Regia: Rob Marshall
Soggetto: Stephen Sondheim, James Lapine
Sceneggiatura: James Lapine
Fotografia: Dion Beebe
Montaggio: Wyatt Smith
Scenografie: Dennis Gassner
Costumi: Colleen Atwood
Musiche: Stephen Sondheim
USA, 2014 – Musical/Fantastico – 125’
Cast: Meryl Streep, Emily Blunt, James Corden, Anna Kendrick, Chris Pine, Johnny Depp, Lilla Crawford, Daniel Huttlestone, Christine Baranski, Billy Magnussen e MacKenzie Mauzy.
Uscita: 02 Aprile 2015
Distribuzione: Walt Disney Italia
Stregati dal Bosco
Le più belle favole targate Walt Disney in un’unica opera? La risposta è sì. Le premesse sono veramente entusiasmanti e se Hollywood attinge da Broadway per l’ennesima volta, vedi il recente grande successo de Les Miserables (2012), bisogna scommettere sulla piena riuscita della missione. Però nei boschi (Into the Woods), come risaputo, ci si può perdere molto facilmente. Questa volta, la casa produttrice di Fantasia (1940) e di pietre miliari dell’animazione, prende il sentiero sbagliato o almeno fa inciampare i propri protagonisti troppo spesso nelle intricate e statiche vie di un musical, si interessante, ma a tratti poco dinamico.
Cappuccetto Rosso (Lilla Crawford, al debutto cinematografico), Cenerentola (Anna Kendrick – Tra le Nuvole, 2009), Raperonzolo (MacKenzie Mauzy, abitué delle serie Tv made in USA) e Jack (Daniel Huttlestone – Les Miserables, 2012) e il fagiolo magico sono le favole che si incrociano con la misera storia di un panettiere (James Corden – Tutto può cambiare, 2013) e sua moglie (Emily Blunt – Il Diavolo veste Prada, 2006). I due sposi, maledetti in passato da una Strega cattiva, che qui ha il volto della poliedrica Meryl Streep (3 volte premio Oscar: Kramer contro Kramer, La scelta di Sophie e The Iron Lady), cercheranno di scogliere l’incantesimo che non gli permette di avere figli. Devono recuperare 4 oggetti, icone classiche della fiabe sopracitate: una mantella rossa, una scarpa d’orata, un ciocca di biondi capelli e una mucca dal manto color latte. Una volta in possesso di questi tesori potranno finalmente soddisfare le brame della Strega e concedersi la grazia di un bebè. Tutto questo accade nei meandri dei boschi, dove i desideri diventano realtà a suon di musica.
Diretto dal regista Rob Marshall, premio Oscar per l’appassionato e “malavitoso” Chicago (2002), Into the Woods si giova anche del talento di Stephen Sondheim (Oscar per la colonna sonora di Dick Tracy – 1990), conosciuto ai più, per l’adattamento musical-cinematografico di Sweeney Todd (2007) di Tim Burton. Il film è stato candidato a tre premi oscar: Miglior Attrice non protagonista (una trascinante Meryl Streep), scenografie e costumi.
Fin dalle premesse Into The Woods risente di una regia un po’ troppo impacciata. Un’inconsueta stabilità nell’uso della macchina da presa ed un immobilismo di movimenti dei personaggi, porta lo show e quindi il genere a navigare in acque sconosciute. Si predilige raccontare senza ballare e anche le canzoni, fulcro della narrazione, non hanno un motivo portante. Il bosco, con l’andar del tempo, sembra inghiottire una sceneggiatura che lascia poco spazio alla magia. L’inserimento di scene dedicate alla risata riporta decisamente vigore e quella sferzata comedy che serve alla pellicola per uscire dalle sabbie mobili dello sbadiglio facile.
Il messaggio che porta in se il lungometraggio Disney, che nel descrivere le sue fiabe più amate tende a deviare dagli originali a cartoni animati, ci fa riflettere. Attenti a cosa si desidera. Potrebbe non essere così producente come lo si immagini. L’oscurità del bosco porta fuori il lato dark delle persone, nella cupezza esce un lato oscuro che tramuta i desideri in qualcosa di sinistro. Cosa si cela realmente nel bosco?
Una volta esauditi tutti i desideri bisogna fare i conti con la realtà, che il più delle volte ci fa pentire di aver barattato il sogno a discapito di quel realismo che non ha decisamente il sapore dolce della favola.
Cosa troviamo realmente dopo che la favola finisce? La risposta sta nella storia dei due coniugi panettieri. Fuori dalla loro casa, prima si conoscono per davvero, ritrovando quella luce che mancava da troppo tempo, per poi riperdersi nel bosco/mondo. Luogo strano ed angusto che ben presto li riporta nell’oscurità.
Tecnicamente ineccepibile. Le performance canore di tutto il cast non presentano stonature. Meryl Streep conduce l’orchestra, nella quale si segnala una sorprendente Anna Kendrick ed una allegra aria dallo spartito dei due principi azzurri (Chris Pine – Star Trek 2009, Billy Magnussen – The East 2013). Quest’ultima è l’unico vero momento meritevole da musical insieme alla stop-motion della scalinata di Cenerentola, che si fa beffe dell’amato. Peccato che le parti canore non siano in presa diretta come era successo per Les Miserables.
Le scenografie di Dennis Gassner (Oscar per Bugsy nel 1992) incantano con la loro tetra bellezza. Riusciamo così ad immergerci in un mondo fatato dove anche i costumi, (Colleen Atwood, Oscar per Chicago) gli oggetti di scena ed il trucco (Nikki I Brown, Annabelle MacNeal – Apes Revolution 2014), sono il corollario magico che innalza il film dal punto di vista artistico.
Into the Woods rimane un oggetto un po’ misterioso che ha il pregio di rinverdire il genere musicale, ma allo stesso tempo se ne discosta. Esce nelle nostre sale proprio a ridosso della Pasqua, film perfetto per le feste, che sotto sotto fornisce un prezioso insegnamento per le giovani leve. Nel mondo ci sono i Principi Azzurri, ma anche i Lupi.
Voto: 6
David Siena