Scheda film
Regia e Sceneggiatura: Salvatore Mereu
Soggetto: dal racconto omonimo di Sergio Atzeni
Fotografia: Massimo Foletti
Montaggio: Paola Freddi
Scenografie: Pietro Rais e Marianna Sciveres
Costumi: Alessandro Lai
Musiche: Train To Roots, Balentes, Noemi, Cesare Cremonini
Suono: Valentino Giannì
Italia, 2012 – Drammatico – Durata: 100′
Cast: Sara Podda, Maya Mulas, Luciano Curreli, Rosalba Piras, Maria Loi, Davide Todde, Simone Paris, Micaela Ramazzotti
Uscita: 9 maggio 2013
Distribuzione: autodistribuzione
Sale: 3
Le farfalle salveranno il mondo
“Bellas mariposas”. Come belle farfalle. Così le labbra delle giovanissime Cate (Sara Podda) e Luna (Maya Mulas) si uniscono in un casto bacio d’amicizia a conclusione della loro storia. Una storia che, dopo un breve prologo in cui Gigi (Davide Todde) è minacciato da un paio di balordi, inizia con la stessa Cate che, specchiandosi in bagno, si rivolge a noi spettatori, apostrofandoci e spiegandoci come quello, il 3 agosto, sia il giorno dello “ammazzamento di Gigi, l’innamorato suo” per mano di suo fratello Tonio. Come in una sorta di #Viale del tramonto narrato in terza persona, la storia della sveglia ragazzina sarda, che sa solo che da grande vuole fare la cantante, ma soprattutto sa di non voler restare lì, per non finire come sua sorella Mandarina (Silvia Coni), incinta a tredici anni ed oggi costretta a prostituirsi, né come Samantha (Anna Karina Dyatlyk), la nave-scuola del quartiere che non nega i favori della sua bocca a nessun maschio, si dipana in una periferia urbana estrema, quella di Cagliari. Così, nel giorno più lungo della vita di Luna e Cate, conosciamo i numerosi e quasi interminabili fratelli di quest’ultima, fino all’epilogo della giornata, quando la comparsa della misteriosa coga Aleni (Micaela Ramazzotti), una sorta di strega in grado di leggere il futuro delle persone, darà una consistente rimescolata alle carte in tavola…
Il film è tratto dal racconto omonimo, pubblicato postumo, dello scomparso Sergio Atzeni, scrittore innovativo dal punto dei vista del linguaggio, combinando sardo ed italiano ed attuando così una rivalutazione della lingua pari a quella effettuata da Andrea Camilleri in Sicilia, inserendosi perciò in quella “nouvelle vague” di autori conterranei come Mannuzzu ed Angioni.
Per trasporre sul grande schermo il libro di Atzeni e per rispettarlo il più possibile, Salvatore Mereu ha scelto di mantenere la narrazione in prima persona, affidandosi al personaggio di Cate ed ai suoi continui sguardi in macchina, senza tradire, attraverso tali espedienti metacinematografici, né la letteratura né il cinema.
La vicenda dolceamara delle due spudorate ragazzine, che pur vivono in una periferia da “buco del culo del mondo”, assume nella sua freschezza e vivacità comunicativa (e nella semplice bravura delle coppia di interpreti qui al loro esordio) una valenza universale – potrebbero in fondo essere di qualunque parte del pianeta – facendone delle cittadine del mondo, così come era solito definirsi Atzeni: “… sono sardo, sono italiano, sono europeo”. Come dire: parlano sardo, ma parlano a tutti!
Il convincente film dell’autore di Ballo a tre passi, forte della sua coraggiosa forma narrativa, procede a passo sostenuto tra Gadda e Pasolini, con solo minime lungaggini e sbavature (dieci minuti in meno non gli avrebbero nuociuto), ritraendo un’umanità degradata, lasciata in balìa dei suoi più bassi istinti – sessuali e violenti – ma instillandovi mediante le due protagoniste due gocce di rugiada, due piccoli semi per altrettanti futuri arbusti, due minuscoli sogni di speranza.
RARO perché… già, perché?
Voto: 7
Paolo Dallimonti