Scheda film
Regia e Fotografia: Dario Germani
Soggetto: da un’idea di Franco Gaudenzi e Gianni Paolucci
Sceneggiatura: Lorenzo De Luca
Montaggio: Marco Iacomelli
Scenografie: Tonino Di Giovanni
Costumi: Angela Chezzi e Claudio Di Gennaro
Musiche: Simone Pastore
Suono: Massimiliano Baccella
Italia, 2022 – Horror – Durata: 81′
Cast: Alberto Buccolini, Jessica Pizzi, Monica Carpanese, Giuditta Niccoli, Diletta Maria D’Ascanio, Valentina Capuano, Chiara De Cristofaro
Distribuzione: Flat Distribution

Va’ dove ti porta la coratella

Ricordate il film di Aristide Massaccesi, che lo aveva firmato come Joe D’Amato nel 1980? Uno dei film più splatterosi di sempre, con un indimenticabile Luigi Montefiori/George Eastman nel ruolo del mostro assassino e tra gli altri Saverio Vallone, Tisa Farrow (sorella della più nota Mia) e perfino Margaret Mazzantini, poi rifattasi una verginità artistica alla corte di suo marito Sergio Castellitto. Violenze al limite dell’indicibile con – scene madri! – un feto (in realtà un coniglio morto e scuoiato) estirpato dal ventre gravido di Serena Grandi e poi divorato dal mostro, che finirà per cibarsi anche delle proprie interiora. E gente che di conseguenza fuggiva dal cinema alla prima del film, come ha sempre raccontato negli aneddoti il protagonista.

Morto Massaccesi nel 1999, a parte proprio in quell’anno il remake del genietto tedesco dell’horror estremo Andreas Schnaas, Antropophagus 2000, abbiamo dovuto attendere almeno quarant’anni perché, da un’idea dei produttori Franco Gaudenzi e Gianni Paolucci, questi, insieme allo sceneggiatore Lorenzo De Luca e al prolifico direttore della fotografia Dario Germani, già autore, tra l’altro, dell’originale thriller Lettera H, ispirato agli omicidi del famigerato Mostro di Firenze, ne prendessero finalmente tra le mani il progetto.

La trama è molto semplice. Alcune studentesse universitarie si lasciano convincere dalla loro docente a vivere un’avventura all’interno di un bunker antiatomico, allo scopo di acquisire informazioni utili per le proprie tesi. I temperamenti e le diversità derivanti dalle eterogenee estrazioni sociali delle ragazze prospettano un week-end interessante, ma, allo stesso tempo, complicato. Un sinistro custode le accompagna nel cuore della struttura, considerato uno dei luoghi più sicuri al mondo, dal quale non potranno uscire prima di ventiquattro ore. Tra lo stupore e l’inquietudine, le donne si accampano in un fetido dormitorio improvvisato. Ma durante la notte due di esse spariscono nel nulla. Nora, la docente, coordina le ricerche, che ben presto risucchieranno il gruppo in un vortice mortale architettato dalla follia di un feroce mostro antropofago che, con inaudita violenza, dopo averle deturpate ad una ad una, le divora…

L’idea geniale, derivata dalle ristrettezze legate alla pandemia da Covid-19, è stata quella di girare il film tutto al buio, in interni, contrariamente a quello dell’80, che altrettanto intelligentemente era ambientato invece quasi totalmente in esterni, alla luce del sole. E ancora più indovinata è la location: il bunker in località Sant’Oreste (RM), che si snoda per circa 4 chilometri effettivi di gallerie sotto il monte Soratte, fatto costruire da Mussolini nel 1939, poi sfruttato dal feldmaresciallo Albert Kesselring, che decise di insediare qui la sede del comando supremo delle forze di occupazione tedesche, poi utilizzato dall’esercito italiano come polveriera e quindi adocchiato dalla NATO per adibirlo a rifugio antiatomico per ospitare il “gotha” del paese in caso di attacco atomico, infine trasformato in museo visitabile su prenotazione.

La pellicola, eccessiva come la precedente, sicuramente girata con un budget più elevato, benché in economia, oltre a puntare sul disgusto e sull’eccesso, si sforza anche di abbozzare qualche psicologia dei personaggi e di trovare qualche snodo di trama con piccoli colpi di scena, lasciando anche aperto il finale. E, come Massaccesi, Dario Germani ne cura anche la fotografia, dando notevole dignità alla confezione, rifuggendo la camera a mano, prediligendo invece una fluidità di riprese, con l’uso anche di droni, che paradossalmente rendono il tutto ancora più agghiacciante, conferendogli una “patina” di normalità.

Girato con una macchina BlackMagic 6K, il film si avvale dei raccapriccianti effetti speciali di Daivd Bracci, allievo di Sergio Stivaletti, e si completa con un cast di belle faccine tutte italiane – che hanno girato in inglese per poi ridoppiarsi in italiano – pronte per andare al macello, tra le quali spicca Jessica Pizzi, che avrà un ruolo importante nella narrazione.

Antropophagus II rende così omaggio a Joe D’Amato e tiene alta la sua memoria con un prodotto di discreta fattura, sicuramente superiore alla media dei suoi standard di allora, aiutato in questo dalle inquietanti location e ben agguerrito per aggredire il mercato estero.

Voto: 6 e ½

Paolo Dallimonti