Scheda film
Regia: Stefano Sollima
Soggetto e Sceneggiatura: Stefano Bises e Stefano Sollima
Fotografia: Paolo Carnera
Montaggio: Matthew Nweman
Scenografie: Paki Meduri
Costumi: Mariano Tufano

Musiche: Subsonica
Suono: Luca Anzellotti
Italia, 2023 – Poliziesco/Thriller – Durata: 127′
Cast: Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini, Francesco Di Leva, Gianmarco Franchini, Lorenzo Adorni
Uscita in sala: 14 dicembre 2023
Distribuzione:
Vision Distribution

Tutto il resto è Sollima

Manuel (Gianmarco Franchini) si reca ad una festa sfrenata e piena di eccessi, ricattato da un terzetto di Carabinieri capeggiati da Vasco (Adriano Giannini), per scattare foto che incastrino a sua volta un uomo, forse un politico in odore di scandalo. Ma sul più bello si pente e scappa, scatenando le ire dei tre. Trova rifugio presso Polniuman (Valerio Mastandrea), un ex-criminale ormai non vedente, un tempo socio in affari (poco leciti) del padre, Daytona (Toni Servillo), ora obnubilato dalla demenza, per la vergogna di raccontare al genitore l’inghippo nel quale sia finito. A sua volta l’uomo lo manda dal Cammello (un irriconoscibile Pierfrancesco Favino), che in prima battuta lo caccia di casa, poiché gli ricorda un passato che non vuole più ricordare…

In una Roma circondata dalle fiamme che invadono il litorale e insidiata da blackout ad intermittenza, si muovono, adagio, alcuni criminali, vecchi e nuovi. I vecchi, ormai fuori dai giri, sono minati nel fisico, mentre i nuovi sono sbirri corrotti nell’animo. La mente di Daytona è come la città e si impalla in continui blackout, anche se nei momenti più inaspettati sembra ancora funzionare, tanto da lasciar pensare che “ci faccia”, più che esserci veramente; gli occhi di Polniuman ne hanno viste tante, tanto da non riuscire più a vedere nulla; Cammello ce l’ha fatta ad uscire di prigione perché il cancro oltre che sulla vita gli ha fatto uno sconto anche sulla condanna, ma non sulla pena, enorme ed eterna, che porterà sempre nel cuore. Vasco invece è migliore come padre che come uomo e tutore dell’ordine e i suoi colleghi anch’essi corrotti, Bruno e Massimo, non sono da meno: per loro tutto è pedina da manovrare, da controllare attraverso mille occhi e orecchi elettronici da collocare ovunque ve ne sia la necessità; non hanno codici, se non quelli delle valigette piene di soldi ricevute in cambio dei loro servizi; hanno il grilletto facile; hanno sete, fame, avidità, ma non quella rabbia vitale, che hanno ancora i vecchi.

Adagio è il capitolo conclusivo di una quadrilogia su Roma, firmata Stefano Sollima, che ha come punto intermedio sicuramente Suburra, ma che potrebbe avere inizio o in Romanzo criminale – La serie o anche in ACAB – All Cops Are Bastards; o è addirittura l’epilogo di una quadrilogia che inglobi tutti e quattro i film, partendo sempre dalle gesta romanzate della Banda della Magliana, che riecheggia anche qui nel personaggio di Polniuman.

Se in Suburra era una pioggia quasi incessante a devastare la città, qui è il fuoco, che, dove l’acqua non ha lavato a sufficienza, dovrebbe forse purificare.

Adagio è una pellicola solenne, appunto, a tratti anche lenta, ma di quel lento preparatorio, che serve a far lievitare la tensione, fino all’eruzione finale. Alcune scene magistrali, come l’agguato insospettabile e improvviso di Daytona ai danni di Vasco e socio, in cui Servillo inquadrato a metà, col volto coperto da quello minacciato e terrorizzato di Giannini, esprime tutta la sua ferocia mai sopita, o come quella dell’inseguimento finale tra stazioni dei treni e della metropolitana sono come delle sincopi jazz in una maestosa partitura ben scritta, orchestrata e diretta.

Il resto lo fanno gli attori, straordinari, che Sollima si è divertito a mortificare negli aspetti: Mastandrea dagli occhi velati, Servillo sgualcito come non mai, Favino glabro e storto, Giannini jr. bolso e sfatto. Come se il male rovinasse gli uomini anche da dentro a fuori.

Nel finale i giovani sembrano dare una speranza: i genitori hanno combattuto su fronti opposti, ma loro non possono ancora saperlo. E potrebbero da lì ripartire, sull’onda di un gesto di generosità, una cesura tra passato e futuro.

E sui titoli di coda, mentre vediamo come la morte abbia riunito i tre anziani criminali scorre a sigillo la musica eterna del Califfo che ci ricorda beffardamente che… “tutto il resto è noia”.

Voto: 7

VC PD