La societa` giapponese spinge il misero impiegato Yosuke (camiciabianca / giacca / cravatta / borsa da ingegnere) a mendicare posti di lavoro che non ottiene. E bisogna sentire i rimproveri della moglie, trista e bruttina, perche’ le bollette di casa incalzano.
Ma un giorno Yosuke apprende da un amico morente che un tesoro e` nascosto in una casa presso un ponte rosso. L’omino Yosuke si reca alla casa e viene letteralmente travolto dagli eventi.
Il film e` una grossa metafora dell’amore: (1) per trovare quello vero ci vogliono atti eroici (esempio abbandonare il proprio comodo mondo), (2) l’innamoramento si esaurisce presto, (3) conquistare la propria maturita` e` difficile. Sembra il riassunto dell’Ultimo Bacio.
Scherzi a parte, Shohei Imamura realizza una curiosa metonimia fra acqua e forza vitale dell’amore: quando raggiunge l’orgasmo, la donna misteriosa Saeko, che la prima volta letteralmente violenta Yosuke, sprizza acqua magica che si riversa nel fiume e attrae i pesci, facendo la felicita` dei pescatori locali. Ma Yosuke ama davvero Saeko, o e` solo attratto da questa sua esotica caratteristica, che rende i loro incontri sessuali straordinari? Nel complesso, l’idea e` buona e messa in campo poco per volta in modo da avere il massimo effetto; durante la prima mezzora le sorprese piacevoli non mancano. Poi pero` il film si accartoccia un tantino, riproponendo le stesse situazioni tre o quattro volte e diventando noioso. Poche le trovate di regia, asciutta e sobria se si esclude la musica (tutta e.d.) che commenta in modo grottesco le scene piu` surreali. Acqua == amore, o fluido vitale, consunzione parallela al rapporto di coppia. Una volta esaurito il messaggio, il film letteralmente si adagia su se stesso diventando una commediola tutto sommato gradevole ma niente di eccezionale.
Claudio Castellini