Scheda film
Regia: Ilmar Raag
Sceneggiatura: Agnès Feuvre, Lise Macheboeuf, Ilmar Raag
Fotografia: Laurent Brunet
Montaggio: Anne-Laure Guégan
Scenografie: Pascale Consigny
Costumi: Julien Tesseraud
Francia/Belgio/Estonia, 2012 – Drammatico – Durata: 94′
Cast: Jeanne Moreau, Laine Mägi, Patrick Pineau, François Beukelaers, Fred Epaud, Claudia Tagbo, Ita Ever
Uscita: 16 maggio 2013
Distribuzione: Officine Ubu
Sale: 36
Non, je ne regrette rien amoroso
Anne è una donna estone di mezza età con due figli ormai grandi che non abitano più con lei e con alle spalle il divorzio da un marito con il vizio dell’alcol. Alla morte della madre – cui si è dedicata con affetto e devozione per anni – accetta una proposta di lavoro che la porterà a trasferirsi in una città che è sempre stata al centro delle sue fantasie, Parigi: il suo compito sarà quello di accudire Frida, un’anziana e facoltosa signora originaria dell’Estonia, stabilitasi da anni in Francia.
L’incontro fra due solitudini: è questo il perno su cui si incardina A lady in Paris, delicata e minimalista opera seconda firmata da Ilmar Raag, che celebra con pudore e discrezione il bisogno di sentirsi vivi e partecipi della propria esistenza a prescindere dall’età e dalle esperienze passate. Le due protagoniste – apparentemente così diverse – sono in realtà accomunate da un disagio che le rende simili e vicine, una sofferenza a cui pare difficile dare voce ma che racconta le difficoltà della vecchiaia, il dolore del distacco dal passato, il disincanto dovuto alle tante delusioni, il rapporto con i fallimenti della vita, il ruolo delle radici culturali, il desiderio di rinascita e riscatto.
Anne ha trascorso tutta la sua vita profondendo tutta la sua energia nell’accudire gli altri (prima i figli, poi il marito alcolista, infine la madre) ed è alla ricerca di un futuro migliore, dove sentirsi finalmente utile e realizzata: è questo l’obiettivo primario della sua trasferta in Francia ma a dispetto delle sue aspettative anche stavolta si sente rifiutata e inadeguata. Anche Frida è protagonista di un’analoga lotta interiore: sin dalla sua gioventù ha scelto di vivere da spirito libero, fieramente indipendente e anticonformista, ma adesso è costretta a fare i conti con la vecchiaia e con le conseguenze dei dei tratti più spigolosi del suo carattere, con i suoi modi spesso respingenti che finiscono per isolarla, facendola sentire sempre più abbandonata. Uno scontro fra simili quindi, con al centro un uomo (Stephane, ex-amante di Frida – molto più giovane di lei – che continua a regalarle attenzioni), che fa da motore e da motivazione – sia pure secondo dinamiche differenti – per entrambe e che a sua volta sta cercando di smarcarsi dal suo passato.
Semplice ed essenziale, A lady in Paris – premiato dalla giuria ecumenica del Festival del Film di Locarno – punta i riflettori sulla ricerca di una nuova opportunità, di quella chance da cogliere per dare una svolta alla propria vita o per ritrovarne il senso, ed è attraverso l’attenzione ai luoghi che si articola questo percorso di crescita e di confronto: il distacco dall’Estonia è duplice ma vissuto in maniera radicalmente diversa dalle due donne, e se Parigi per Anne è il simbolo della speranza di emancipazione, per Frida la capitale francese è uno sfacciato memorandum rispetto alla sua gioventù ormai sbiadita, tanto che preferisce rinchiudersi in casa, dove può proteggere i suoi ricordi.
Ispirato dal cinema di Iosseliani (“Mi ha colpito il modo in cui questo regista straniero ha restituito una visione così personale di Parigi” ha dichiarato nelle note di regia), Raag cerca di tratteggiare un duplice ritratto della Ville Lumière, affiancando ai maestosi e alteri scenari da cartolina un ritratto urbano meno sfavillante, più quotidiano: nella desolazione notturna delle strade deserte si intrecciano lo “sguardo straniero” e lo spaccato cittadino “reale” e A lady in Paris si immerge nel malinconico abbraccio di una città poliedrica, una metropoli dalla bellezza struggente capace però di rivelarsi fredda e inospitale, dove perdersi e (forse) ritrovarsi.
Sobrio e trattenuto, A lady in Paris non sbandiera patimenti e sofferenza con enfasi melodrammatica ma cerca di tratteggiare un ritratto emotivo discreto e solido, forte delle intense interpretazioni di Laine Mägi e Jeanne Moreau, vere mattatrici dell’azione: Raag, fra emigrazione, vecchiaia, memoria e speranza racconta inquietudini e fragilità al femminile e – traendo ispirazione da una vicenda personale vissuta da sua madre, protagonista di una vicenda analoga a quella narrata – assorbe le suggestioni della cultura francese elaborandone un ritratto che ne esalta il fascino e la mitologia, tra il culto per i croissant, le vetrine illuminate nelle strade del centro, l’Arc du Triomphe e la voce dei bistrot, fra il tintinnio di cristalleria e stoviglie e le chiacchiere degli avventori.
RARO perché… è un film semplice e molto delicato.
Voto: 6
Priscilla Caporro