Scheda film
Regia: Andrea Molaioli
Soggetto e Sceneggiatura: Andrea Molaioli, Ludovica Rampoldi, Gabriele Romagnoli
Fotografia: Luca Bigazzi
Montaggio: Giogiò Franchini
Scenografie: Alessandra Mura
Costumi: Rossano Marchi, Gabriella Pescucci
Musiche: Teho Teardo
Italia, 2011 – Drammatico – Durata: 110′
Cast: Toni Servillo, Sarah Felberbaum, Remo Girone, Walter DeForest, Brett McClelland, Renato Carpentieri, Fausto Maria Sciarappa
Uscita: 4 marzo 2011
Distribuzione: BIM Dsitribuzione
Ad inizio degli anni ’90 la Leda…
Ad inizio degli anni ’90 la Leda, una grande azienda produttrice di latte e alimenti, sta attraversando una pessima situazione economica. Il presidente Rastelli non sa come mantenere a galla la propria creatura che lui per primo definisce pubblicamente “un gioiellino”, il ragioniere Ernesto Botta, responsabile della contabilità del gruppo, gli suggerisce di fare quotare in borsa la Leda per trovare così quegli aiuti economici che sono necessari per la sua sopravvivenza. Le conseguenze di questa operazione saranno però assolutamente catastrofiche.
Il Gioiellino di Molaioli, nemmeno troppo liberamente ispirato alle vicende della Parmalat, che nel 2003, esattamente come nel caso Leda, ebbe il suo ben noto ‘crac’, trova nei volti e nelle movenze compassate di uno splendido Toni Servillo, nel ruolo di Ernestino Botta, la forza dirompente per arrivare al cuore della gente. Al noto attore napoletano, che letteralmente si supera in una prova fatta di grande precisione artistica, di pause e di solitudine, di amori consumati quasi in completo silenzio, tutto solo per salvaguardare gli interessi di una società che lui per primo sente sua, si unisce un gruppo di grandi comprimari fra cui Sarah Felberbaum nel ruolo della nipote del Cavalier Rastelli, e lo stesso Rastelli interpretato altrettanto superbamente da Remo Girone che in alcuni momenti e nella penombra del proprio studio è facile confonderlo nella figura di Callisto Tanzi. Per il resto la ricostruzione del “caso Parmalat” è quasi perfetta e si sovrappone con la realtà in gran parte dei dettagli. Alla fine Molaioli riesce infatti a confezionare un secondo prodotto, dopo La ragazza del lago, datato 2007, altrettanto lento ma anche altrettanto piacevole, che scivola veloce verso un epilogo del quale già anticipatamente si conoscono gli anfratti più tetri ma che lascia comunque tutti con il fiato sospeso sino all’ultima inquadratura dedicata ad un Toni Servillo che sparisce nel ventre di un cellulare della polizia e per il quale si può solamente provare una sorta di tenera compassione.
Voto: * * *¾
Ciro Andreotti
Latte di arrangiarsi
#IMG#La Leda è una brillante e florida industria agroalimentare che vende in Italia ed all’estero latte e prodotti caseari, sita in quell’operoso nord-est che è diventato uno dei fiori all’occhiello dei partiti locali inneggianti al federalismo o all’indipendenza dal resto del paese. A tenerla in piedi, oltre ai numerosi lavoratori, contribuiscono gli appoggi dei politici, pronti ad aiutare con qualche legge ad hoc, mentre i suoi manager, come Ernesto Botta (Toni Servillo) che a malapena ha conseguito il diploma in ragioneria, per mantenere in ordine i conti, si inventano operazioni sempre più azzardate di “finanza creativa”. Il fondatore Amanzio Rastelli (Remo Girone) ha inoltre messo ai posti di comando suoi parenti stretti, come il figlio e la nipote, fidati ma non troppo competenti. Così la società contrae debiti sempre maggiori e sprofonda in una voragine che non smette di allargarsi…
Fin troppo facile ravvisare dietro la Leda – un’azienda inventata tout-court, con tanto di linea di prodotti, cataloghi e marchi – la parabola discendente della Parmalat che nel 2003 culminò nel crac, irrompendo nelle cronache giudiziarie del paese. Come è quasi banale individuare in Rastelli il vero Calisto Tanzi e nel ragionier Botta lo spregiudicato Fausto Tonna. Purtroppo però il film di Andrea Molaioli – che ci aveva lasciato alquanto indifferenti pure col suo acclamato esordio La ragazza del lago – cade nello stesso errore di molto cinema italiano, per quanto minore, che si autodefinisce “impegnato” e che ha sfornato “capolavori” come Il lupo di Stefano Calvagna o Le ultime 56 ore di Claudio Fragasso: prendere dalla cronaca recente una storia vera, senza avere il coraggio di sposarla e di sfruttarla fino in fondo, usandola soltanto come semplice motore promozionale, costruendoci intorno un’inutile racconto altamente romanzato. Così la vicenda della Leda, lasciandosi alle spalle le traversie dei lavoratori e la tragedia dei piccoli risparmiatori truffati dalle operazioni illegali dei suoi dirigenti, lavorando molto di fantasia su numerosi dettagli, amplificandoli o smussandoli, diventa il pretesto per una sorta di grossa soap opera di lusso, in cui sembrano emergere solo i complicati rapporti umani all’interno della società. E se qualche trovata colpisce nel segno, come quella della casa dell’attuale Presidente del Consiglio, la cui libreria è riempita da finti libri, neanche la scelta di un cast altisonante – che comprende anche Sarah Felberbaum e l’emergente Lino Guanciale – può riempire i buchi di una sceneggiatura pigra e poco coraggiosa, che riesce a deludere ed annoiare anche lo spettatore più ingenuo.
Voto: * *½
Paolo Dallimonti