Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Valentina Monti
Fotografia: Alessio Valori
Montaggio: Ilaria Fraioli, Matteo Spigariol
Musiche: Moreno Gileno, Margareth Kammerer
Italia, 2009 – Documentario – Durata: 62′
Uscita: 16 maggio 2011
Distribuzione: Cinecittà Luce
Sale: 1
La sottile leggerezza dell’etere
Che cosa c’è di più leggero dell’aria, quindi dell’etere, attraverso cui mandare le trasmissioni radio e diffondere (nuove) idee, senza che nessuno ci veda, ci identifichi e possa perciò fermarci o danneggiarci?
Sotto un burqa virtuale fatto di onde radio e coperta da un chador più reale, la poco più che ventenne Humaira Habib, insieme alle protagoniste di questo Girls on the air, dal 2003 raccoglie ogni giorno le testimonianze delle donne ad Herat, in Afghanistan, nelle zone più difficili della città, nei tribunali, per poi diffonderle nel resto del paese e non solo. La documentarista Valentina Monti segue la caparbia redazione dell’emittente comunitaria Radio Sahar, la prima stazione libera ed indipendente del paese, fatta quasi di sole donne ad eccezione di un maschietto, fuori e dentro gli studi, mischiando la loro attività pubblica con il loro privato. Ed utilizza pure le armi della poesia nel raccontare i sogni e l’intimo di Humaira, che declama versi sullo sfondo delle delicate canzoni di Margareth Kammerer, mentre le sue immagini si sovrappongono a quelle delle sterminate distese desertiche dell’Afghanistan, come un luogo in cui spiegare le proprie nascoste ali, come inu un volo liberatorio. E subito dopo non rifiuta nemmeno di giocare anche con lo spettatore, facendo credergli, grazie ad uno stacco in nero, che una fiction possa essere un vero accadimento, fatto di agghiaccianti urla di terrore. Gioco che serve anche da veicolo per non trascurare i media nazionali, mostrando patinatissime telenovela indiane trasmesse in TV, quali Heena, nelle quali la donna è poco più di una figurina scialba, o film come The others, non a caso con una donna sola e volitiva come protagonista, che le stesse redattrici della radio si occupano di doppiare per farlo arrivare alle masse.
Poi anche per Humaira arriva un momento critico: quello di partire, di lasciare per otto mesi il paese alla volta del Canada per motivi di studio e, soprattutto, di abbandonare, almeno temporaneamente la sua preziosa creazione. Lì tutto sembra crollare, ma l’emancipazione di un afghano, in particolare donna, passa anche per l’immigrazione verso l’occidente, per la “civilizzazione”, come la chiamano le sue amiche. Perché Radio Sahar non sia la fine, ma l’inizio.
Raro perché… a chi interessano giovani donne afghane che fanno la radio?!
Note: passato in numerosi festival, dentro e fuori l’Italia, il film ha partecipato nella sua versione più breve Radio Sahar alla rassegna “Doc in Tour – Documentari in Emilia Romagna” che l’ha nella regione nel maggio 2011 ed è poi uscito nell’edizione più lunga solo al Nuovo Cinema Aquila di Roma.
Voto: * * *½
Paolo Dallimonti