Scheda film
Regia: M. Night Shyamalan
Sceneggiatura: Gary Whitta, M. Night Shyamalan
Fotografia: Peter Suschitzky
Montaggio: Steven Rosenblum
Scenografia: Tom Sanders
Musiche: James Newton Howard
Costumi: Amy Westcott
USA, 2013 – Fantascienza – Durata: 100′
Cast: Will Smith, Jaden Smith, Sophie Okonedo, Zoe Isabella Kravitz
Uscita: 6 giugno 2013
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
La terra, sconvolta da una serie di catastrofi, è stata abbandonata da un millennio e la razza umana costretta a un esodo sul pianeta Nova Prime. Ma una razza aliena, gli Skrel, non sembra intenzionata a cedere il possesso del pianeta, e scatena contro i nuovi arrivati una creatura geneticamente modificata, progettata per fiutare i feromoni emessi dagli esseri umani: l’Ursa. Un’astronave che trasporta una di queste creature viene danneggiata da una pioggia di meteoriti e precipita proprio sulla terra, ormai divenuta un luogo inospitale. Gli unici superstiti sono il generale dei Ranger Cypher Raige e suo figlio Kitai, il quale dovrà attraversare cento chilometri di territorio ostile per attivare un radiofaro d’emergenza.
Un fantasma si aggira in quel di Hollywood, e non si tratta né del comunismo di Marx ed Engels, né del capitalismo di Cosmopolis. No, lo spettro in questione è quello di M. Night Shyamalan, o meglio dello Shyamalan autoriale, rimpiazzato da un anodino esecutore le cui opere hanno perso qualsiasi traccia di un’impronta personale. Il punto di rottura fu raggiunto nel 2008 con l’abborracciato E venne il giorno, e la scomparsa dello Shyamalan “autore” fu confermata dal successivo L’ultimo dominatore dell’aria. After Earth sembra purtroppo sancirne la sparizione definitiva, la trasformazione in inquieto ectoplasma. Sarà per questo che l’abilità più ardua da ottenere tra i Ranger di Nova Prime, quella che permette di rendersi invisibili agli Ursa, è denominata “Spettralità”? In questo suo ultimo film, tratto da un soggetto di Will Smith, il regista si dimostra infatti un vero campione della suddetta specialità, forse per rendersi invisibile al vecchio Shyamalan, quello di Il sesto senso e The Village.
Le premesse di carattere fantascientifico, cui assistiamo in flashback alquanto sbrigativi, non incidono granchè sulla struttura del film, che potrebbe agevolmente essere ambientato in un’epoca qualsiasi. Il fulcro su cui ruota After Earth è universale, almeno nelle intenzioni, ovvero il rapporto conflittuale tra un padre troppo spesso assente e un figlio rancoroso, il quale si sente spinto all’emulazione delle imprese paterne, con la speranza di guadagnarsi il suo affetto. Dopo lo schianto dell’astronave Cypher Raige, generale tutto d’un pezzo, si ritroverà con le gambe fratturate e toccherà al cadetto Kitai, guidato dal padre attraverso un trasmettitore, il compito di assicurare a entrambi la salvezza. L’immersione nella natura selvaggia, il confrontarsi con le avverse condizioni climatiche, dalla scarsità di ossigeno alla glaciazione notturna, costituiscono un vero e proprio “rito di passaggio”, secondo dinamiche tribali codificate da secoli, attraverso il quale Kitai diventerà un uomo. E l’aspirante Ranger non dovrà solo battersi contro creature ostili ormai poco avvezze alla presenza umana, dai feroci babbuini a grossi felini semipreistorici, ma anche guardarsi dal nemico più pericoloso di tutti, l’Ursa, che è riuscito a liberarsi dalla gabbia in cui era confinato. Inutile dire che nel corso di quest’odissea Cypher e Kitai riusciranno nell’impresa di rinsaldare il loro legame, a maggior gloria dei buoni sentimenti.
In After Earth è palese il disinteresse di Shyamalan, sia per quanto concerne il versante post-apocalittico, che serve solo a rendere più accattivante la confezione, che verso la materia narrata. Le avventure di Kitai in una “wilderness” sempre più matrigna, coprirebbero a stento l’esiguo minutaggio se non fosse per dei flashback di servizio: il ragazzo è tormentato dalle visioni della sorella Senshi, uccisa da un Ursa su Nova Prime, la quale veglia su di lui come un angelo custode, mentre Cypher è in preda ad allucinazioni causate dagli antidolorifici. L’evidente svogliatezza rende però palese come il loro intento sia solo quello di permettere al film di raggiungere i 100 minuti canonici, senza nulla aggiungere ai personaggi o alle loro motivazioni. A un certo punto il survival fantascientifico sterza addirittura verso il fantasy, grazie all’apparizione di un grosso volatile, a metà tra un Roc e un’aquila tolkieniana, e alla presenza di un eruttante vulcano che sembra attendere che Gollum vi precipiti con l’Unico Anello. Ma più che di peculiare cifra stilistica converrà parlare di una certa confusione d’intenti, comprese le immotivate e ripetute allusioni a “Moby Dick”. A meno che ormai il Cinema, per M. Night Shyamalan, non sia un’imprendibile balena bianca.
Will Smith, che aveva già recitato con suo figlio Jaden in La ricerca della felicità, abdica in suo favore limitando al minimo i movimenti dei muscoli facciali, come del resto si addice al George Patton di Nova Prime, mentre Jaden Smith oscilla tra rabbia e terrore. Ottimi gli effetti CGI di Jonathan Rothbart così come la fotografia di Peter Suschitzky, abituale collaboratore di David Cronenberg, e le scenografie “ecosostenibili” di Tom Sanders.
Voto: * *¾
Nicola Picchi
#IMG#La Terra, oramai inabitabile, viene abbandonata e gli esseri umani si rifugiano su un nuovo pianeta, Nova Prime. Questo pianeta però non è disabitato e gli alieni, suoi residenti, sferrano un attacco contro gi umani. Una delle loro armi più micidiali è l’Ursa, un animale cieco e mostruoso, che fiuta i ferormoni emessi dagli umani quando hanno paura. Solo i ranger, militari super addestrati che riescono a controllare la paura, possono contrastarli. Fra questi vi è un eroe di guerra, il generale Cypher Raige, comandante dei Ranger e padre di Kitai, che aspira ad essere come lui. Raige torna da una lunga missione e decide di portare suo figlio con sé in un’altra missione, per ristabilire un rapporto logorato. Ma mentre viaggiano sulla nave spaziale con altri ranger, una pioggia di meteoriti li colpisce e la nave è costretta ad atterrare su un altro pianeta: la Terra. Lì i due dovranno cavarsela da soli e affrontare tutta una serie di pericoli mortali, che popolano il pianeta da molti anni.
Shyamalan dirige un film d’azione che si capisce fin da subito non è una sua idea. Infatti, la struttura narrativa non è allo stesso livello della regia, che imposta un buon ritmo al film ma che pone tutto sulla capacità attoriale del protagonista, Kitai, interpretato da Jade Smith, figlio di Willi Smith, che invece interpreta il generale Raige. Il rapporto fra i due si costruisce durante la lotta che dovranno affrontare per sopravvivere sulla Terra. Ma mentre Kitai deve smazzarsi tutti i pericoli, il padre è bloccato nei rottami della nave e segue il figlio attraverso le immagini che gli manda il computer. Quindi Kitai svolge un ruolo importante e lo interpreta con dignità, ma non è sempre convincente, così come suo padre. Al di là di questo si tratta di un piacevole film d’azione, che conserva alcuni aspetti tipici della regia di Shyamalan, come ad esempio una certa tensione nel ritmo narrativo e una suspance ben calcolata e dosata, che si manifesta in alcuni punti del film. Il problema è che Shymalan è stato un regista interessante che per qualche sconosciuto motivo si è perso nel suo stesso talento, costruendo una parodia di se stesso. In questo film alcune parti sembrano dare nuova linfa al suo talento, ma poi ci si accorge che è solo un’impressione e un certo formalismo di maniera la fa da padrona fino alla fine.
Voto: * *½
Fulvio Caporale
Clip: “Una Forma Aliena”
Clip: “Devi recuperare tu l’aerofaro”
Clip: “Attacco”
Featurette: “Dietro le quinte: Costa Rica”
Spot: “Se dobbiamo sopravvivere bisogna combattere”
Spot: “Ogni cosa si è evoluta per uccidere”
Spot: “Sai dove ci troviamo”