Scheda film
Regia: Luis Bunuel
Soggetto: dal romanzo di Joseph Kessel
Sceneggiatura: Luis Bunuel, Jean-Claude Carrière
Fotografia: Sacha Vierny
Montaggio: Louisette Hautecoeur
Scenografie: Robert Clavel
Costumi: Hélène Nourry
Francia/Italia, 1967 – Drammatico – Durata: 101′
Cast: Catherine Deneuve, Jean Sorel, Michel Piccoli, Geneviève Page, Pierre Clémenti, Françoise Fabian, Macha Méril, Georges Marchal
Uscita: 1967
Savine è una giovane moglie…
Savine è una giovane moglie di giovane medico rampante, frigidissima.
Il massimo della libidine per lei consiste nel sognarsi, in un misto di desiderio e senso di colpa, legata ad un albero e stuprata da due vetturini. A questo punto, resasi conto che non ci sta molto dentro, capisce di dover trovare il modo di espandere la sua sessualità repressa di moglie borghese e trova le sue risposte in una casa d’appuntamenti d’alto bordo: va a fare la mignotta. Angelo del focolare e puttana nel letto, il massimo per un marito.
E scopre che le piace pure, l’aspetto elegante e il fascino borghese la rendono subito la mignotta più popolare della casa, lei è pure brava e riesce finalmente ad esprimere tutte le potenzialità che, per un motivo o per l’altro, fino a quelo momento erano rimaste tali. L’esercizio fisico-spirituale la rende decisamente più interessante anche nella vita matrimoniale e tutto procede benissimo fino a quando nel bordello non arriva il marito di una sua amica che, dopo una buona serie di rifiuti da parte di Savine , per ottenere vendetta, rifiuta ogni contatto con Bella di giorno. A questo punto entra in scena un giovane balordo di cui Bella di giorno si innamora, ricambiata. Ma è un amore che può funzionare solo tra le mura di una casa di appuntamenti, Savine infatti non ne vuole sapere di lui ed il giorno in cui il delinquente si presenterà a casa sua sarà il giorno della tragedia.
Film del 1967 di Luis Bunuel, rifiutato a Cannes per “insufficienza artistica”, premiato poi a Venezia.
Il film inizia con un sogno, Savine che viene legata dal marito in un bosco, frustata e stuprata dai due vetturini, per poi continuare in un continuo alternarsi di sogni e realtà, sogni che diventano sempre più reali e realtà che assomiglia sempre di più ad un sogno, confusione che raggiunge il suo climax nella scena della bara, costruita come uno dei sogni di Savine, con il viaggio in calesse fino alla casa di un misterioso signore, sequenza con cui Bunuel esprime il suo desiderio di non voler distinguere, spiegare, cercare punti di riferimento nel dualismo sogno- realtà della vita della protagonista, fino al finale in cui il sogno di Savine prende il sopravvento e diventa l’unica realtà accettabile.
Il continuo intreccio tra il piano onirico e quello reale, in cui la natura gioca un ruolo essenziale con il bosco, i pascoli, gli animali contrapposti alla realtà della sua casa, dell’ospedale, non vuole privare lo spettatore di punti di riferimento allo spettatore, ma semplicemente ad un certo momento a Bunuel non interessa più distinguere tra il sogno e la realtà, per il banale motivo che Savine persegue una realtà che preesiste nella sua fantasia o comunque vive in funzione della sua fantasia, lo spettatore viene così trascinato nella doppiezza di Savine-Bella di Giorno che smette di sognare nel momento in cui riesce ad *esprimersi* pienamente con il suo nuovo lavoro e riprende quando questo le viene a mancare. Una vera e propria proiezione di una sé stessa diversa dalla Savine da salotto.
Diciamo che con un regista come Bunuel le seghe mentali sono all’ordine del giorno, ma le grasse risate che si faceva quando la gente si scervellava per dare un’interpretazione ai suoi film devono imporre un approccio meno cervellotico a questo film: ci resta una Catherine Deneuve che in reggiseno e mutandine, fredda e impassibile, fa un sesso della madonna e riesce ad essere espressiva pure stando come una gatta morta distesa sopra un letto, ci restano momenti bellissimi come il *cerimoniale* nella bara o Savine riempita di fango e letame dal marito e da Piccoli.
Bunuel tocca tutto quello che si può toccare: sadomasochismo, omosessualità, prostituzione necrofilia ma senza mai scadere nel sociologismo, con lo sguardo di chi la sa più lunga di tutti senza farlo pesare.
Capolavoro pruriginoso.
Voto: * * * *
MacGuffin (da IAC)