Edoardo Gabbriellini e’ stato scoperto da Paolo Virzi’ che lo ha reso protagonista del riuscito “Ovosodo”. Ora il giovane attore ha deciso di sperimentarsi dietro la macchina da presa e interpreta e dirige il suo primo lungometraggio. Alla base del debutto non sembra pero’ esserci qualche cosa da raccontare, comunicare o, semplicemente, condividere. E la sperimentazione da sola non basta. Lo spettatore si trova infatti immerso nei piu’ triti luoghi comuni, sia narrativi che a livello visivo. Gabbriellini sceglie un taglio quasi surreale, con una ex-colonia fascista sul litorale di Livorno in cui alberga un campionario di mesta umanita’. Il protagonista e’ un idraulico che sogna l’America (tanto per cambiare) e incrocia il suo destino con i personaggi che vivono nello stabile. Non ci vengono risparmiati i vecchi che non li vuole piu’ nessuno, i cinici proprietari, gli intrallazzi edilizi, le borghesi procaci e tentatrici, i giovani disadattati, la famiglia qualunquista. Si riscontrano eco felliniane nel grottesco che piu’ volte fa capolino, ma l’insieme risulta soltanto sconclusionato e i siparietti che compongono la narrazione mancano di un’amalgama in grado di infondere personalita’ e stile al progetto. La sceneggiatura alterna banalita’ a qualche ricerca di approfondimento mentre l’assenza di ritmo rende il tutto particolarmente faticoso. Gabbriellini, come interprete, gronda espressivita’ ma pare sforzarsi di mantenere sempre la stessa faccia per tutto il film. Selen, in arte Luce Caponegro, oltre a un generoso decollete’ e a disastrosi dialoghi, fa rimpiangere le esibizioni hard degli esordi. Gli altri sono quasi tutti non professionisti, e si vede. Nel torpore generale si distinguono solo alcune immagini, in grado di trasmettere una certa atmosfera di disagio ma incapaci di incollarsi tra loro (qualche esterno e la ricercata geometria di alcuni interni), la co-protagonista Carolina Felline, che nonostante dialoghi il piu’ delle volte innaturali dimostra verve, spigliatezza e confidenza con l’obiettivo, la spontanea “prima volta” nei bagni del pub, e il titolo. Che, pero’, poco c’azzecca. Resta tuttora un mistero la scelta di includere il film nella prestigiosa sezione “La settimana della critica” all’ultimo festival di Cannes. Ma, si sa, i motivi che portano un film alsuccesso o a importanti vetrine non sempre hanno a che fare con il cinema.
Luca Baroncini