Vera perla di Venezia 2024! Non esiste un regista horror in vita che non farebbe del male per creare inquadrature tese, minacciose e visceralmente coinvolgenti come quelle della cineasta georgiana Dea Kulumbegashvili, che applica il suo talento a studi elementari sui personaggi di donne rurali nel caucaso. Il suo film d’esordio, Beginning (2020), presentato in una sorta di Cannes versione autunnale e molto amato a San Sebastian nell’anno ricordato per il Covid, racconta la storia di una Testimone di Geova disillusa che inizia a crollare dopo che la sua chiesa viene bombardata da estremisti. Il suo seguito April riguarda un’ostetrica il cui lavoro viene messo a rischio quando una rara morte fetale minaccia di svelare il suo impiego non autorizzato come fornitore di aborti .
Il film si apre con la vista di un mostro senza volto che si trascina attraverso un vuoto, mentre la colonna sonora asincrona di Matthew Herbert ti entra dentro. Questa paura getta una lunga ombra su tutto il resto del film, in cui ogni scena è sospesa dalla continua possibilità di violenza, e il corpo femminile è continuamente inquadrato come sia il soggetto che la fonte di un orrore che Nina (Ia Sukhitashvili) può fare ben poco per evitare. I limiti del suo potere sono evidenti dal momento in cui la nostra eroina viene incaricata di partorire il bambino di una giovane donna . La gravidanza non era stata registrata, né il feto esaminato in alcun momento durante il suo sviluppo, così Nina non scopre che i suoi polmoni non sono vitali fino a quando non è troppo tardi. Kulumbegashvili ha inquadrato senza alcun dubbio una vera nascita per questa sequenza, impostando il tono per un film in cui le realtà anatomiche della nascita e dell’aborto sono messe in piena mostra. “Sei una assassina”, le dice il padre in lutto . Lui sa che Nina fornisce aborti alle donne della sua comunità, e il dolore di perdere un figlio lo ha portato a confondere una parte del suo lavoro con un’altra. Esige che l’ospedale indaghi sui suoi metodi, anche se l’indagine è relegata sullo sfondo distante di una trama in cui tutti conoscono già la verità. L’accusa è sufficiente a garantire quasi inevitabilmente il risultato in modo agghiacciante e senza molta speranza.
Voto 7,5
Vito Casale