Scheda film
Regia: Francesco Del Grosso
Soggetto: Daniele Esposito
Sceneggiatura: Francesco Del Grosso, Daniele Esposito
Fotografia: Daniele Anzellotti
Montaggio: Francesca Sofia Allegra
Costumi: Cristiana Agostinelli, Marco Alzari
Musiche: Raffaele Inno
Italia, 2011 – Documentario – Durata: 90′
Uscita: 10 febbraio 2012
Distribuzione: autodistribuzione
Sale: 1
Il calciatore nel pallone
È la mattina del 30 maggio 1994. Agostino Di Bartolomei pone fine alla sua giovane vita sparandosi un colpo di pistola con la sua Smith & Wesson calibro 38 in pieno petto.
È la sera del 30 maggio 1984 quando la Roma, l’anno dopo la vittoria dello scudetto, perde in casa ai rigori la finale della Coppa dei Campioni contro il Liverpool.
Questi due eventi sono uniti da un filo rosso, quasi impercettibile, che il documentario di Francesco Del Grosso, presentato come evento speciale alla Festa del Film di Roma 2011, cerca di individuare e percorrere. Mediante interviste ai famigliari del calciatore scomparso – che hanno offerto al regista la massima collaborazione, dopo qualche iniziale riluttanza, e senza i quali il film non sarebbe stato possibile – ed a numerosi esponenti dell’A.S. Roma, dal medico della squadra Alicicco ai compagni di gioco Chierico, Pruzzo e Tancredi, tra gli altri, ne racconta la storia, spaziando dalla capitale a Milano, fino a Salerno e Castellabate, tutti luoghi in cui ha soggiornato e che hanno pesantemente influenzato la sua esistenza.
Nato a Roma nel 1955, inizia a giocare vicino al suo quartiere di Tor Marancia per approdare alle giovanili della squadra capitolina, dove resterà fino a quel fatidico 1984, tranne una stagione nel Lanerossi Vicenza nel 1975-1976, diventando alla fine degli anni settanta anche il Capitano (per eccellenza) del team sportivo. Malgrado lo scudetto vinto dalla Roma nel 1983, il forte legame con l’allora allenatore Niels Liedholm che credeva in lui ciecamente, farà sì che dopo il duro colpo del disgraziato match con il Liverpool ed i conseguenti dissapori con molti dei tifosi, Di Bartolomei seguirà il coach al Milan, dove resterà fino al 1987, dal quale passerà prima al Cesena ed un anno dopo alla Salernitana, squadra che aiuterà a tornare in serie B e presso la quale concluderà la sua avventura calcistica.
Presunto ispiratore de “La leva calcistica della classe ’68” e musa per i versi di “Tradimento e perdono” di Antonello Venditti (brano che chiude il film), l’indimenticato Numero 10 della Roma, uomo di notevole spessore culturale e per questo fuori dal tempo, spese i suoi ultimi anni occasionalmente come commentatore sportivo e principalmente a Castellabate (sì, proprio il paesino di #Benvenuti al Sud), paese della moglie Marisa, dove cercò di mettere su non senza molte difficoltà una scuola di calcio, col desiderio inappagato e frustrante di poter rientrare nella sua amata squadra a quei livelli dirigenziali in cui avrebbe potuto eccellere. Ma il tradimento percepito dall’associazione sportiva nel mai troppo lontano 1984 gli tenne per sempre chiuse le porte, come qualcuno dei suoi colleghi di allora rivela.
Senza rinunciare alla poesia, come nel finale col bambino calciatore, Del Grosso restituisce del calciatore un ritratto lucido ed allo stesso tempo affettuoso, che i tifosi ameranno, ma che anche i non addetti riusciranno ad apprezzare.
Raro perché… malgrado il forte apporto della A.S. Roma, è un documentario su una figura comunque discussa.
Note: prima del suo approdo in sala, solo al Politecnico Fandango di Roma, il film è stato distributo in DVD nelle edicole in abbinamento editoriale col Corriere dello Sport – Stadio dal 21 novembre 2011.
Voto: 7
Paolo Dallimonti
#IMG#Il calciatore dimenticato
La vita sportiva e privata del calciatore Agostino Di Bartolomei, rivista per mezzo delle testimonianze di coloro che l’hanno conosciuto: dalla moglie, ai figli, ai compagni di squadra. Partendo dai primi calci scoccati nel campo dell’oratorio di Tor Marancia, sino all’esilio non troppo dorato di Castellabate.
Un uomo triste e spesso serioso, con un volto perennemente in bilico fra il tirato e l’incazzato. Al tempo stesso però un leader carismatico, capace di essere molto di più di un ottimo centrocampista, uno dei migliori degli anni ’80, uno al quale il barone Liedholm affidò il controllo del centrocampo della Roma che nel 1983, dopo oltre quarant’anni, seppe riportare lo scudetto in casa giallo-rossa. Questo era ‘Ago’, soprannome che lo inseguiva dai tempi dell’oratorio, questo e molto di più; Di Bartolomei infatti era un coacervo di sensazioni contrastanti che andavano dalla serietà, all’apparente disprezzo per i riflettori, passando per il rapporto a volte conflittuale, ma ai limiti della correttezza, con ogni suo compagno di squadra, ognuno dei quali è rimasto rapito dalla fine triste della vita del capitano giallo-rosso, forse troppo rapidamente dimenticato dal calcio che conta, come a dimostrare che quel disprezzo, con il quale durante la carriera si allontanava dai riflettori, ha fatto si che alla fine si tramutasse in un ostracismo invalicabile.
Il trentenne Francesco Del Grosso, autore già di diversi documentari, firma un opera dedicata ad un probabile idolo della sua infanzia, un personaggio scomodo ma altrettanto positivo come solo un Di Bartolomei e pochi altri potevano essere. Un documentario portato a termine grazie all’aiuto della famiglia del calciatore e per mezzo anche delle testimonianze di coloro che conobbero il “silente numero 10”, uno che al calcio di oggi farebbe decisamente un grande bene. Uno al quale sicuramente troppo presto chiusero le porte in faccia dopo la fine di una carriera gloriosa.
Voto: 8
Ciro Andreotti