Scheda serie
Regia: Niccolò Ammaniti
Soggetto: Niccolò Ammaniti e Francesca Manieri, tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti
Sceneggiatura: Niccolò Ammaniti e Francesca Manieri
Fotografia: Gogò Franchini
Montaggio: Clelio Benevento
Scenografie: Mauro Vanzati
Costumi: Catherine Buyse
Musiche: Rauelsson
Suono: Alessandro Bianchi
Italia/Francia/USA, 2021 – Fantasy/Horror – Durata: 345′
Cast: Giulia Dragotto, Alessandro Pecorella, Elena Lietti, Clara Tramontano, Giovanni Mavilla, Roberta Mattei
Uscita: 23 aprile 2021
Distribuzione: Sky

L’Anna che verrà

Quattro anni dopo “La Rossa”, una pandemia dovuta ad un virus che ha sterminato tutti gli adulti, il mondo è abitato solo da branchi di bambini selvaggi. In Sicilia Anna (Giulia Dragotto) vive con il fratellino Astor (Alessandro Pecorella) al Podere del Gelso. Un giorno esce per cercare da mangiare e quando torna Astor non c’è più. Per ritrovarlo inizia un viaggio avventuroso tra i resti del mondo. Si scontrerà con i Blu, una comunità comandata da Angelica (Clara Tramontano), la perfida regina che tiene con sé la Picciridduna (Roberta Mattei), un adulto sopravvissuto, che pare abbia il potere di salvare da “La Rossa”. Anna riuscirà a fuggire dalla villa di Angelica e a intraprendere un viaggio nella natura selvaggia verso il continente con il fratellino, nella speranza di trovare una cura per sé e per l’umanità…

Chi come noi aveva amato Il miracolo attendeva un seguito della serie firmata da Niccolò Ammaniti, del tutto legittimo poiché le storie rimanevano tutte aperte e pronte ad essere continuate. E invece no, almeno per il momento ecco che l’autore di “Branchie” tira fuori dal cilindro un romanzo del 2015 e questa volta ne firma anche interamente la regia, facendo pace con Sky che lo aveva rimosso dopo le primissime puntate della serie precedente.

L’universo distopico di Anna, concepito intorno al 2015, è folle e delirante, come gli ammiratori dell’enfant prodige e profeta della “Gioventù cannibale” ben conoscono, ma nel 2021 assume purtroppo dei connotati molto sinistri e attuali: è difficile non ravvisare nella profetica “La Rossa” il Covid-19 che stiamo tutti affrontando, anche se le riprese sono iniziate sei mesi prima del suo esordio. Ammaniti popola questo mondo strano e curioso, pieno zeppo di atmosfere mortifere, di bambini che si dimostrano, in loro assenza, anche peggio degli adulti e che sono intrappolati in questa infanzia apparentemente infinita, anche se comunque sono destinati a crescere e ad ammalarsi e sono quindi “a termine” anch’essi. Cumuli di ossa, cadaveri in putrefazione in mezzo ai quali i fanciulli si muovono con agghiacciante nonchalance in un gioco più grande di loro che però resta pur sempre un gioco, anche quando è malato e cattivo, senza nessuna pietà. Su tutto e tutti spicca Anna, insieme al fratellino Astor, perché sono gli unici ad aver avuto in dono la memoria, sotto forma di un manoscritto di istruzioni di sopravvivenza piene d’amore lasciato loro dalla madre. In loro sopravvive quindi ancora un pezzettino di quel pianeta Terra che non c’è più.

L’inizio della storia è ben congegnato e promette diversi colpi di scena, che arrivano già verso la fine della seconda puntata, anche se ancora molto dovrà accadere. C’è parecchio di déjà-vu, ripescato anche in opere precedenti dello stesso autore, come le scorribande in una natura selvaggia di Io non ho paura, ma non per questo non abbastanza interessante e stimolante. La narrazione procede spesso per accumulo e in maniera incostante, ricca di flashback che lentamente illustrano lo status quo ante, mettendo insieme tutte le tessere del puzzle tra accelerazioni ed ellissi. Qualche personaggio è eccessivamente stereotipato, come quello di Angelica (in nomen NON omen) o di Nucci, una sorta di Zingaro in erba rubato a Lo chiamavano Jeeg Robot, mentre altri, come quello di Saverio, il mentore di Pietro magistralmente interpretato da Nicola Nocella, un adulto bambinone che crede di essere stato toccato dalla grazia di Dio solo per essere sopravvissuto un po’ più a lungo degli altri, colpisce per tenerezza e fredda compassione. Anche Katia la “Picciridduna”, l’ermafrodita interpretato da Roberta Mattei, non si dimentica facilmente

L’autore offre allo spettatore ben poche speranze – anche se non possiamo spoilerare nulla – ma lo accompagna in una Sicilia selvatica dove la natura si è ripresa quello che la civiltà le aveva tolto, in cui la perdita dell’innocenza ha un costo salatissimo, in cui per salvarsi bisogna sacrificarsi almeno in parte, rinunciando magari ad un pezzo di se stessi, ma in cui la poesia riesce ancora ad avere diritto di cittadinanza, come un acerbo amore adolescenziale o una mamma che non c’è più sognata quale eroina con la tuta da astronauta.

Anna è forse una delle vette letterarie di Niccolò Ammaniti, un vertice che costituisce un punto di non ritorno, una punta della sua produzione che non tutti i suoi lettori hanno amato. Ma il cupo racconto, narrato ora per immagini che lasciano assai poco spazio alla fantasia, saprà conquistarsi la sua meritata fetta di pubblico.

Note: dal 23 aprile tutti gli episodi sono disponibili su Sky e Now.

Voto: 7 e ½

Paolo Dallimonti