Scheda film
Regia: Claudio Bonivento
Soggetto: dal libro autobiografico “A mano disarmata” di Federica Angeli
Sceneggiatura: Domitilla Shaula Di Pietro e Federica Angeli
Fotografia: Maurizio Dell’Orco
Montaggio: Roberto Siciliano
Scenografie: Federica Di Stefano
Costumi: Agata Cannizzaro
Musiche: Mirkoeilcane
Cast: Claudia Gerini, Francesco Venditti, Mirko Frezza, Milena Mancini, Rodolfo Laganà, Maurizio Mattioli, Nini Salerno, Francesco Pannofino
Italia, 2019 – Drammatico – Durata: 107’
Uscita: 6 giugno 2019
Distribuzione: Eagle Pictures
Il bello e brutto tempo a Ostia
Ci sono film che prima di essere tali sono delle testimonianze. Testimonianze di come il coraggio e il sacrificio dei singoli sia riuscito a cambiare il corso della Storia, di come Davide può sconfiggere Golia con la sola punta di una penna. Lo hanno fatto e ci sono riusciti, seppur a caro prezzo, giornalisti come Giancarlo Siani o Pippo Fava e lo ha fatto, rimanendo in vita, Federica Angeli, la cronista dell’edizione romana de “La Repubblica” che con le sue inchieste ha contribuito a piegare il potere della criminalità organizzata a Ostia. A lei Claudio Bonivento ha dedicato una pellicola dal titolo A mano disarmata, trasposizione per il grande schermo dell’omonimo libro autobiografico, la cui sceneggiatura è firmata a quattro mani dall’autrice e Domitilla Shaula Di Pietro.
Nelle sale dal 6 giugno con Eagle Pictures, il film racconta le tappe della sua sfida alla malavita, iniziata nel 2013 e non ancora finita, senza mai dimenticare la sua dimensione di donna, madre e moglie: il coraggio e la paura, la solitudine e la solidarietà, la disperazione e l’entusiasmo per una battaglia combattuta a viso aperto.
Palleggiare costantemente tra la sfera pubblica e quella privata, mostrando come entrambe siano state messe a rischio in nome della verità, amplifica la componente empatica. Le emozioni, infatti, non mancano e su quelle Bonivento fa leva per tenere a sé il fruitore. Tensione, angoscia e paura per le sorti e gli accadimenti (vedi la scena del primo incontro tra la Angeli e i membri del clan Costa allo stabilimento balneare o quella del ritrovamento della scatola con il proiettile sull’uscio della porta) alzano e abbassano il livello di coinvolgimento. L’equilibrio ottenuto grazie alla scelta di concentrare la narrazione e la drammaturgia tanto sul lavoro d’inchiesta della Angeli quanto sulle ripercussioni che l’averlo portato avanti nonostante tutto ha provocato sulla sua vita privata, è uno dei punti di forza della scrittura. Quest’ultima ovviamente ha dovuto fare i conti da prima con la parte giudiziale e in seconda istanza con le necessità cinematografiche. Il risultato è un racconto compatto e compresso, dove hanno trovato spazio gli highlights chiave che riassumono le fasi salienti dei cinque anni di battaglia (dal primo servizio nel 2013 all’inizio del processo nel 2018) della giornalista contro il nemico visibile (il clan) e quello invisibile (i poteri forti), anni in cui tra il vivere sotto ricatto o sotto minaccia ha scelto di combattere sotto scorta.
Con A mano disarmata, Bonivento filma la cronaca romanzata, aiutandosi nel processo di trascodifica della vita reale allo schermo con la convincente interpretazione di Claudia Gerini nei panni della protagonista e di due efficaci spalle come Mirko Frezza e Francesco Venditti, rispettivamente il nemico numero 1 Calogero Costa (che altro non è che Roberto Spada, fratello del boss Carmine, esponente importante del clan Spada) e il marito della Angeli. Il lavoro dietro la macchina da presa, a differenza di quello davanti, appare più scarno e semplificato, con il regista che si limita a portare a casa le scene con una camera a mano sui personaggi per ottenere campi e controcampi di ordinanza, aprendo la visione ai grandi spazi solo ed esclusivamente sfruttando riprese aeree di droni sul litorale laziale. Ciò restituisce una confezione impostata in modalità televisiva, ma non nell’accezione negativa del termine, decisamente più adatta alla fruizione sul piccolo schermo. In tal caso, sarebbe stato un esempio di buona televisione.
Voto: 6 e ½
Francesco Del Grosso