Scheda film

Regia e Immagini: Pippo Delbono
Testi: Arthur Rimbaud, Pier Paolo Pasolini, T.S. Eliot, Pippo Delbono
Montaggio: Fabrice Aragno
Musiche: Michael Balasso, Alexander Balanescu, Laurie Anderson, Les Anarchistes
Italia/Svizzera, 2011 – Docufiction – Durata: 75′
Cast: Bobo, Irene Jacob, Marie-Agnes Gillot, Margherita DelBono, Sophie Calle, Marisa Berenson, Tilda Swinton
Uscita: 27 giugno 2013
Distribuzione: Tucker Film

Sale: 2

 Le cicatrici nell’occhio

La vera sfida per la Tucker Film, che dal 27 giugno distribuirà Amore Carne, non è tanto portare nelle sale un’opera in gran parte filmata con un cellulare, piuttosto convincere quella vasta fetta di addetti ai lavori e di pubblico poco illuminata e mentalmente chiusa ad accettare che – cinematograficamente parlando – possa esistere qualcosa di non convenzionale, fuori dalle schemi e dai canoni, restia alla mera catalogazione in questo o quell’altro genere; in poche parole di diverso, ma non per forza di cose di alternativo. Che se ne dica, la sfida distributiva nel caso del film di Pippo Delbono non è per quanto ci riguarda – a differenza di tanti altri colleghi che la pensano in maniera opposta – di carattere tecnico, dato che esiste come vedremo un illustre precedente, bensì di natura intellettuale e culturale. Aprire una breccia nelle granitiche e sedimentate mura sorrette dal pregiudizio e persino dall’ignoranza, erette per difendere e circoscrivere i gusti della platea, diventa pertanto la prima grande fatica titanica da affrontare. Di conseguenza, il problema di fondo è che un’opera come Amore Carne, la terza firmata dall’attore e regista in attesa dell’imminente Il sangue, dovrà riuscire a calamitare a sé l’attenzione del pubblico in un periodo particolarmente affollato, caratterizzato da una ricca offerta di titoli da saldi di fine stagione per di più balneare. In tal senso, allora la scelta della Società friulana di dare una possibilità distributiva al film, a due anni dalla sua realizzazione e dalla presentazione alla 68esima edizione della Mostra di Venezia, non va interpretata come un atto di coraggio, piuttosto di lungimiranza.
Per comprendere appieno ciò che anima le immagini e i suoni che Delbono ha assemblato in questi settantacinque emozionanti e ipnotici minuti, bisogna in primis esplorarne il processo creativo, raggiungerne l’essenza che vi è alla base e soprattutto tenere ben presente il background artistico di colui che lo ha generato. Ciò non significa che il risultato sia solo alla portata di pochi, al contrario è accessibili a chiunque decida di confrontarsi con esso perché i temi, gli eventi, i valori e le suggestioni custodite tra i pixel di Amore Carne (amore, vita e morte, paura, amicizia, rapporto generazionale, l’essere figli, la malattia), così come nei precedenti Guerra e Grido, appartengono, hanno fatto, fanno ancora e faranno parte di ciascuno di noi. Conoscerne il DNA, però, può aiutare lo spettatore di turno a cogliere anche le più piccole sfumature di un film pieno e stratificato, figlio legittimo di un’ibridazione di forme, registri, contenuti, espressioni, formati e linguaggi molteplici, che fanno parte in tutto e per tutto del percorso professionale e umano di un artista eclettico e versatile come pochi altri in Italia.
Delbono fa del cellulare il proprio strumento, l’estensione oculare di uno sguardo soggettivo che mostra dentro e fuori da lui. Da questa osservazione in presa diretta, che non accetta il compromesso dell’artificio e la scrittura pregressa di una drammaturgia concepita a tavolino, che nasce il fluire della narrazione. L’uomo racconta e si racconta fino a dare origine a una sorta di diario di viaggio audiovisivo, scritto per immagini, parole, versi, citazioni, musiche e suoni, nell’arco di un anno e mezzo. Tra riprese nascoste, incontri casuali e non, affetti ed episodi quotidiani, si spalanca e si materializza sullo schermo il mondo pubblico e soprattutto privato di un uomo, ma anche il suo modo di vivere e concepire l’Arte a 360°. Amore Carne è lo specchio che riflette lo spirito poliedrico del suo autore, capace di spaziare da un’Arte all’altra e di fare comunicare in maniera armoniosa e mai conflittuale hardware e software, linguaggi lontani, formati diversi, generalmente distanti. Il tutto confluisce in un tour emozionale e catartico che riesce a toccare tanto le sinapsi quanto le corde del cuore. Peccato per quegli ultimi minuti nei quali Delbono perde un po’ il controllo, si lascia andare a qualche digressione di troppo, non riuscendo più a gestire, come fatto fino a quel momento, tutto il magma empatico che aveva saputo estrapolare dal vissuto catturato.
Poesia e lirismo (i viaggi in treno e sulla nave) si impossessano dello schermo e si fanno veicolo di un emozione crescente che tocca punti altissimi. A dimostrazione che al di là del mezzo che si utilizza per filmare, che sia un cellulare o una macchina da presa, a contare è e sarà sempre un’idea. Del resto, come accennato in precedenza un telefonino si era trasformato in un apparato filmico anche nel caso di Night Fishing, fanta-horror dalle venature drammatiche diretto da Park Chan-wook e da suo fratello Park Chan-kyong nello stesso anno. Trentatré minuti diventati un vero e proprio cult. La sostanziale differenza, non da poco, è che Amore Carne è stato girato senza un copione, spinto dalla realtà di un’urgenza che non aveva bisogno di decidere prima il come, il quando e il perché. Forse perché la vita è più pazzescamente drammatica di quello che riesce a raccontare e mostrare il cinema. 

Voto: 7,5

Francesco Del Grosso