Scheda film

Regia: Peter Greenaway
Sceneggiatura: Peter Greenaway
Fotografia: Reinier van Brummelen
Montaggio: Elmer Leupen
Scenografie: Ben Zuydwijk
Costumi: Marrit van der Burgt, Blanka Budak
Musiche: Marco Robino
Suono: Huibert Boon
Paesi Bassi, Gran Bretagna, Francia, Croazia, 2012 – Storico – Durata: 112′
Cast: F. Murray Abraham, Ramsey Nasr, Kate Moran, Flavio Parenti, Giulio Berruti, Anne Louise Hassing, Lars Eidinger, Pippo Delbono, Francesco De Vito, Stefano Scherini
Uscita: 6 novembre 2014
Distribuzione: Lo Scrittoio e Maremosso

 All the world’s a stage

Dal 30 settembre 2014 è sbarcata nei principali teatri italiani (Milano, Napoli e Roma) e successivamente sarà disponibile per le sale cinematografiche d’essai, l’ultima sontuosa pellicola di Peter Greenaway, Goltzius and the Pelican Company. Proiettato in lingua originale con sottotitoli in italiano, per non intervenire sull’espressività e privilegiare la costruzione dell’immaginario greenawayiano, il film diventa così un progetto culturale “oltre gli schermi”, un’opera che travalica – come nelle intenzioni stesse dell’autore – i generi di fruizione classica.
Goltzius and the Pelican Company era stato presentato nel 2012 alla settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma nella sezione Cinema XXI e narra le vicende dell’olandese, Hendrik Goltzius (un Ramsey Nasr audace e dal ricco eloquio), tra i primi incisori di stampe erotiche del tardo Cinquecento. È il secondo capitolo di una trilogia dedicata ai grandi pittori olandesi. In principio fu Rembrandt con l’incantevole Nightwatching (2007), l’ultima parte sarà dedicata nel 2016 a Hieronymus Bosch. Goltzius è alla ricerca di un finanziatore per riuscire a realizzare il suo progetto: un libro d’illustrazioni di alcune tra le più controverse storie dell’Antico Testamento. Il margravio di Alsazia (un irascibile e passionale F. Murray Abraham) è disposto a donare la cifra richiesta, ma solo se Goltzius e la sua compagnia, The Pelican Company, lo convinceranno mettendo in scena dal vivo gli episodi biblici legati ai vizi capitali. La rappresentazione, quanto mai realistica, dei racconti legati ai tabù della fornicazione e dell’incesto, dell’adulterio, della pedofilia, della prostituzione e della necrofilia, innescherà dinamiche inattese nella corte alsaziana e all’interno della stessa compagnia. Goltzius and the Pelican Company è un’opera colossale, negli intenti e nella realizzazione, ibrida nel linguaggio, che mischia abilmente racconto, new tech, cinema e teatro.
Stravagante ed esplicito, sintesi e riflessione sulle tante forme espressive sperimentate nel tempo dall’artista gallese, Goltzius and the Pelican Company fonde l’estetica cinquecentesca con il digitale del nostro secolo. Spiega il poliedrico Greenaway che erotismo e pornografia hanno impregnato le varie epoche dalla pittura veneziana, al cinema, fino all’avvento di internet. Eros allo stato puro, veti e sessualità, l’irrisolto conflitto tra religione e sesso sono al centro di questa pellicola. Contaminazione di linguaggi in uno spettacolo sfarzoso nel quale pare di assistere alla nascita dei moderni media, dell’editoria e della comunicazione. Il film è un poco inferiore rispetto al precedente su Rembrandt, tuttavia la singolarità di Greenaway come artista è oltre ogni discussione.

Voto: 7

Francesca Bani