Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Davide Manuli
Fotografia: Tarek Ben Abdallah
Montaggio: Rosella Mocci
Scenografie: Mario Courrier
Costumi: Valentina Stefani
Musiche: Roberto “Freak” Antoni, Alessandra Mostacci, Stefano Ianne, Marco Saveriano, Massimiliano Cigala
Suono: Marco Fiumara
Italia, 2008 – Grottesco – Durata: 80‘ – B/N
Cast: Luciano Curreli, Jerome Duranteau, Fabrizio Gifuni, Roberto “Freak” Antoni, Paolo Rossi, Simone Maludrottu, Simona Caramelli
Uscita: 2009/17 maggio 2013
Distribuzione: Distribuzione Indipendente

Sale: 5

 Pugni di sabbia

Dopo lunga ed estenuante attesa, Vladimiro ed Estragone (qui ribattezzati Freak e Jajà) sono stati premiati: il loro Godot pare sia finalmente arrivato. Ma, tra svariati e surreali incontri con strani personaggi ed in mezzo a curiose speculazioni filosofiche, la loro ri-unione pare destinata a procrastinarsi oltremodo ed i due finiranno per si ritrovarsi in una situazione pressoché simile a quella da cui erano partiti.
A Davide Manuli è bastato togliere una “c” ed una “t” per sentirsi libero di omaggiare l’autore di “Aspettando Godot”, realizzando una versione filmata della celebre opera a metà tra l’adattamento cinematografico ed il sequel.
In un grottesco che si nutre delle citazioni più disparate (“L’isola che non c’è” de “Le avventure di Peter Pan”; lo “AB…Normal” di Frankenstein jr.; il pugilato nella figura del campione Simone Maludrottu, i cui pugni nel vuoto aprono il film facendo da sfondo ai titoli di testa; la musica tecno-trance che soverchia sovente le immagini; le deliranti declamazioni di Roberto “Freak” Antoni; finanche il “6-1-0” di Lillo & Greg), il risultato è un’opera criptica ed ambiziosa, non tanto nella realizzazione – a relativo basso costo – quanto nelle aspirazioni. L’enorme pretenziosità del film di Manuli è però smorzata da una fascinazione visiva che deve moltissimo alla fotografia in bianco e nero di Tarek Ben Abdallah, collaboratore fisso del regista, e che riesce ad ammaliare lo spettatore senza annoiarlo troppo, né farlo disperdere tra le sconnesse immagini girate in una Sardegna desertica e pressoché disabitata, che potremmo definire addirittura lunare.
Con diverse cesure poste ad intervallare frequenti reiterazioni e con un andamento ed una conclusione quasi circolari, Beket spiccò e continua a spiccare nel piatto panorama italiano di commedie più o meno riuscite, avvicinandosi, più che ad un’operazione filmica tout-court, ad un riuscito esperimento di video-arte, di fronte al quale il primo esempio che viene in mente è Quijote di Mimmo Paladino, già portato in sala sempre da Distribuzione Indipendente.
Lode quindi a questa piccola grande etichetta che, come già fatto con altro lavori tra i quali Dorme di Puglielli e Amore liquido di Marco Luca Cattaneo, riporta Beket in un numero di sale pur sempre esiguo, ma sicuramente più dignitoso, consacrando nello stesso ritorno in circolazione, cinque anni dopo, l’eterna ripetizione e le infinite attese dell’opera di Beckett.
“Tutto vecchio. Nient’altro mai. Sempre tentato. Sempre fallito. Non importa. Tentare di nuovo. Fallire di nuovo. Fallire meglio.” (Samuel Beckett).
RARO perché… è un curioso esperimento cinematografico più simile alla video-arte. 

Voto: 6

Paolo Dallimonti

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