Scheda film
Regia: Alexandr Sokurov
Soggetto: Johann Wolfgang Goethe
Sceneggiatura: Aleksandr Sokurov, Marina Koreneva, Yuri Arabov
Fotografia:Bruno Delbonnel
Montaggio: Jörg Hauschild
Scenografie: Yelena Zuokova
Costumi: Lidiya Kryukova
Musiche: Andrey Sigle
Russia – 2011 – Drammatico/Fantastico – Durata: 134‘
Cast: Johannes Zeiler, Antona Adasinsky, Isolda Dychauk, Georg Friedrich, Hanna Schygulla, Antje Lewald, Florian Bückner
Uscita: 26 ottobre 2011
Distribuzione: Archibald Film
Numero sale: 15
“Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia…”
L’inizio sa di morte e di vita al tempo stesso: il pene di un cadavere (contrappuntato poi nelle ultime scene dalla peluria di un pube femminile) riempie la prima inquadratura sulla terra, dopo un breve prologo surreale nel cielo, con uno specchio lussuosamente incorniciato appeso nel nulla ed un volo della cinepresa che finisce su un paesaggio terrestre. Il defunto è ispezionato dal dottor Faust (Johannes Zeiler), un uomo roso dal desiderio: ha sempre fame, è un ingordo, un lussurioso e, soprattutto, non sta mai fermo, cammina senza sosta, irrisolto ed infelice. La conoscenza con un mefistofelico usuraio (Anton Adasinskiy) lo aiuterà a realizzare i suoi desideri, primo fra tutti quello nei confronti della bella e pura Margarete (Isolda Dychauk), cui però lo legherà un destino funereo, a partire dall’omicidio apparentemente accidentale del fratello Valentin (Florian Brückner), fino all’unica e tragica soluzione di un amore sbagliato. Ma l’usuraio gli avrà estorto una firma scritta col proprio sangue, che lo legherà a lui anche dopo una morte che lo stesso Faust, una volta compiuta, stenterà ad accettare…
Ultimo capitolo della tetralogia sokuroviana, composta da Moloch, imperniata su Adolf Hitler, Taurus, dedicata a Vladimir Lenin, e Il sole, incentrata sull’imperatore giapponese Hiroito, Faust affronta l’ennesimo esemplare di una schiera di “giocatori destinati a perdere le più importanti partite della loro vita”. Anche se il protagonista si discosta molto dagli altri suoi “colleghi”, sia per essere un personaggio inventato in mezzo ad altri realmente esistiti, come per essere più che un perdente uno che rifiuta di giocare, che addirittura bara, pur di ottenere ciò che vuole, fallendo però inesorabilmente e ritrovandosi legato a filo doppio col demonio, privato infine dell’amore agognato e della propria, preziosa anima. Si distingue perciò, ricollegandosi agli altri tre personaggi, proprio per l’enorme amore verso le parole e per la facilità con cui vi crede, uniti ad un’infelicità malata che lo accompagna nel vivere ogni giorno la sua vita.
Imponente, ma potabile, il film di Sokurov si apprezza per l’accurata ricostruzione scenica che ne accentua la letterarietà, malgrado sia solo vagamente ispirato all’opera di Goethe, e per l’enorme perizia tecnica con cui è stato girato, in particolare per la fotografia, quasi virata seppia, ed un insolito formato 4:3, con gli angoli smussati, che in alcuni momenti cruciali viene distorto da un cinemascope volutamente non restituito dall’adeguata lente in proiezione, allungando così i personaggi inquadrati, o dall’uso di particolari lenti che sfumano i contorni, come nella scena in cui Faust e Maragrete si seducono, un raro momento in cui Sokurov riesce a rendere attraverso i loro volti la vera essenza dell’amore.
Vincitore del Leone d’Oro al Festival di Venezia 2011.
RARO perché… non è un film per tutti, malgrado gli elevati livelli artistico e spettacolare.
Voto: * * *½
Paolo Dallimonti