Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Asghar Farhadi
Fotografia: Mahmoud Kalari
Montaggio: Hayedeh Safiyari
Scenografie: Keyvan Moghaddam
Musiche: Sattar Oraki
Iran, 2011 – Drammatico – Durata: 123′
Cast: Peyman Moadi, Leila Hatami, Sareh Bayat, Sarina Farhadi, Babak Karimi, Ali-Asghar Shahbazi, Shirin Yazdanbakhsh
Uscita: 21 ottobre 2011
Distribuzione: Sacher Distribuzione

Numero sale: 29

 La fotocopia di un documento…

La fotocopia di un documento, una discussione davanti al giudice, un litigio, una partenza. Mette le cose in chiaro fin dal suo incipit il nuovo film di Asghar Farhadi, Una separazione, primo film iraniano a vincere l’Orso d’oro a Berlino (Orso d’argento per la migliore interpretazione maschile e femminile). La moglie (Simin) se ne va di casa perché il marito (Nader) non vuole lasciare l’Iran per non abbandonare il padre affetto da Alzheimer, per contro la moglie vuole assicurare un futuro migliore alla figlia di 11 anni. Il film pone subito una domanda: un bambino iraniano ha un futuro migliore all’estero? A causa della dipartita della moglie, Nader trova una donna che possa badare al padre mentre lui è al lavoro: la donna oltre a presentarsi in casa con una figlia piccola, è in cinta, fatica a fare i lavori domestici e questo provocherà dei problemi. Il film racconta il confronto tra la famiglia “separata” della classe media e la famiglia povera della donna di servizio, ma tale confronto non si esprime secondo i canoni classici del bene e del male, o del giusto/sbagliato, bensì su “due visioni del bene in conflitto, perché qui nasce la tragedia moderna”, secondo il regista. “E la mia speranza è che lo spettatore non riesca a decidere chi debba avere la meglio tra le due”. E così avviene, per tutto il film lo spettatore è costretto a misurarsi con entrambi le parti e a immedesimarsi con ciascuna. La volontà di non dare risposte ma porre solo domande trova il culmine nel finale che rimane aperto, sospeso, senza giudizio.
Fierezza, ottusità, dolore e collera – sempre intrisi e condizionati dalla religione islamica e dalle leggi del Corano – si rincorrono nella storia all’interno di scene costruite teatralmente dove i dialoghi sono concitati e le azioni incalzanti: viene raccontato uno spaccato di vita iraniana, una fetta di società che nel XXI secolo cerca di modernizzarsi ma si scontra con le radici culturali che limitano l’emancipazione, a partire dalle donne. E sono proprio loro, infatti, a essere le protagoniste (come del resto lo sono nel film precedente del regista, l’enigmatico About Elly, anch’esso vincitore di numerosi premi). “Posseggono una maggiore forza di cambiare le cose; in una società in cui le donne sono oppresse, anche gli uomini non posso vivere in pace”, dice il regista. Se davvero quest’ultimo vuole limitarsi a porre domande, è pur vero che dà un forte segnale: cambiare le cose più difficili e culturalmente arretrate in un Paese come l’Iran è possibile, e lo si può fare iniziando da una lenta, piccola rivoluzione in rosa. Un segnale pericoloso in un Paese censorio come l’Iran, ma riuscito perché mascherato dalle doti narrative del regista e dalla sua capacità di inventare storie.
RARO perché… è un film iraniano ed in quanto tale è uno spauracchio per distributori e spettatori.

Voto: * * *

Marta Fresolone