Scheda film
Titolo originale: Coming home/Gui lai
Regia: Zhang Yimou
Soggetto: Yan Geling
Sceneggiatura: Jingshi Zou
Fotografia: Zhao Xiaoding
Montaggio: Meng Peicong, Mo Zhang
Scenografie: Lin Chaoxiang, Liu Jiang
Musiche: Chen Qigang
Cina 2014 – Drammatico – Durata: 111′
Cast: Gong Li, Chen Daoming, Zhang Huiween, Guo Tao, Liu Peiqi
Uscita: 26 marzo 2015
Distribuzione: Lucky Red
Solo per amore
Zhang Yimou ha deciso di tornare alle origini con Lettere di uno sconosciuto, tratto dal romanzo “The Criminal Lu Yanshi” di Geling Yan. Il maestro cinese riprende a lavorare con Gong Li, l’attrice con cui aveva esordito dietro la macchina da presa con Sorgo rosso (1987) e che renderà protagonista delle sue pellicole fino al 1995 (anno in cui si lasceranno) fino alla riunion nel kolossal La città proibita (2006) . Ma questo film segna anche il ritorno a tematiche care al regista cinese, dopo la fase dei wuxia (film d’avventura cinesi) e pellicole ad alto budget – a parte qualche parentesi – torna a indagare il ruolo della donna, la rappresenta attraverso uno sguardo lirico, ma anche per come viene vista dalla società e a ciò mixa il sentimento della patria e la rivoluzione culturale.
Lettere di uno sconosciuto parte significativamente dalla messa in quadro di una fuga ambientando subito lo spettatore nel clima dell’epoca, tanto più se pensiamo al pubblico occidentale contemporaneo che difficilmente può comprendere fino in fondo quei moti, certe azioni contro gli intellettuali (anche comuni) e, forse, non è abituato neanche a una tale rappresentazione dell’amore.
Lu Yanshi (Chen Daoming) è stato arrestato e mandato in un campo di lavoro come prigioniero politico perché professore dissidente, è stato costretto a lasciare sua figlia Dan Dan (Zhang Huiween) quando era ancora piccola e ora, la ragazza, è “abituata” a vivere senza padre. Quando irrompe nella sua vita perché le guardie inevitabilmente pensano che possa rifugiarsi da loro o provare a contattarle, ha una reazione particolare, di chi è stata allevata coi dettami di Mao e umanamente teme di perdere quello per cui si è impegnata (la danza) e, forse, inconsciamente anche sua madre. Le riprese delle prove di “Distaccamento femminile rosso” (famoso balletto rivoluzionario) ci danno l’idea di quanto rigore ci sia dietro quella coreografia, di come la danza venga strumentalizzata dal regime perché si faccia veicolo e, allo stesso tempo, alcune inquadrature ci sottolineano l’impegno sul piano fisico.
Il regista di Lanterne rosse (1991) con delicatezza e, al contempo, incisività ci mostra come la Storia con la “S” maiuscola si ripercuota su quella privata, come tutto sia concatenato con un filo che non si può spezzare neanche dopo anni e anni di assenza. Ed è proprio questo il punto: quando la rivoluzione culturale finisce, Lu può fare finalmente ritorno a casa da Feng Wanyu (Gong Li) e sua figlia, ma qualcosa è mutato: la scrittura ci restituisce una sensazione in bilico tra il ricucire e il conquistare.
I due protagonisti conferiscono una forte intensità all’uomo e alla donna, con lui che deve affrontare le conseguenze drammatiche della sua assenza e lei in uno stato di perenne attesa. Lo spettatore viene così avvolto da note melanconiche dopo aver provato l’adrenalina anche della caccia all’uomo nella prima parte.
Quello che resta alla fine della visione di Lettere di uno sconosciuto lo vogliamo trasmettere con queste parole (utilizzate certo nella trasposizione di un bestseller di Nicholas Sparks, ma che se fossero dette qui assumerebbero poeticità…ma a questo ci pensano le immagini e i gesti della pellicola in questione)…. «L’amore è sempre paziente e gentile, non è mai geloso… non è mai presuntuoso o pieno di sé, non è mai scortese o egoista, non si offende e non porta rancore. L’amore non prova soddisfazione per i peccati degli altri ma si delizia della verità. È sempre pronto a scusare, a dare fiducia, a sperare e a resistere a qualsiasi tempesta».
Voto: 7
Maria Lucia Tangorra