Scheda film
Regia: Felix Van Groeningen

Soggetto: basato sui libri di David Sheff e Nic Sheff
Sceneggiatura: Luke Davies e Felix Van Groeningen
Fotografia: Ruben Impens
Montaggio: Nico Leunen
Scenografie: Ethan Tobman
Costumi: Emma Potter
Musiche (supervisione): Gabe Hilfer
Suono: Lisa Pinero
USA, 2018 – Drammatico – Durata:
Cast: Steve Carell, Maura Tierney, Jack Dylan Grazer, Oakley Bull, Christian Convery, Timothée Chalamet, Amy Aquino
Uscita: 13 giugno 2019
Distribuzione: 01 Distribution

Figlio mio, infinitamente raro…

La storia vera di ua tossicodipendente, apparentemente senza alcun motivo, e di suo padre David Sheff, giornalista di “Rolling Stone”, che cerca in tutti i modi di aiutare il figlio insieme alla nuova moglie ed alla ex madre del ragazzo.

Basato sull’omonimo “Beautiful boy” e su “Tweak”, i libri autobiografici di David e Nic Sheff, rispettivamente padre giornalista e figlio tossicodipendente, il film, presentato ala Festa del Cinema di Roma 2018, vede al banco di prova diversi talenti recentemente emersi. Il primo è il regista Felix Van Groeningen, che si rivelò a noi nel 2014 con Alabama Monroe – Una storia d’amore, parabola parossistica sul dolore densa di emozioni, e che si confronta qua con la sua prima opera americana. Il secondo è Timothée Chalamet che, dopo Chiamami col tuo nome di Guadagnino (e anche un piccolo ruolo nell’osannato Lady Bird di Greta Gerwig), ha i riflettori puntati addosso per capire se sia una autentica rivelazione o soltanto un fuoco di paglia destinato ad estinguersi. Il terzo è Amazon Studios, che cerca di emergere in un territorio mediatico depredato da Netflix. Il quarto potrebbe essere infine Steve Carell, attore altalenante non nel talento, quello intoccabile, ma nel gradimento da parte del pubblico, che qui sfida tutto e tutti con un ruolo drammatico, non nuovo per lui, ma di certo insolito.

La pellicola propone tematiche non inusitate per Hollywood, come anche per l’universo cinematografico in genere, ossia il confronto tra genitori e figli e, soprattutto, tra genitori affermati e figli  drogati. Viene alla mente il recente Ben is back di Peter Hedges con Julia Roberts, l’episodio di Traffic di Soderbergh con protagonista Michael Douglas, e, scavando ancor di più nella memoria e in territorio nostrano, Figlio mio, infinitamente caro… di Valentino Orsini con Ben Gazzara padre e Sergio Rubini figlio.

Ed il problema di Beautiful boy risiede infatti proprio in questo, cioè nell’affrontare un tema sul quale è stato già detto più che abbastanza, pur cogliendolo nelle sue sfumature e sfaccettature più personali, affondando a piene mani nelle emozioni, ma senza aggiungere niente di nuovo.  Più appetibile risulta essere la sottotematica (benché scontata quanto quella portante), ossia che il problema principale non risiede naturalmente nei figli ma nasce riflesso dall’insicurezza di genitori che hanno imparato troppo tardi ad essere tali.

Il film tutto sommato è anche interessante, ma resta in gran parte irrisolto per colpa di una certa freddezza del punto di vista registico, che non scende troppo in profondità malgrado la lunga durata e impedisce di parteggiare per una qualsiasi delle controparti, finendo anzi per farci tifare per quella “sbagliata”.

Alla fine, al banco di prova, la fumata è nera un po’ per tutti. Felix Van Groeningen si conferma regista da tenere d’occhio, ma lontano anni luce dal film rivelazione; Chalamet si dà da fare in un ruolo impegnativo, ma tutto sommato facile, pur non brillando particolarmente;  Amazon Studios mostra la stessa sindrome sofferta da Netflix, ossia che i soldi non sempre bastano se le idee non sono all’altezza; mentre Carell affronta un personaggio non particolarmente simpatico, ma risulta (il) vincitore ai punti.

Voto: 6 e ½

Paolo Dallimonti