Scheda film
Regia: Radu Mihaileanu
Sceneggiatura: Radu Mihaileanu, Alain-Michel Blanc, con la collaborazione di Catherine Ramberg
Fotografia: Glynn Speeckaert
Montaggio: Ludo Troch
Scenografie: Christian Niculescu
Costumi: Viorica Petrovici
Musiche: Armand Amar
Belgio/Italia/Francia, 2011 – Drammatico – Durata: 125′
Cast: Leila Bekhti, Hafsia Herzi, Biyouna, Sabrina Ouazani, Saleh Bakri, Hiam Abbass, Mohamed Majd
Uscita: 9 marzo 2012
Distribuzione: BIM
La fi(si)ca dell’acqua
L’acqua. Fonte di vita, principio creatore, sostantivo femminile. È lei la protagonista di questa storia di donne, ambientata in un villaggio indefinito tra l’Africa settentrionale ed il Medio Oriente, che si ribellano agli uomini dopo l’ennesima gravidanza che una di loro ha visto interrompersi in seguito ad una caduta accidentale in montagna, per trasportare alle case il prezioso liquido. Capeggiate dalla bellissima Leila (Bekhti), proclamano un eloquente sciopero del sesso, rifiutando di concedersi ai propri uomini finché non si decidono a cambiare lo status quo. All’inizio i mariti rispondono con indifferenza e poi con la violenza, ma prima che la notizia si diffonda nel paese, anche le autorità interverranno per portare l’elettricità e l’acqua potabile dentro ogni casa del piccolo centro abitato.
Stavolta Radu Mihaileanu abbandona le sue fantasiose ed ingegnose costruzioni di piccoli che si fingono grandi, siano essi Ebrei mandati al macello che si fanno passare per i loro stessi carnefici o bambini cristiani “resi” giudei per salvarli o ancora una piccola orchestra che si spaccia per quella del Bol’šoj in trasferta, per realizzare un film con i piedi per terra, teso a denunciare ogni integralismo ed ogni atto di violenza o mancanza di rispetto nei confronti del genere femminile. Lo spunto, non troppo originale, proviene lontanamente dalla Commedia dell’antica Grecia, in particolare da “Lisistrata” (e da “Le donne al parlamento”) di Aristofane e più direttamente e recentemente dai fatti accaduti in un villaggio turco nel 2001.
Pur volendo trattare la condizione femminile nel mondo musulmano e raccontando una storia altamente simbolica – si pensi già solo ai molteplici significati dell’acqua – e quindi latrice di un messaggio universale, il regista rumeno rinnega in parte la poesia cui ci aveva abituato in passato, malgrado le danze e i canti delle donne del villaggio – in dialetto darija – siano estremamente suggestivi, con i loro suoni e gli sfavillanti colori, e riesca a toccarci il cuore attraverso la tematica ed i suggestivi panorami che il deserto riesce ad offrire.
Girato con uso esclusivo di steadycam e privilegiando le tonalità ocra regalate dalle ambientazioni naturali, La sorgente dell’amore si dilunga e pure si disperde nelle due ridondanti ore di durata, malgrado cerchi di affrontare l’argomento sotto più punti di vista e provi ad infarcirlo di sotto-storie: persino l’Imam del villaggio viene più volte interpellato e pure un giornalista esperto di entomologia, che si rivela poi essere l’ex uomo della protagonista Leila; si sottolinea l’influenza dei media e della tecnologia (televisioni e cellulari) su comunità chiuse e ristrette come quella qui mostrata; non si trascurano l’analfabetismo e il tentativo di alfabetizzazione tra donne.
Votato alla nobile causa, Mihaileanu dimentica l’essenziale complicità dello spettatore – qui orfano della sognante poetica dell’autore – che rischia ad un certo punto di non seguirlo più e di annoiarsi lungo l’estenuante pamphlet, benchè rigoroso ed oltremodo doveroso.
Voto: * * *
Paolo Dallimonti