Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Delphine e Muriel Coulin
Fotografia: Jean-Louis Vialard
Montaggio: Guy Lecorne
Scenografie: Benoît Pfauwadel
Costumi: Dorothée Guiraud
Francia, 2011 – Drammatico – Durata: 90′
Cast: Louise Grinberg, Juliette Darche, Roxane Duran, Carlo Brandt, Esther Garrel, Noémie Lvovsky, Yara Pilartz
Uscita: 23 marzo 2012
Distribuzione: Teodora Film
Sale: 36

 Una sigaretta fumata di nascosto…

Una sigaretta fumata di nascosto durante l’ora di ginnastica e capiamo subito che abbiamo a che fare con un gruppo di studentesse che stanno vivendo l’età più complicata della loro vita: l’adolescenza. L’inizio di 17 Filles, presentato al Festival di Cannes e Premio Speciale della Giuria al Torino Film Festival, ci proietta immediatamente nel mondo sognante di queste ragazze, legate da una amicizia tale da convincerle a compiere una scelta radicale. Camille, la più carismatica del gruppo, resta in cinta e, sentendosi diversa dagli altri, convince le amiche a fare la stessa cosa per uscire dalla monotonia e dall’assenza di prospettive della piccola città in cui vivono, sognando invece un futuro insieme, di riscatto e di amore grazie all’appoggio reciproco, senza alcuna interferenza dei genitori. Manifesto della ribellione adolescenziale, il film di Delphine e Muriel Coulin prodotto da Denis Freyd, storico produttore dei fratelli Dardenne, racconta questa fase giovanile con leggerezza e disincanto. Ispirato a una storia vera accaduta in una cittadina del Massachussetts, il racconto di queste ragazze avviene con una dolcezza e una convinzione quasi commoventi. Esiste solo il loro mondo, diverso agli occhi degli altri, speciale invece ai loro, in cui possono permettersi – nonostante la loro condizione – di fare qualunque cosa, come fumare in gravidanza, guidare senza patente, scappare di casa e dipingersi il pancione con i pennarelli. Il corpo gioca un ruolo fondamentale nel film, come ammettono le stesse registe “sono la loro unica arma” perché grazie ad esso possono finalmente immaginare un futuro diverso. Si spiegano così le molteplici inquadrature dei dettagli, le mani, le gambe nude in attesa della visita medica a scuola, i primissimi piani dei visi, straordinariamente espressivi, e ovviamente le pance sotto i maglioni ma anche scoperte.
Le loro chiacchiere e avventate decisioni avvengono spesso in riva all’oceano, perché l’acqua è simbolo di fertilità, ma i loro bagni ricordano anche i tuffi nel mare della vita di Truffaut.
Omaggio anche alla bellezza grazie alla presenza di Louise Grinberg (La classe) nei panni di Camille, insieme a Roxane Duran (Il nastro bianco) ed Esther Garrel (L’Apollonide).
“Non puoi fermare una ragazza che sogna”, recita il film alla fine, per offrire allo spettatore la spiegazione dell’eccezionalità dei fatti. Ma forse appare ridondante. Sarebbe stato meglio esplorare più a fondo le ragioni di un simile gesto, ma è anche una scelta stilistica la volontà di raccontarlo semplicemente.

RARO perché… è un film con una tematica anti-convenzionale e che è già incappato in grane con la censura.

Voto: * * *

Marta Fresolone

 #IMG#Madri, coraggio!

Nel Massachusetts, diciassette adolescenti nel 2008 decisero di rimanere incinta contemporaneamente. Spinte da uno spirito di ribellione, tra lo stupore, lo sdegno e la rabbia di genitori ed insegnanti, portarono a termine quindici gravidanze.
Il film delle sorelle Delphine e Muriel Coulin, qui esordienti nel lungometraggio, vuole raccontare con garbo, trasponendola in Francia, sulle coste dell’Atlantico, la curiosa storia dell’epidemia di fanciulle in stato interessante che qui si accompagna ad una simbolica invasione di coccinelle, le quali, così come sono arrivate, poi svaniranno nel nulla. Tutto comincia dall’inquieta Camille (Louise Grinberg), che si ritrova incinta per caso, per un errore dovuto alla rottura del condom durante un rapporto. A seguirla subito è Florence (Roxane Duran), la ragazza bruttina sempre esclusa dal gruppo delle cinque amichette del cuore e compagne di liceo. Queste due ragazze saranno le figure chiave della singolare avventura che coinvolgerà le altre quindici compagne in cerca di un riscatto che il posto in cui sono nate e vivono non gli potrà dare. Per questo le due registe hanno scelto Lorient, il loro paesino, distrutto dalla Seconda Guerra Mondiale e rinato negli anni cinquanta tanto in fretta che gli abitanti locali ritenevano fosse la città del futuro, ma che oggi, sessant’anni dopo, con la crisi del porto e dell’arsenale, vive una forte crisi.
Anni di femminismo e di battaglie per la parità dei diritti tra uomo e donna, giunti ora ad una tregua che puzza di compromesso, non sono serviti a nulla: di fronte al grigiore delle loro famiglie – che in maniera ipocrita e vigliacca addossano alla scuola la colpa di quanto accaduto – e del proprio futuro, le fanciulle ribadiscono la figura femminile come madre, mandando al diavolo gli studi e quindi futuro e carriera, confidando però in un utopico socialismo, che ha la forma post-infantile dell’amicizia, e riponendo nel mutuo aiuto tra pari la soluzione ai loro problemi.
Scelte tra circa seicento aspiranti, le diciassette attrici scelte dal duo di sorelle – tra cui spiccano i volti già noti della Grinberg, della Duran e della Garrel (figlia del regista Philippe) – regalano in modo perfetto e senza morbosità alcuna i volti ed i corpi in mutazione alle protagoniste, spiegando sufficientemente le loro ragioni, ma perdendosi in alcuni nodi chiave della vicenda che rimangono irrisolti, non adeguatamente supportate da un copione che affida troppo al caso – anche se nei nove mesi di quasi venti gravidanze può naturalmente accadere di tutto – alcune importanti svolte narrative.

Voto: * * *

Paolo Dallimonti

 A Lorient, in Bretagna…

A Lorient, in Bretagna, 17 liceali decidono di entrare in gravidanza dopo che Camille, una di loro, è per prima e per sbaglio rimasta incinta. La loro scelta è quella di un gruppo di adolescenti che vede nella gravidanza volontariamente cercata, e dalla quale sono esclusi i genitori e i legittimi padri, un modo differente per affrancarsi da una vita piatta e monotona.
Ennesimo successo recente del cinema d’oltralpe, non è di certo facile da dimenticare il Quasi amici di Nackache e Toledano, e liberamente ispirato ad una storia realmente avvenuta nel 2008 in Massachusetts, e che all’epoca suscitò molto scalpore, generando gruppi di pensiero in merito alla responsabilità o irresponsabilità, con la quale le 17 liceali scelsero di rimanere incinte. La pellicola, il primo lungometraggio delle sorelle Coulin, ripercorre la gravidanza di Camille, studentessa di un Liceo di un piccolo paese di pescatori della Bretagna, che si trova improvvisamente catapultata nel mondo adulto per colpa di un piacevole inconveniente di percorso. Il film regge tutta la propria impalcatura sull’irresponsabilità con la quale le 17 ragazze che mano a mano vengono persuase da Camille a rimanere incinte, in una sorta di moda-amicizia degna di un reality, decidendo di affrancarsi dalla vita adulta, con progetti che sfiorano il ridicolo, l’acquisto di una casa ove crescere tutte insieme i propri figli, e al tempo stesso senza abbandonare ancora del tutto l’età adolescenziale che non vuole smettere di fare capolino nella loro mente di ragazze di 16–17 anni, sempre a cavallo fra party sulla spiaggia, I-Phone e sms spediti a go-go. A fare da cornice alle rispettive esistenze il plumbeo cielo di Lorent che funge da contorno all’angusta solitudine nella quale ognuna scivola nelle rispettive camere, dove solo un muro e i rispettivi sguardi nel vuoto, inquadrati lungamente e in primo piano, portano sollievo alle esistenze di chi probabilmente ha deciso avventatamente il proprio futuro. In concorso a Cannes e al Torino Film Festival il film risulta alla fine essere un inno alla vita passando attraverso l’immaturità di certe scelte che velocemente vengono riportate sulla terra dall’inevitabile evidenza degli eventi.

Voto: * * *½

Ciro Andreotti