Scheda film
Regia: Folco Quilici
Soggetto: Mario Rossini
Sceneggiatura: Marino Maranzana
Fotografia: Leandro Sabin Paz Saez
Montaggio: Valentina Romano
Musiche: Francesco Cerasi
Italia, 2015 – Docu-film – Durata:  76’
Uscita: 15 maggio 2015
Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà

I migliori e peggiori amici dell’uomo

Nei libri di Storia e nei racconti tramandati nel tempo si è soliti fare – e lo si continuerà a fare – riferimento alle “gesta” eroiche e non compiute sui cambi di battaglia dai soldati di turno, in uno dei tanti conflitti che hanno macchiato di sangue il pianeta Terra alle diverse latitudini nei secoli passati. Ci si dimentica però che dietro quelle “gesta” umane c’era in realtà un fattore di altra natura, che sino all’avvento delle sempre più sofisticate e letali tecnologie belliche ha svolto un ruolo fondamentale nei suddetti conflitti. Stiamo parlando degli animali, il cui contributo ad esempio nella Prima Guerra Mondiale è risultato determinante in un modo o nell’altro nei quattro lunghissimi anni che hanno segnato in maniera indelebile il Novecento. Che si tratti di fedeli alleati (cani, muli, colombi viaggiatori, cavalli) o spietati nemici (topi o parassiti), gli animali si sono visti costretti ad affiancare l’uomo in quella che può essere considerata senza alcun dubbio una delle espressioni massime della follia, ossia la Guerra. Ne sono stati loro malgrado i testimoni oculari, pagando con le proprie vite un prezzo altissimo, impossibile da quantificare.

Per questo, il valore intrinseco di un’opera come Animali nella Grande Guerra, nelle sale nostrane dal 15 maggio e in onda su Rai Uno nove giorni dopo, è importante per una serie di motivi: da una parte l’opportunità di proporre un punto di vista inedito della guerra, a maggior ragione nell’anno in cui ricorre il Centenario dell’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale, ricordato in questi mesi con l’uscita di una serie di pellicole (tra cui Fango e gloria di Leonardo Tiberi, Stelvio – Crocevia della Pace di Alessandro Melazzini e  di Ermanno Olmi), dall’altra quella di lasciare una testimonianza significativa in grado di rendere il giusto tributo e restituire dignità a tutta quella restante parte di esseri viventi caduta sui cambi di battaglia e tra i fumi delle trincee in quegli anni. Ma di quel contributo e di quelle ingenti perdite non si è mai parlato veramente o almeno non lo si è fatto abbastanza, per cui, al di là dei pregi e dei difetti riscontrabili durante la visione, il fatto che qualcuno si sia finalmente deciso a dedicare un intero film all’argomento è già di per sé un merito che va riconosciuto e sottolineato. E chi meglio di un regista come Folco Quilici, tra gli esponenti più importanti e riconosciuti del cinema documentaristico italiano e mondiale, poteva firmarlo?

Singolare figura di documentarista e romanziere, il cineasta ferrarese ha sin dagli esordi condotto una personale ricerca sul paesaggio, con una certa attenzione su quello marino che ha portato alla realizzazione di opere indimenticabili come Sesto continente, Oceano o Fratello mare. In questi, come in altri tasselli della sua sterminata filmografia, Quilici ha dato ampio spazio alla fauna, dunque, la scelta operata dal produttore e autore del soggetto Mario Rossini non poteva che ricadere su di lui. Il regista emiliano classe 1930 si avvale di un approccio alla materia di tipo storiografico che passa attraverso la compenetrazione e lo scambio senza soluzione di continuità di una molteplicità di documenti fotografici e video provenienti dall’Archivio Luce, dalla Cineteca del Friuli e dal British Pathè, che hanno come protagonisti gli animali impegnati a vario titolo in prima linea (tra cui i muli, i cani e colombi viaggiatori, utilizzati rispettivamente per il trasporto di pesanti attrezzature militari, per il recupero dei feriti e per l’invio di messaggi in codice). L’assemblaggio accurato e certosino genera un viaggio spazio-temporale che permette di ripercorrere il conflitto e le sue fasi salienti dall’entrata in guerra all’Armistizio, catapultando lo spettatore diritto nella realtà orrorifica, spietata e drammatica delle trincee Assemblaggio, questo, che l’autore completa con inserti di fiction appositamente realizzati e incastonanti nelle sequenze di repertorio, mix al quale Quilici ha già attinto in passato nella realizzazione di docu-film come L’ultimo paradiso o Ty-Koyo e il suo pescecane.

Di contro, l’approccio risulta purtroppo anche molto datato e didascalico, con il ricorso al voice over vecchia scuola che ricorda le produzioni dei tempi che furono. In più, riteniamo che un’opera come Animali nella Grande Guerra sia molto più adatta al piccolo che al grande schermo. Di conseguenza, la scelta dell’Istituto Luce Cinecittà di portarlo nelle sale prima della messa in onda televisiva ci sembra una mossa piuttosto azzardata.

Voto: 6 e ½

Francesco Del Grosso