Questa pazza, pazza, pazza America!
Nel mondo del mito del successo, dei reality show e delle trasmissioni a eliminazione dove ci si esibisce in performance artistiche in cui la meta è una vittoria che prelude a una fetta di popolarità, ecco “American Dreamz”, il programma TV diretto da Martin Tweed, un bravo Hugh Grant, ormai specializzato in ruoli da “viscido-ironico”.
La trasmissione vede esibirsi aspiranti cantanti, ma quest’anno Tweed (Tweedy per gli amici) vuole di più. Lo scopo non è la vetta o la cima…ma l’apice, perché se il successo finisce tutti quelli che ti hanno sorriso mentre salivi, celando malumori e inghiottendo qualche rospo, ti prendono a calci, calci e calci….Così dice Martin parlando al suo staff.
Partono le selezioni ed alla fine vengono selezionati i partecipanti.
Trai i diversi c’è Sally Kendoo, ragazza del sud, che sfrutta l’immaginario appunto da “brava ragazza del sud”, strumentalizzando il suo stupido fidanzato che diventerà un reduce della guerra in Iraq; c’è Omer, aspirante terrorista estremista, con il pallino dei musical di Broadway…non vi dico chi indosserà addosso la bomba per farsi esplodere.
Ci sono tanti altri personaggi, fans, familiari medio-orientali-americani e un capo-staff del presidente. E soprattutto la coppia principe degli Stati Uniti, con il presidente interpretato da Dennis Quaid. Sarà proprio quest’ultimo a intervenire alla fase finale dello show per rispolverare la propria
immagine, teleguidata e strumentalizzata dal capo staff, mentre tutto è pronto per l’attentato; Omer è “obbligato” ad arrivare in finale e nel momento in cui stringe la mano al presidente dovrà farsi esplodere, ma….
Film irriverente e riuscito questo American Dreamz che rappresenta un vero e proprio salto di qualità per il regista Paul Weiz, già, tra gli altri, “American Pie” del 99 e il riuscito “In Good Company” con Scarlett Johansson, dove si prendeva di mira il mondo delle multinazionali.
Il film si fa apprezzare, oltre che per l’ironia e le battute aromatizzate al vetriolo con qualche spruzzatina di acido solforico, anche per i vari “quadretti sociali” conditi da tutto questo.
Nel suo intento scorretto, “American Dreamz” risulta un film morale, che attacca la cultura del successo, del “tutto-e-subito”, dei vari stereotipi culturali che viviamo oggi, come il mito dell’arrivare per sentirsi il numero uno, poco contano i veri intenti artistici, culturali e sociali. Esisti e sei qualcuno se “sparano” la tua faccia sul cannone catodico, se spiaccicano la tua figura sanguigna sullo schermo al plasma, sul quale trasmette qualche network.
Il film attacca i “divetti” contemporanei del piccolo schermo, questo mondo piccolo e vanitoso, ma seguitissimo; attacca la middle class americana e ce n’è anche per i terroristi.
Mandy Moore è brava nel ruolo di Sandy e ha una sensualità, con qualche chilo in più, che non passa inosservata. E’ proprio con Tweedy che lei instaurerà il suo rapporto più vero e autentico, ma non per questo meno acido: uguali, si detestano, finendo per apprezzare le grandi affinità che li tengono uniti, e quindi la possibilità di capirsi e accettarsi reciprocamente, però fatale risulterà il godere di un’intimità inopportuna.
Una battuta del film:
“In America tutti pensano di appartenere al ceto medio, perché a tutti piace avere qualcuno da guardare dall’alto in basso”
Da vedere, divertente.
Gino Pitaro newfilm@interfree.it