, il settentrionale Giorgio (Roberto Citran) sale per salvarlo, ma i due non riescono più a scendere. Nel frattempo vengono raggiunti dal custode Luca (Carlo Alberto Gabardini), ipovedente e quasi autistico nato proprio nel 1978, che si era immerso nella lettura del libro “Patria”. Il confronto tra i tre è l’occasione per ricordare trent’anni di storia nazionale…
Con il piglio del documentarista ed anche quello del grande regista, Felice Farina, mescola le immagini di fiction con quelle di numerosi archivi, tra cui quello delle Teche Rai, del Movimento Operaio e del Centro Sperimentale di Cinematografia, dando così respiro ad un ampio excursus storico. Il problema di Patria è che fin dalla partenza, col Nord ed il Sud antagonisti, incarnati per giunti da due personaggi politicamente contrapposti che più stereotipati non si può (sia in fase di scrittura che in resa interpretativa), graviti costantemente nell’ambito del banale e del qualunquistico. Si veda ad esempio come viene trattata la nostra storia più recente, senza dire nulla di nuovo, soprattutto riguardo l’era del Berlusconismo, affrontando la quale significa ormai sparare sulla Croce Rossa: col senno di poi ormai sono capaci tutti, così come accadeva ne L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi col personaggio interpretato da Ricky Memphis, scatenando il fatale interrogativo: ma dove eravate tutti prima? In effetti tutto ciò rientra in un comportamento tipicamente italiano, ossia quello di salire sul carro del vincitore appena se ne abbia l’opportunità: non è un caso che, dopo un ventennio di dittatura mussoliniana, tutti abbiano avuto in casa un nonno anti-fascista.
In questo forse, pur essendo chiaro lo schieramento politico dell’autore, Patria trova la sua ragion d’esistere: nell’incarnare nella sua essenza imperfetta, forse anche inconsapevolmente, (molti) vizi e (poche) virtù dell’italiano medio.
Ma nella sua necessaria sintesi purtroppo non riesce a raccontarci nulla di nuovo, senza toccare le corde dello spettatore ed interessarlo, cosa che invece riusciva a fare il libro di Deaglio nel suo essere saggio estremamente analitico e completo.
Voto: 5
Paolo Dallimonti