Scheda film

Regia e Sceneggiatura: Nima Javidi
Fotografia: Hooman Behmanesh
Montaggio: Sepideh Adolvahab
Scenografie: Keyvan Moghadam
Musiche: Hamed Sabet
Suono: Vahid Moghadasi
Iran, 2014 – Drammatico – Durata: 91′
Cast: Payman Maadi, Negar Javaherian, Mani Haghighi, Shirin Yazdanbakhsh, Elham Korda, Roshanak Gerami, Alireza Ostadi
Uscita: 27 novembre 2014
Distribuzione: Microcinema

Sale: 11

 Un grande freddo

Amir (Payman Maadi, il protagonista del film Premio Oscar Una separazione) e Sara (Negar Javaherian) stanno per trasferirsi a Melbourne: lasciano l’Iran per continuare i propri studi. Nelle poche ore che li separano dal volo, i due stanno sistemando le ultime cose nel loro appartamento. Con loro in casa c’è la figlia neonata dei vicini: la tata è dovuta uscire e l’ha affidata alla coppia. Mentre i preparativi per la partenza continuano, e dopo aver chiamato il padre della piccola perché venga a prenderla, Amir e Sarah dovranno fare i conti con un evento tragico che rischia di sconvolgere la loro esistenza. La bambina che pensavano profondamente addormentata non dà segni di vita…
Racconta il regista Nima Javidi, classe 1980, al suo primo lungometraggio: “Una delle domande che continuavo a pormi dopo la prima proiezione di prova del film è se questa coppia sarebbe riuscita a vivere insieme dopo tutto quello che era successo, continuavo ossessivamente a riflettere sul destino dei personaggi”. E aggiunge: “Credo che la caratteristica più affascinante e, allo stesso tempo, terribile degli esseri umani sia l‘imprevedibilità. Ma credo che la situazione non sia del tutto negativa. In qualsiasi posto del mondo si trovino ora, queste due persone conoscono meglio la propria vera natura. E questo è un passo in avanti”. Nonostante la sua positività, il film – che pesca a piene mani da Una separazione di Asghar Farhadi – ha toni profondamente drammatici. La Melbourne del titolo non è che l’idea di un sogno lontano. La normalità del trasloco, la frenesia dei preparativi vengono di colpo spezzate. La trama si complica ogni momento. Era già morta la bambina quando la tata l’ha affidata a loro? E chi mai farebbe una cosa tanto orribile? Oppure, ancora peggio, è morta sotto la loro custodia? Claustrofobico e teso, perfettamente scritto. I movimenti d’animo, le sfumature e le espressioni che cambiano istante dopo istante. Spaventa la freddezza di fondo che limita l’empatia con i personaggi, troppo fragili e vigliacchi oppure fin troppo umani.

Voto: 7

Francesca Bani

 #IMG#Sabbie mobili

Amir e Sara sono una giovane coppia in partenza: per motivi di studio infatti stanno lasciando l’Iran per dirigersi in Australia, a Melbourne. Mentre finiscono di chiudere valigie e scatoloni e sbrigano le ultime formalità, i due aspettano che il loro vicino di casa torni a prendere la sua figlioletta, una bambina di pochi mesi che la babysitter ha momentaneamente affidato a Sara: la coppia però si accorge che la piccola non dà segni di vita.
Nima Javidi alla sua opera prima – film d’apertura della 29esima Settimana della Critica di Venezia, dove ha raccolto numerosi consensi – punta i riflettori sul labile confine fra la vita e la morte, fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato: Melbourne è un progetto asciutto ed essenziale nel suo sviluppo ma non per questo scontato, capace di lavorare con intelligenza sulla commistione di generi, accostando al solido impianto drammatico un efficace spunto quasi da “thriller” che fa leva sui sospetti e le insicurezze dei protagonisti.
Lineare e scorrevole, Melbourne si inserisce perfettamente nel filone di un certo cinema iraniano contemporaneo (difficile non pensare a Farhadi), che servendosi di storie semplici affronta temi importanti e grandi interrogativi: a stravolgere le ultime ore iraniane di Amir e Sara è infatti una tragedia che porta i due protagonisti a confrontarsi con il destino e con l’ancestrale istinto di sopravvivenza, nella disperata e annaspante ricerca di una rapida “soluzione” che possa consentirgli di non spezzare il loro sogno. Perché a complicare tutto c’è l’imminente partenza, carica di speranza e aspettative che si spengono nel respiro spezzato di quella bambina praticamente sconosciuta eppure diventata improvvisamente determinante nel cammino della coppia.
Tra senso di responsabilità e di colpa, sogni e rimorsi, Melbourne registra ogni palpito della storia, in un crescendo tachicardico le cui eco rimbalzano nello spazio claustrofobico dell’appartamento, che ben presto finisce per trasformarsi in una vera e propria gabbia: ogni squillo del telefono, ogni trillo del citofono, ogni amico, parente o conoscente che si avvicenda nelle mura ormai spoglie della casa si trasforma in una minaccia, mentre si accumulano bugie e giustificazioni non richieste, invischiando sempre di più i due protagonisti in un vortice di ansia e concitazione.
Pur senza brillare per particolare originalità, il film si dimostra equilibrato e ben scritto, rafforzato dall’emotività trattenuta delle interpretazioni di Payman Maadi e Negar Javaherian, bravi nel cogliere le diverse sfumature dei loro personaggi tratteggiandone le caratteristiche con credibilità, senza ridurli a delle semplici pedine in un gioco troppo più grande di loro.
Con una tessitura attenta che alterna con sapienza colpi di scena a segmenti più rallentati durante i quali a farla da padrone sono la sofferenza e l’angoscia, Melbourne si presenta solido e avvincente e Nima Javidi non paga il prezzo dell’inesperienza, dimostrandosi a suo agio non solo nella gestione della tensione che fa da leit-motiv al racconto ma anche nel rapportarsi al volto più emotivo e disperato della storia, rinunciando a ogni lettura “morale” o “moralistica” e limitandosi ad accompagnare Amir e Sara nel loro labirintico viaggio attraverso l’imprevedibilità del destino.

Voto: 7 e ½

Priscilla Caporro