Scheda film
Regia: Sergio Colabona
Soggetto: Sergio Colabona, Massimo Russo
Sceneggiatura: Sergio Colabona, Ulderico Pesce, Andrea Satta, Massimo Russo
Fotografia: Franco Ferrari
Montaggio: Daniele Di Maio
Costumi: Alessandro Bentivegna
Scenografie: Antonio Farina, Gian Maria Cau
Musiche: Tétes de Bois
Italia, 2011 – Storico – Durata: 81′
Cast: Fabio Troiano, Ulderico Pesce, Andrea Satta, Alberto Gimignani, Bebo Storti, Massimo Olcese, Niki Giustini
Uscita: 24 giugno 2011
Distribuzione: Mediaplex Italia
Sale: 5
Novembre 1878
Novembre 1878. Giovanni Passannante, giovane cuoco lucano, decide di compiere un attentato contro il Re d’Italia. Arma di offesa un temperino. L’attentato assume le forme di un gesto di rivolta politica, dimostrazione di un disagio di una classe sociale; tuttavia, in certi tempi, compiere azioni sovversive, nei confronti di un tirannico sistema, è più che mai inopportuno. L’azione necessariamente deve essere insabbiata, far meno rumore possibile, perciò Giovanni Passannate, dimostrante reazionario, deve essere considerato un pazzo, successivamente lo si occulterà in una segreta per poi far terminare la sua esistenza in un manicomio criminale, dove morirà nel 1910. A lui verrà negata la sepoltura e il cranio verrà esposto nel Museo Criminologico di Roma.
Tre uomini, un attore, un giornalista e un cantante, commossi dalla figura storica di questo rivoluzionario, cercheranno di riportare nella sua terra il corpo, perché possa riposare finalmente in maniera dignitosa.
La storia di Passannante, collocata secoli addietro, è una storia attuale, un racconto scarno e toccante, esposto in chiari lampi di flash back nell’alternanza di scene teatrali, legati dal filo del presente. La missione che i tre uomini si sono prefissi: fare giustizia, perchè un atto di ribellione così puro non possa essere occultato eternamente. Passannante è un uomo, non un ombra, né un punto oscuro e vergognoso, è una falla nel sistema finto, cristallizzato, ipocrita di una monarchia che se ne infischia dei suoi sudditi, fatta di un’opulenza sprezzante dell’indigenza e del malcontento delle classi meno abbienti. Il messaggio chiaro che passa è che la rivoluzione non può esser negata, il silenzio non può durare a lungo, giustizia, nel suo più ampio e simbolico significato, deve necessariamente esser fatta.
Il tutto ci viene presentato senza grosse pretese, ma semplicemente, seppur si ricorre ad una commistione di generi e mezzi espressivi che non risulta ingombrante o inopportuna, una storia nella storia, dal carattere romantico e battagliero, fatta di pause e semplicità, di lunghe e frustanti attese. Inserti musicali, interventi giornalistici, rappresentazioni teatrali, flash back narrativi, alternanza di piani temporali, netti riferimenti metacinematografici fortemente connessi alla realtà oltre lo schermo (basta pensare ad Ulderico Pesce che ripropone lo spettacolo con cui per anni ha girato l’Italia o ad Andrea Satta, leader dei Tetes de Bois, che fa il suo mestiere nella scena come nel reale). Anche i nomi di alcuni protagonisti, che si presentano con le proprie identità, non cambiano a dimostrare che non si tratta di una favola, solo liberamente ispirata alla realtà, ma che tutto è legato a doppio filo, in maniera indissolubile.
Non si tratta di enormi budget o grosse distribuzioni, ugualmente la produzione della coraggiosa Donatella Palermo risulta ben fatta ed efficace e il messaggio passa chiaro senza tanti fronzoli.
RARO perchè.. risveglia le coscienze.
Voto: * * *
Chiara Nucera