Regia: David Cronenberg
Sceneggiatura: Josh Olson
Fotografia: Peter Suschitzky
Musiche: Howard Leslie Shore
Montaggio: Ronald Sanders
Anno: 2005 Nazione: Stati Uniti d’America
Distribuzione: 01 Distribution Durata: 90′
Data uscita in Italia: 16 dicembre 2005
Genere: drammatico,thriller
Tom Stall Viggo Mortensen
Richie Cusack William Hurt
Jack Stall Ashton Holmes
Edie Stall Maria Bello
Carl Fogarty Ed Harris
Recensione n.1
UNA STORIA DI (ORDINARIA) VIOLENZA
Coerenza. Ciò che più stupisce in Cronenberg è la coerenza. Da più di vent’anni non c’è un film nella filmografia del regista canadese che esuli dalla sua visione del mondo e del cinema. Dai tempi di Rabid, passando attraverso La mosca, Inseparabili, M butterfly, Crash Cronenberg ha mantenuto una coerenza poetica invidiabile. E se negli anni Settanta/Ottanta l’ambientazione era quella orrorifica, dagli anni Novanta ha inizialmente cambiato la dimensione quotidiana, trovando appunto nella realtà un orrore peggiore di quello scaturito dalla fantasia. In seguito ha evoluto le sue teorie, passando dallo studio della Nuova Carne a quello della Nuova Psiche (e ringrazio Davide Ticchi per la splendida illuminante definizione). Da eXistenZ in poi Cronenberg esamina con l’accuratezza di un freddo chirurgo i meandri della mente umana, con tutti i suoi pericolosi riflessi. Sotto questo profilo A history of violence rappresenta la perfetta continuazione del lavoro svolto per eXistenZ e Spider, in particolare per quel che riguarda la duplicità, scaturita da un’inevitabile frattura fra l’Apparente e l’Essenza, il Falso e il Vero. Raccontando la storia (inversa) di questo novello Mattia Pascal, Cronenberg fornisce una visione quanto mai contemporanea e reale della dimensione violenta della nostra società e della nostra vita, macchiata indelebilmente da questo connotato. La violenza come elemento intrinseco del nostro essere, celato ma presente (il figlio è come il padre), inizialmente rifiutato dalla famiglia, che evita il
padre come fosse appestato. Infine tutti comprendono che Joe/Tom non è che la stessa, persona, nel senso che in entrambi i casi il connotato violento della sua esistenza non cambia. Semmai cambiano gli atteggiamenti, l’approccio comportamentale: marito e moglie ad inizio film fanno l’amore con dolcezza, dopo con violenza. Che ritorna costantemente, sempre, incessantemente. Un po’ come il cinema cronenberghiano. Con A history of violence il sogno americano non è distrutto. Semplicemente si dimostra la sua infondatezza.
VOTO: 7/8
Andrea Fontana
Recensione n.2
“A History of Violence” espone le tensioni, gli inganni, e le complicazioni che sorgono a conseguenza del potere della violenza.
La vita del proprietario di un ristorante in una piccolo citta’, Tom Stall (Viggo Mortensen), cambia improvvisamente quando spara e uccide due criminali pericolosi che tentano di rapinare il suo ristorante e ferire i suoi clienti.
Le notizie sulla attentata rapina del Ristorante Stall rende Tom immediatamente l’eroe della città. La notorieta’ di Tom attira pure l’attenzione del gangster, Carl Fogaty (Ed Harris) e del temuto Mafioso di Filadelfia, Richie Cusack (William Hurt). Fogaty, un uomo spaventoso, vestito in scuro, con un occhio cieco, ed una grande cicatrice sopra la sua guancia, si presenta con i suoi uomini al Ristorante Stall.
Malgrado l’intervento e l’avvertimento dello Sceriffo e amico di famiglia, Sam Carney (Peter MacNeill), Fogaty insegue Tom, un felice padre di due bambini, Jack (Ashton Holmes) e Sarah (Heidi Hayes), ed il marito della bellissima avvocata, Edie Stall (Maria Bello). Dubbi sull’identita del silenzioso e tranquillo Tom sorgono presto e interferiscono con la sua felicità e sicurezza della sua famiglia.
“A History of Violence” è basato sui fumetti di John Wagner e Vince Locke ed è stato adattato allo schermo da Josh Olson.
Con particolare attenzione ai dettagli, il direttore Canadese Cronenberg rappresenta dei caratteri ordinari reali, e li trasporta dalla tranquillita’ di una piccola citta’ alla massima violenza ed al suspense.
Le prestazioni degli attori William Hurt e Ed Harris, sono superbi e aggiungono nel mezzo di questo atipico giallo un certo rilievo comico. La musica originale di Howard Shore intensifica il drama, la tensione, e la violenza sullo chermo.
Malgrado alcuni clichés nelle prestazioni, la storia è piena di sorprese e di suspense.
Ester Molayeme
Los Angeles, CA
Recensione n.3
L’ambiguità e il “doppio” dell’identità, temi ricorrenti nel cinema di Cronenberg, ritornano in questo suo thriller, che risulta essere ben interpretato, con qualche sorpresa ben assestata, anche se una volta che si comprende la realtà del passato di Tom, tutto il resto risulta relativamente più scontato.
La chiave di lettura del film è l’intima precarietà di una vita soddisfacente e piena d’amore quando ci sono peccati non espiati e non si è chiuso il conto con la giustizia.
Il lungo braccio della violenza ti afferra quando ci sono troppe situazioni sospese, quando basta un “riflettore” per riaprire piaghe antiche, in questo caso dovuto alla notorietà causata dal gesto eroico del buon padre di famiglia. Chi è stato un killer e vuole cambiare sarà sempre un uomo fragile se ha lasciato dietro di sé situazioni criminose ed irrisolte con la giustizia, con la vita e con altri malviventi.
Tom è un uomo nuovo, ma le ombre del passato si riappropriano della sua vita, ne condizionano il presente, ne orientano le scelte. E il finale si apre alla consapevolezza di una nuova situazione dalla quale è difficile sfuggire e che non si può eludere.
Il cinema di Hitchcock influenza apertamente “A History of Violence”; certamente sarebbe stato un soggetto che il Maestro avrebbe apprezzato.
Bravi gli attori, eccellente William Hurt in un piccolo, ma non marginale, ruolo.
Viggo Mortensen interpreta il suo personaggio più importante dopo “Il Signore degli Anelli”.
Gino Pitaro newfilm@interfree.it
Recensione n.4
Piccolo grande film. Cronenberg ripete ciò che Lynch aveva fatto con “ Una storia vera”, restare ancorato a ciò che ha caratterizzato il proprio modo di fare cinema ma tornando alla semplicità e alla linearità delle storie. Meno paranoie ma senza conciliazione. Continua l’esplorazione del lato oscuro annidato in ogni essere umano, il ritorno prepotente del passato che si era cercato di seppellire, l’eterna lotta tra gli opposti. A history of violence è concepito come una sorta di moderno western. E’ anche un thriller alla Hitchock. Una parabola sulla genesi della violenza e sulla natura doppia delle persone, della famiglia e della società americana. Cronenberg riesce anche ad arricchire il film con una buona dose di humor nero, e con l’ottima performance di tutti gli attori. Viggo Mortensen è il controverso protagonista, Maria Bello è molto sexy, ad Ed Harris e William Hurt và la palma dei migliori per la performance più breve ma anche più intensa e caricaturale. Tratto da una storia a fumetti, il film narra le vicende del mite Tom Stall, divenuto eroe del paese per aver sventato una rapina uccidendo a sangue freddo i malviventi. Il cattivo Fogerty ( Ed Harris ) si mette sulle sue tracce ricordandogli che forse, in una precedente vita, ha lasciato dei conti aperti con la delinquenza organizzata. Ma chi è Tom Stall ? un padre di famiglia giustiziere per caso o uno spietato killer a riposo?
Anche se girato “su commissione” e quindi non proprio frutto dell’immaginazione del regista canadese, History of violence risulta ispirato e come nella tradizione cronenberghiana scopre i nervi dello spettatore. Apparentemente dallo svolgimento lineare, la storia del film diviene cupa e si vive come un incubo.
La violenza che scoppia quasi per caso pervade tutti i membri della famiglia del protagonista. Persino gli amplessi amorosi di Tom e sua moglie subiscono una metamorfosi così come la vita e la natura del figlio, dapprima remissiva poi inesorabilmente violenta.
Voto 7
Francesco Sapone