Scheda film

Regia: Rodrigo García
Soggetto: George Moore (racconto breve)
Sceneggiatura: Glenn Close, John Banville, Gabriella Prekop
Fotografia: Michael McDonough
Montaggio: Steven Weisberg
Scenografie: Patrizia von Brandenstein
Costumi: Pierre-Yves Gairaud
Musiche: Brian Byrne
G.B./Irlanda, 2011 – Drammatico – Durata: 113′
Cast: Glenn Close, Mia Wasikowska, Aaron Johnson, Antonia Campbell-Hughes, Pauline Collins, Maria Doyle Kennedy, Mark Williams
Uscita: 10 febbraio 2012
Distribuzione: Videa-CDE

 La donna che volle farsi re

Nella Dublino dell’ottocento Albert Nobbs è un compassato cameriere che lavora da lunghi anni presso il Morrison’s Hotel (quasi come il quinto album dei Doors, quello di “Waiting for the sun”). Ma l’uomo, già un po’ avanti con gli anni, nasconde un segreto che tutti ignorano: sotto quegli abiti stretti ed eleganti, che il mestiere lo costringe ad indossare, si nasconde una donna, costretta a travestirsi e ad assumere un’identità altra per sopravvivere in una società maschilista come quella del tempo in cui vive. Albert però ha un sogno di riscatto: una vita serena, che vorrebbe raggiungere acquistando e gestendo una tabaccheria, per cui raccoglie ed occulta mance su mance, e che desidererebbe coronare sposando la bella e dolce Helen (Mia Wasikowska). Ma lei se la intende già col più giovane ed aitante Joe Mackins (Aaron Johnson)…
La Close, in odore di Oscar come miglior attrice, ha fortemente voluto questo film, dopo essersi imbattuta trent’anni prima nel personaggio nato dalla penna di George Moore ed averlo portato sulle scene in teatro, co-producendolo, scrivendolo ed interpretandolo. Pressoché amimica, ma non inespressiva, e leggermente imbruttita, ricorda tanto Robin Williams ne L’Uomo bicentenario, storia di un altro essere che voleva essere ciò che non era, la donna che voleva essere uomo resterà scolpita nelle menti degli spettatori.

Il problema di questo Albert Nobbs, messo da parte il cast altisonante, che include anche Brendan Gleeson e Jonathan Rhys Meyers, risiede però essenzialmente nella scrittura. La vicenda non sembra mai decidersi verso quale direzione andare e se, complice un intrigante motivetto, in alcuni punti sembra virare al giallo, come quando si inizia a delineare il triangolo Helen-Albert-Joe, tutto si smonta in men che non si dica, lasciando alquanto delusi. Anche la peculiarità di un personaggio del genere viene subito smontata dalla presenza in hotel di un essere identico a lui, in quanto ad ambiguità sessuale. E pure la svolta finale, affidata alla casualità, all’accidente perde di efficacia, rendendo il povero Albert un’innocente vittima delle circostanze, rimasta fregata ben due volte.
Una zoppicante sceneggiatura riscritta più volte negli anni, per un totale di sei mani, comprese quelle della stessa Close, non riesce a brillare neanche sotto la regia esperta di un Rodrigo Garcia, di cui avevamo apprezzato, benché uscito in una manciata di copie, il più riuscito Mother and child.

Voto: * *½

Paolo Dallimonti